Bentrovati, utenti di Komixjam e lettori di passaggio, affezionati alle opere dei tre maestri Kishimoto, Oda e Kubo. E’ ormai un bel po’ di tempo che questa rubrica (dal lontano articolo Naruto, One Piece, Bleach: considerazioni su One Piece, che tante polemiche aveva suscitato) non faceva capolino tra le pagine di questo blog, a causa di impegni del sottoscritto. Ma come vi avevo promesso ad inizio anno, ho intenzione di ritornare a scrivere, in maniera puntuale, su questo blog che amo con tutto me stesso, ed eccoci qui, nuovamente, a parlare delle tre opere che vanno per la maggiore!
Ovviamente, per “ricominciare” c’era bisogno di scegliere un argomento adeguato: sulle prime avevo pensato di discutere di qualche fatto “linguistico” (che so che vi piace tanto!) o, in extremis, di fare qualche considerazione sulle storie attualmente in corso. Tuttavia, rileggendo il primo di questi articoli (Naruto, One Piece, Bleach: la genialità degli autori) ho pensato che una degna “celebrazione” del riavvio di questa rubrica dovesse essere incentrata su un argomento relativo all’ideazione, scrittura, impostazione della storia di queste tre opere: il difficile era trovare un buon argomento in questo vasto mare! Avrei potuto parlare del disegno, delle scelte stilistiche, del perché questi tre autori abbiano pensato proprio di trattare gli argomenti Ninja-pirati-shinigami (credo che se sapessi una cosa del genere, automaticamente sarei a conoscenza di tutte e tre le storie nel complesso!): in soccorso mi è venuta la conclusione della prima parte dell’anime di Bleach (puntata 310) da me visionato in questi ultimi mesi e che mi ha fatto riflettere attentamente sulle strane, contorte, intime relazioni che ci sono tra i vari personaggi. Non scenderò nel dettaglio, analizzandole una ad una (altrimenti qua non finiamo l’articolo neanche con 5565693652856956 parole!) però cercherò di dare un “assaggio” di quanto forti siano tali aspetti nello sviluppo della storia dei tre manga.
Iniziamo con quello che reputo il meno attento a sviscerare le relazioni intercorrenti tra i personaggi: con mio dispiacere, esso è “One Piece”. Il manga di Oda, sotto questo aspetto, è uno “shonen” fatto e finito: non tanto perché le tipologie di relazioni, quando vengono eviscerate, risultino banali (non lo sono mai!) o “stereotipate” (ecco, in questa direzione la cosa risulta già più veritiera!), ma perché il nostro caro Odacchi preferisce (a torto o a ragione) concentrarsi sulla storia e sulla sua evoluzione. Ne risulta, come ovvia conseguenza, che le relazioni intercorrenti tra i vari protagonisti/antagonisti/comparse sono stereotipate in alcuni casi, per permettere di poter incanalare la discussione in una certa direzione, oppure inserite per rendere la storia più “avvincente” e godibile. Facciamo due esempi che, a mio parere, rappresentano, appieno, le due tipologie: la relazione Nico Robin-CP9 e l’amore incommensurabile che Hancock prova per Rufy. Nel primo caso, Oda aveva intenzione di fornirci alcune fondamentali notizie relative ai 100 anni di buio, alle armi ancestrali, allo stesso potere della Marina e suggerirci che dietro questa facciata di Buoni=Marina VS Cattivi=Pirati si celasse qualcosa di molto più profondo: il modo migliore era quello di identificare un personaggio già di per sé ambiguo con il fulcro attorno al quale far ruotare una girandola di eventi che avrebbero scatenato una serie di “rivelazioni” una dopo l’altra.
E in questo, la costruzione di Nico Robin e del suo modo di relazionarsi al resto del mondo (attenzione, non la caratterizzazione del personaggio, che è un’altra cosa!) risulta abbastanza uno stereotipo. D’altra parte, invece, l’introduzione della “folle storia d’amore” per il protagonista, in un manga dove il protagonista stesso, ancor più di un certo Son Goku, pensa solo a menare pugni e mangiare, risulta sicuramente un “cliché” ma permette, alla storia, di avvalersi di un nuovo “punto di forza” che possa attirare nuovi lettori (o seguaci, se mi passate il termine) dando per la prima volta l’idea che, oltre a tutto quello di cui si è sempre discusso possa esserci (forse) anche dell’altro. Ribadisco un concetto: con questo non voglio dire che Oda sia incapace di gestire i personaggi o le loro correlazioni; quello che affermo è che sicuramente, in questo manga, non sono i rapporti tra i personaggi (o almeno non totalmente) a scandire l’incedere degli avvenimenti: del resto, se ci pensate un attimo, sin dall’inizio lo scopo ultimo del protagonista è divenire Re dei Pirati, e questo a prescindere dalla ciurma, dagli eventi che lo vedono protagonista, dalle amicizie/alleanze che si creano o dalla morte di parenti vari (la morte di Ace, alla fine, è solo uno stimolo a procedere e poco vale a modificare il corso della storia).
Al secondo posto nella classifica si piazza, certamente, Naruto: in questo manga sono proprio le forti relazioni che il protagonista ha con i vari compagni/colleghi/alleati/nemici a dettare lo scorrere delle vicende e a farci vedere una evoluzione della storia e del personaggio. Tuttavia, anche qui Kishimoto si trattiene e, a volte, stereotipa alcune situazioni: mentre buona parte dei sentimenti che legano Naruto agli altri personaggi risultano ben definiti e, in alcuni casi, anche abbastanza originali, buona parte dei legami che tengono insieme le vicende comuni degli altri personaggi risultano più “deboli” e “tipici” da manga shonen. Prendiamo ad esempio la relazione Naruto-Sakura-Sasuke: essa sarebbe anche “innovativa”, sotto certi punti di vista, legata al parallelismo di alcune vicende che vedono protagonisti i due “uomini” della situazione nella loro infanzia, se non ci fosse il “terzo incomodo” Sakura. La sua presenza pone questo intricato triangolo su un duplice rapporto legato ad un conflitto di collaborazione/responsabilità da una parte contrapposto a quello di amicizia/amore dall’altra: anche con questi cliché, tuttavia, a differenza del manga di Oda dove una simile cose neanche potrebbe essere presa in considerazione, il trigono tra i tre “protantagonisti” risulta un motore fondamentale per una serie di vicende che hanno addirittura portato allo scoppio di una guerra (certo non direttamente, ma lo squilibrio del baricentro tra questi tre personaggi a dato vita ad una serie di conseguenze che hanno portato, inevitabilmente, alla nascita di schieramenti ed alleanze che prima neanche si sarebbero potute immaginare).
In questo senso Naruto, nonostante alcuni fatti “fondamentali” per il prosieguo della storia dipendano da “realtà storiche e culturali” già presenti nell’opera stessa (e che spingono gli eventi al pari di ciò che accade in One Piece), è molto più fortemente legato al fatto che determinate relazioni di amicizia/amore/odio possano mutare, da un momento all’altro, l’evolversi della storia: e in questo, la cosa ha anche più senso, dal momento che le scelte dei vari Ninja possono, al pari del doppio gioco degli agenti segreti in un’opera di spionaggio, segnare l’ascesa al potere o la caduta di un personaggio.
Infine veniamo al manga di Kubo: questo è, sicuramente, quello in cui il complesso di relazioni intercorrenti tra i personaggi determina, a priori, lo svolgersi della storia. A conferma di questo fatto sta, ad esempio, proprio la saga appena conclusa: per qualche motivo Ginjou aveva ricevuto un qualche potere dalla Soul Society (relazione fulbringer-shinigami) che in qualche modo aveva perso o, meglio, era mutato, costringendolo a stringere un qualche altro tipo di rapporto con gli altri fullbringer (relazione fulbringer-fullbringer) fino ad arrivare a stringere una forma di accordo con Ichigo (relazione fullbringer-Ichigo) il quale si ritrova, suo malgrado (ma ormai lo sapevamo) ad essere nuovamente una sorta di pedina nelle mani della Soul Society stessa (relazione Ichigo-shinigami) e che, a questo punto, pare volersi definitivamente fidare dello Shinigami delegato di Karakura. Se non vi basta questo complesso di relazioni, pensate a questo fatto: in One Piece, nella maggior parte dei casi, gli scontri avvengono solo perché, in qualche modo, qualcuno pesta un callo a qualcun altro, in un’ottica tipicamente shonen, e solo in alcuni casi ci sono “conflitti” dettati da situazioni più profonde (e che, ora come ora, mi fanno pensare di potersi ricondurre tutte alle conseguenze dei 100 anni di buio).
In Naruto, al di là del desiderio di vendetta o di “liberazione” dovuto a sottili contrasti o legami tra i personaggi, buona parte degli scontri (guerra compresa) dipendono (come nella realtà) da relazioni di carattere politico/economico e di mantenimento di equilibri. In Bleach, invece, lo stesso scontro a Karakura dipende da una girandola di motivazioni: certo, quella principale è la sconfitta di Aizen, ma molti degli shinigami si muovo anche per “desideri” personali (la vendetta di Toushiro, la voglia di eccellere di Soi-Fon, il desiderio di combattere di Ikkaku, l’ostinazione per la perdita di una persona fidata di Komamura, Hisagi, Matsumoto, Kira ecc.) e sono questi, alla fine, a dettare l’evolversi dello scontro, molto più che i poteri dei vari personaggi. Un’ultima osservazione riguarda i rapporti “amorosi”: in One Piece, tolta questo forte ascendente che ha Rufy sulle donne (Hancock prima, Shiraoshi ora), nessun altro personaggio femminile, Nami e Robin in primis, mostrano alcuna forma di “passione” verso altri membri del gruppo o altri personaggi; allo stesso modo, in Naruto le relazioni in questo senso sono per la maggior parte suggerite (vedi Shikamaru/Temari o quella, anche se più evidente, Asuma/Kurenai), per gran parte “stereotipate” (la rivalità in amore Sakura/Ino) e solo in un caso (che a mio parere risulta memorabile) rivelate esplicitamente (io quel “Ti Amo” che Hinata urla a Naruto me lo ricordo come una delle cose più “reali” mai lette in un manga!). In Bleach, invece, anche se nessuno ha mai detto a qualcun altro quanto lo ami, le cose risultano molto più evidenti ed ingarbugliate: tralasciando lo strano quadrato amoroso Ichigo-Inoue-Rukia-Renji, che è la cosa più evidente di tutte, si potrebbero spendere molte parole sull’amore “lesbico”, neanche tanto velato, che Soi-Fon mostra verso Yoruichi, o, se volete, le stesse strane relazioni di amicizia che quest’ultima manifesta sia nei confronti di Urahara che di Byakuya Kuchiki (come dite? sto velatamente dando della “ragazza facile” a Yoruichi-san? Non mi permetterei mai, anzi… ce ne fossero donne come lei nel mondo!).
Bene, a questo punto mi fermo qui: il mio discorso in questa sede voleva essere solo un “assaggio” e sono certo che porterà ad una accesa e lunga discussione che potremo continuare, molto volentieri, in dettaglio in un prossimo futuro. Credo che per il primo appuntamento del nuovo anno e per il ritorno in auge di questa rubrica, circa 1700 parole possano bastare, che ne dite? Io vi saluto e vi do appuntamento alla settimana prossima… ma prima di lasciarvi, vi pongo una domanda: di cosa vorreste che parlassi in futuro?