Gli Inguardabili – Kakumeiki Valvrave 2

Certe volte ritornano“, non ho dimenticato questo angolo dove i peli sulla lingua sono visti come tabù, dove discuto di animazione inquadrando gli aspetti negativi. Perchè cercare sempre gli aspetti positivi di ogni cosa è faticoso, ridicolo e inutile, ci sono momenti in cui chi scrive (io) sente il bisogno di urlare la sua rabbia ai quattro venti. Non si può essere obiettivi ventiquattro al giorno per sette giorni a settimana, a meno che non si punti alla santificazione: ecco perchè esistono Gli Inguardabili, rifugio dove vengono iperbolicamente amplificati i difetti di alcune serie per… per sfogarsi. A volte divertirsi. Altre volte invece si cerca di mettere su una bella critica costruttiva, ma solo poche volte. E quindi ritorno su Kakumeiki Valvrave, tirando le somme per la seconda stagione, in modo meno metaforico e divertito rispetto alla prima parte, in cui sperimentai un modo creativo di raccontare (paragonando la produzione di un anime alla realizzazione di una frittata). Nei confronti della seconda serie provo solo tanta noia… e cercherò di spiegarvi perchè, ma se non l’avete ancora vista (e avete intenzione di farlo) vi consiglio di indietreggiare perchè ho sciolto la catena allo spoiler che è in me.

Maledizione. La serie, come alcuni sapranno, l’ha scritta Ichirou Okouchi, uno che di noto ha fatto Code Geass, anime nella mia Top10 dei titoli più sopravvalutati del primo decennio di questo millennio (ho detto sopravvalutato, non brutto) e la trilogia di film ispirati a Berserk, quelli che hanno puntato soprattutto su una riproduzione fedele dell’Eclissi. Ha dato la sua collaborazione anche per Guilty Crown e Eureka Seven. Ecco, ritengo Okouchi uno sceneggiatore ampiamente sopravvalutato e Valvrave rappresenta, per quanto mi riguarda, uno dei più grossi errori fatti dallo studio Sunrise, perchè se posso accettare il mecha design, le musiche, le animazioni che sono impeccabili in certi punti.. ecco, quello che proprio non va bene è come i contenuti sono stati presi e buttati, come verdure a un criminale alla gogna, sullo storyboard.

Perchè la prima serie con i suoi tanti elementi, che ricordavano una macedonia fatta di frutta quasi scaduta (oh, proprio non mi riesce di allontanarmi dai paragoni col cibo), con le sue idol, mecha, viaggi nello spazio, lotte diplomatiche che ricordano una versione fantascientifica della Guerra Fredda… con le raccolte fondi su Twitter… ecco, con tutti questi elementi, c’era la speranza che una seconda serie potesse mettere ordine e dare una direzione al tutto. Anche perchè, con tre mesi di pausa tra le due programmazioni, c’era ampiamente modo di lavorare sulla trama prendendo pienamente in considerazione le reazioni del pubblico, quella cosa urlante e mai contenta che deve tirare fuori il portafoglio. Cosa possibilissima poichè la prima parte lasciava la vicenda in qualche modo aperta. Nella seconda stagione, gli elementi inseriti sono validi, sono buoni e bei concetti, ma vengono serviti in tempi e con un ordine che ho trovato indigesto. Mettiamo in chiaro le cose, un bel concetto, una bella idea, una storia che richiama elementi interessanti come basi della narrazione, non giustifica complessivamente un anime e non lo rende un prodotto da meritarsi svariate ore di tempo libero.

L’idea di fondo è semplice: l’eroe, nel salvare il suo mondo, sacrificherà sè stesso perdendo diritto e possibilità di aver un posto nella “pace” che ha costruito. Haruto consumerà ogni briciola della sua umanità per salvare i suoi compagni di scuola e la sua amica d’infanzia, dovrà sopportare anche di perdere i suoi ricordi, e quindi se stesso… ah già, perchè i Valvrave si nutrono di ricordi, soprattutto quelli di chi li pilota. Questi sventurati consumano se stessi per tenere funzionali i mecha, e Haruto, pilota del modello principale che sembra rifornire di energia anche gli altri, paga la tassa in sinapsi più salata di tutti. Quindi, mentre si costruisce una rivoluzione epocale a botte di Twitter e speciali televisivi, in cui alla fine i Magus cattivi (razza aliena parassita che manipola il genere umano) vedono la loro esistenza rivelata all’universo intero, il protagonista viene prosciugato battaglia dopo battaglia, e come spettatori si diventa presto consci del triste finale che attende questo sventurato personaggio. Come se non bastasse, siccome piove sempre sul bagnato, quando i suoi amici del cuore di scuola scoprono che in realtà i Valvrave sono pilotati da “mostri“, Haruto deve vedere tutto il suo operato svalutato, distrutto di fronte alla volgare e naturale tendenza dell’essere umano di disprezzare la diversità. E funziona tutto, va tutto bene, anche quando Haruto e L-Elf si prendono a pugni sulla Luna, realizzando di essere diventati amici… muoiono persone, che vengono piante in base allo schieramento di cui facevano parte, e i cattivi di Dorrsia, i vecchi compagni di L-Elf vengono descritti come meno cattivi, e più umani, in qualche modo. Tra delusioni amorose, e lutti inevitabili andava tutto bene, il problema sono proprio i tempi. La serie getta talmente tanto fango sull’operato dei protagonisti che all’ultima battaglia, sebbene sia solo la prima di una guerra fratricida che viene raccontata un po’ come l’olocausto in Hokuto no Ken (alla buona, insomma), quando Haruto si spegne per sempre, come spettatore non ho provato niente. Doveva essere il momento in cui, in barba a questa voglia di mostrare una rivoluzione futuristica verosimile, si doveva essere un po’ più idealisti e glorificare il sacrificio del protagonista. Perchè altrimenti il messaggio è troppo confuso e positivizzato a posteriori: è vero che l’operato di Haruto è stato inutile, in quanto tutti i suoi amici finiscono col diventare mostri immortali e/o morire, ma è anche vero che Haruto credeva nel suo obiettivo, meta di indubbio valore in questo universo in cui le cose vanno per forza alla malora. E alla fine, ciò che ha fatto ha indubbiamente avuto peso ai fini della trama. Haruto è il primo eroe, ma la scena 500 anni dopo la sua morte, con il suo busto in bella vista, non mi è bastata. Sarà vero che dopo 500 anni vivi solo nei ricordi dei nostalgici e nei libri di storia, ma si poteva fare di meglio, tenendo quelle poche idee che lo sceneggiatore aveva per momenti più adatti. Ecco, credo che se la rivelazione sulla benzina usata dai Valvrave fosse avvenuta nel terz’ultimo episodio, e non all’inizio della seconda stagione, la drammaticità dell’ultima battaglia sarebbe stata decuplicata. E io non mi sarei annoiato.

Ritengo che non sia valsa la pena di guardare integralmente questa serie. C’è voluta un po’ di buona volontà, non è stato neppure troppo difficile perchè la seconda stagione è stata comunque meno assurda e più intensa della prima, ma alla fine del viaggio non ho voglia di sforzarmi e giustificare il lavoro fatto con Valvrave. Per quanto mi sforzo, per quanto sento che, chiudendo un occhio in alcuni momenti sia tranquillamente possibile affermare che “c’è di peggio“, non riesco a convincermi sia qualcosa da fare. Potevano fare molto di meglio con gli elementi che avevano, materiale trito e ritrito, poco originale e abusato negli anni… ma per carità, sono anni che guardo anime e ci sono di tanto in tanto quei titoli (spesso ignoti ai più) che con solo elementi banali riescono comunque a costruire una sequenza di episodi godibile e/o interessante. Regista e sceneggiatore hanno il vanto maggiore in quest’ambito, come pure le maggiori colpe quando qualcosa va storto.

Forse dipende dal fatto che non sono un vero e proprio appassionato di anime sui mecha: ho preferenze abbastanza particolari, e forse potrei essere un tantino esigente riguardo questi titoli… ma neppure pretendo che esca un Tengen Toppa Gurren Lagann ogni due anni! Comunque, ho deciso di dare un’altra possibilità ai mecha targati Sunrise, con Buddy Complex, nuovo prodotto firmato Hajime Yatate (lo staff che da anni lavora al metauniverso Gundam). Staremo a vedere.