… Ok, diciamo le cose come stanno. Sono incredibilmente stressato, compresso, esausto, annichilito, devastato, lesso, fritto, arrosto, demolito, esfoliato…! I miei globuli rossi sono ubriachi di caffeina assunta per riuscire a preparare in tempi ragionevoli due esami che si preannunciano devastanti… Eppure… Eppure… Eppure niente mi impedisce di portarvi, questa settimana, un angolo del Blurry fiammeggiante come non mai!
Bene bene… Questa settimana ho veramente un sacco di cose di cui parlarvi, probabilmente accumulate in un mesetto di aggiornamenti, news ed esperienze interessanti. Esaurito lo stordimento post-Lucca, ho potuto finalmente dare un’occhiata alla MTV Anime Night. Comprensibilmente, l’attesa era a dir poco febbrile considerata l’entità del piatto forte della programmazione: niente meno che Death Note. E proprio da qui inizieremo. Il mio giudizio personale è che l’adattamento meriti una sufficienza piena. Non di più. La traduzione è abbastanza buona, la scelta di non stravolgere troppo i dialoghi è stata molto apprezzabile – questo l’ho anche verificato manga giapponese alla mano – ma ritengo che, come al solito, la scelta dei doppiatori non sia stata delle più felici. Flavio Aquilone nei panni di Light dimostra ottime doti interpretative ma a mio personalissimo parere è fin troppo “teatrale”, tradendo un po’ una certa freddezza di fondo insita nell’originale di Mamoru Miyano. Forse un po’ meno d’enfasi avrebbe fatto la differenza.
Non ho amato particolarmente la performance di Stefano Crescentini come L, ma dovrò aspettare di sentirlo parlare più a lungo senza effetti.
Una nota positiva, sempre a mio parere, l’ho riscontrata nell’interpretazione di Ryuk ad opera di Alessandro Rossi, piuttosto convincente.
Death Note, dunque, pur non avendomi convinto in pieno beneficia comunque di uno sforzo adattativo decisamente sopra la media. La vera sorpresa, per me, è stato però Nabari no Ou, trasposizione televisiva in 26 episodi dell’omonimo manga di Yuuki Kamatani, serializzato sul non molto noto – almeno dalle nostre parti – Monthly Gangan Fantasty, e ancora in corso di pubblicazione. La storia in sé non è niente di eclatante, ma in qualche modo questo manga che tratta di Shinobi, tecniche proibite e personaggi depressive-emo ai giorni nostri mi ha abbastanza colpito. Ho letto moltissimi giudizi negativi al riguardo, ma onestamente non riesco a dirne male: chiaramente non sarà il manga/anime che vi cambierà la vita, ma si lascia guardare molto piacevolmente. Grazie a un fanservice yaoi spesso pesantemente calcato, sono sicuro che riscuoterà un certo successo a breve. Restando in tema di adattamento, ho subito voluto confrontare la versione italiana con l’anime giapponese e con il manga giapponese – che però presenta alcune differenze sostanziali rispetto alla trasposizione anime. Devo dire che è stato fatto un lavoro davvero non da poco: in particolare la voce di Miharu, il protagonista è quanto di più simile all’originale mi sia capitato di sentire da un po’ di tempo a questa parte, e questo fa sempre piacere. Ovviamente questa è la mia opinione, sia chiaro.
Finita a carrellata sull’MTV Anime Night, è impossibile non parlare di Naruto. E qui la domanda sorge spontanea: Kakashi ci sta veramente lasciando? E’ davvero possibile che il personaggio N° 1 nella nuova classifica di gradimento dei lettori sparisca definitivamente dalla scena? Ancora non lo sappiamo, e la pausa che Kishimoto si è preso dalla pubblicazione non ci aiuta da questo punto di vista. Molte se ne sono dette: c’è chi ha pensato ad un intervento di Sasuke – che a me pare alquanto improbabile; c’è chi invece ha pronosticato un intervento in extremis di Gai… E qui credo di poter alzare la mano anch’io. In effetti non vi pare strano che Gai, l’amicone di Kakashi, non si sia ancora fatto vedere con il suo “Youth Full Poweeeerrrr!”…? A mio parere possiamo ragionevolmente sperare in un suo intervento. Piucchealtro, l’elemento che più mi ha lasciato perplesso è la relativa inutilità della morte di Kakashi in un simile frangente: voglio dire… E’ arrivato sulla scena del combattimento e in quattro balletti si è trovato immobilizzato da uno scorpione robotico in balia del sadismo di Pain… non vi pare un po’ strano? Ho sempre pensato che la morte di Kakashi sarebbe avvenuta in un momento più solenne, magari contro un avversario legato in qualche modo al suo passato, come potrebbe essere Sasuke. E’ davvero possibile che adesso Kishimoto lo faccia morire in una circostanza così assurda e repentina…? Peraltro dopo aver fatto morire il padre di Chouji, in un modo che francamente mi è sembrato quantomeno frettoloso, per non dire “tirato via”…! Qualcosa non quadra, decisamente. Ora, forse molti di voi non sanno che Kishimoto quest’estate ha cambiato editore: ovvero, la Shueisha gli ha affibbiato un nuovo editore che chiaramente gli avrà proposto una linea diversa da quella che stava precedentemente seguendo col vecchio editore, sempre tenendo conto, però, che un mangaka decisamente “potente” come Kishimoto ha comunque un certo grado di libertà nella decisioni che prende riguardo alla trama. La morte di Kakashi, però, sembra veramente una decisione assurda, considerato che è in cima alle preferenze dei lettori e che quindi la sua uscita di scena potrebbe avere come risultato un calo delle vendite o la delusione di gran parte dei fan. Che ne dite? Personalmente sono e rimango piuttosto perplesso.
Parlando di Bakuman, invece, vorrei rilanciare le considerazioni emerse dai commenti all’ultimo capitolo. Quindi vi chiedo: vi sta piacendo? Lo trovate inadatto a figurare su un settimanale come lo Shounen Jump? Lo trovate piatto, privo di azione, prevedibile? Lo trovate eccessivamente leggero per gli obbiettivi che si pone? Parliamone, sono curioso di analizzare le vostre impressioni per capire come un manga del genere verrebbe recepito in Italia.
Infine, parliamo ancora una volta di traduzioni: i miei carissimi amici possono stare tranquilli, non ho intenzione di criticare nessuno. Come sapete, sono molto interessato a quella che potremmo definire come “teoria della traduzione”, mi piace riflettere su quello che facciamo al fine di pervenire a conclusioni che possano in qualche modo essere utili a me e a chi le ritenga tali. La riflessione che vi propongo stavolta a che a fare con i concetti di lingua sorgente e lingua target. La lingua sorgente è la lingua che dobbiamo tradurre, mentre la lingua target è la lingua verso la quale dobbiamo tradurre: nel mio caso, rispettivamente giapponese ed italiano. Ora, quando si parla di traduzioni, molto spesso si affronta il discorso come se la perfetta conoscenza della lingua sorgente sia condizione sufficiente per produrre una buona traduzione. Se questo fosse vero, i traduttori dovrebbero essere ugualmente bravi a parità di livello di inglese, giapponese ecc… Quetso però è palesemente falso. Come mai? Plauto, il commediografo latino, era solito riferirsi alla sua attività di traduzione delle commedie greche utilizzando il verbo arcaico “vortere“. Con questo verbo non voleva indicare eslcusivamente la traduzione pedissequa limitata alla corretta traduzione del testo originale: voleva bensì dare ad intendere che la traduzione è anzitutto un’attività di adattamento. Ovvero, consiste non tanto nel saper tradurre senza fare errori, bensì ne traslare passaggi concettuali e atmosfere da una lingua all’altra, interpretando. Ed è qui che entra in gioco la lingua target: infatti, come possiamo pretendere di rendere in modo credibile e godibile un testo in italiano, interpretandone correttamente sfumature e atmosfere, se non siamo capaci di usare alla perfezione la nostra lingua madre? In altre parole, è vero che la conoscenza della lingua sorgente è importante – senza quella non si va da nessuna parte! – ma è anche vero che una perfetta padronanza delle sfumature dell’italiano, un’ottima proprietà di linguaggio e di lessico, è essenziale per produrre una buona traduzione. E questo vale per tutti, che si traduca dall’inglese, dal giapponese, dal cinese, dal rumeno, dall’ostrogoto, dall’osco umbro posteriore antico [Lapidazione dello staff sul blurry]