Gli Inguardabili – Kakumeiki Valvrave

Mi vedo costretto a specificare fin dall’inizio che è stato pressochè impossibile evitare la presenza di così tanti elementi spoiler in questa recensione: se non avete visto questo anime, e volete giudicare con i vostri occhi senza influenze esterne, vi consiglio di non procedere con la lettura.

Credevate me ne fossi dimenticato? Invece no, eccoci qui a trattare una delle serie primaverili tra le più attese, un pò in ritardo: avrei tanto voluto affrontare questo titolo prima, ma sono stato preso da altre cose. Quello che posso dire su Kakumeiki Valvrave (Valvrave il Liberatore) è che se non lo facevano era meglio, e avrebbero risparmiato fondi per produrre qualcos’altro, di genere diverso magari; se proprio dovevano realizzare quest’anime avrebbero dovuto gestire i fondi in modo diverso e spendere di più in sceneggiatura, invece di affidare tutto a tale Ichiro Okuchi che si è limitato a compilare una serie di eventi in base ai suggerimenti dati dalla modalità “mi sento fortunato” di Google. Di questo sceneggiatore poi, molti di voi hanno probabilmente visto l’unica opera che gli sarebbe dovuta essere concessa di scrivere integralmente: Code Geass; ha avuto anche un ruolo minore come assistente di Hiroyuki Yoshino, scrittore che ha ideato Guilty Crown. Sarebbe da fargli capire, in qualche modo, che una buona sceneggiatura non è fatta di tutti gli elementi che si riesce a infilare nella trama, bensì da come vengono amalgamati fra di loro: ritengo personalmente che il processo che ha portato alla nascita di Valvrave sia simile a quello tipicamente usato per fare una frittata… si comincia rompendo qualche uovo.

Il mecha design non è male…

In un futuro lontano il genere umano ha abbandonato la Terra e vive dentro dei Moduli che ricreano perfettamente le stesse condizioni dell’ambiente terrestre: i protagonisti abitano nel Modulo 77 dello stato di Jior, in cui si trova anche l’immensa scuola superiore che frequentano. Il loro stato vive pacificamente di commercio, ma un giorno i cattivi di Dorssia attaccano questa Svizzera spaziale nonostante paghino sempre puntualmente il tributo negoziato per impedire le aggressioni: durante l’attacco il protagonista Haruto assiste alla presunta morte (in realtà sopravviverà) della sua amica d’infanzia con cui vorrebbe diventare più intimo e decide di salire su un mecha apparso per caso mentre una squadra di infiltrati Dorssiani cercava di rubarlo. Gli svizzeri hanno i robottoni! Non riuscirò più a guardare Michelle Hunziker nello stesso modo. Haruto sale sul mecha Valvrave e salva i suoi compagni di scuola massacrando qualche migliaio di militari non propriamente innocenti, al prezzo della sua umanità: per pilotare il mecha diventa infatti un fighissimo vampiro immortale, ma la cosa lo deprime alquanto soprattutto per il rischio che corre di perdere il controllo e attaccare persone a caso. Dopo la prima (delle decine) ritirata dei Dorssiani è il turno degli ambasciatori yankee dello stato Arus, che cercano di appropriarsi del Valvrave e del suo pilota attraverso menzogne e finte promesse di democratizzazione. Il corpo studentesco, stanco di essere sbattuto in malo modo da un pessimo cuoco decide di dichiararsi Stato Scuola Indipendente, visto che la potenza militare del Valvrave è assoluta, e come si scoprirà, nelle profondità del Modulo 77 ci sono altri quattro mecha. Essi cominciano quindi a combattere una vera e propria guerra fatta di controintrighi, di spie Dorssiane che si ribellano, idol depresse che decidono di dover tornare alla ribalta salendo sul primo mecha verde che gli capita a tiro, teppisti che urlano e strepitano di voler vendicare i loro morti e canzoni cantate da tutto il corpo studentesco come messaggio di rassicurazione per i loro genitori, che nel frattempo vivono prigionieri dei Dorssiani. A ogni episodio poi, questi attaccano e vengono sempre malamente cacciati, al punto che non mi sarebbe parso strano vedere scie di fumo a forma di teschio…

Social network, una presenza “ingombrante” in questa serie.

Quando fai una frittata, la prima cosa di cui devi accertarti è che non ci siano gusci nel mezzo, i gusci non piacciono a nessuno. Vi è mai capitato di mangiare una frittata con gusci d’uova? A me si, ed è esattamente la sensazione che ho provato guardando Valvrave: ci sono poi talmente tanti ingredienti che non riesci a distinguere bene i sapori, e assaggiandolo tutto ti capita di incappare in qualche pezzo dalla strana consistenza, per un risultato complessivo decisamente insipido. Perchè la velocità con cui si passa da una scena umoristica, o ridicola, come dal musical messo su da tutta la scuola, alla morte di compagni di classe durante il quotidiano attacco dei Dorssiani, è destabilizzante: si ha l’impressione di non sapere cosa stia succedendo eppure per qualche motivo ci si sente in dovere di pulire il piatto, per non fare brutta figura. Cosa importante è poi assicurarsi che la frittata non si attacchi alla padella, bisogna usarne una anti-aderente, e magari dell’olio.

Il peso delle morti di alcuni studenti è decisamente troppo diverso nella reazione del corpo studentesco.

Quindi, quando è il momento di sviluppare la storia e i personaggi Okuchi pensa bene di lasciar perdere e confidare sul fatto che in tutta la storia dell’animazione mecha non vi sia stato mai un titolo che non avesse perlomeno un’incongruenza nella trama. Dopotutto, gli appassionati di mecha sono di palato buono, gli basta una bella presentazione, poco importa che l’ideazione e la produzione siano stati un disastro, il copia incolla distorto di qualche altro prodotto, oppure il riciclo di sceneggiature cestinate da case produttrici rispettabili (io non perdonerò mai la Sunrise, trall’altro). Quindi Haruto, quando gli viene proposta la possibilità di crescere, e affrontare la sua esistenza e la guerra che stanno vivendo in modo maturo, sceglie di diventare il protagonista buonista capace solo di premere il grilletto contro quelli che gli vengono indicati come bersagli, affidandosi alle decisioni di persone poco raccomandabili. Quando cerca di evitare poi che altri suoi “amici” diventino mostri immortali come lui finisce per fare il gioco del manipolatore Dorssiano rivoluzionario L-elf: avrebbe potuto distruggere le altre unità Valvrave se proprio voleva, invece…

Alle spalle, Haruto in versione vampiro. Caratteristico.

Presto si scopre che questi robottoni si scelgono un pilota, che guarda caso, come lasciano intendere, andrebbe selezionato tra il corpo studentesco secondo determinati criteri di affinità non troppo chiari (Istituto Marduk? NdRegola), ma solo quello di Haruto è veramente maledetto da un sistema operativo moe quando qualcuno lo guarda, yandere quando nessuno è nella cabina di pilotaggio. Perchè cosa siano in realtà i Valvrave non lo sappiamo, di sicuro però sono stati costruiti esattamente per rappresentare i clichè tipici del genere mecha: quando si scaldano troppo si disattivano (è diverso da finire la benzina, possono essere raffreddati o riscaldati precocemente), inoltre, il modello di Haruto ha anche una mossa segreta annienta-flotte-interstellari, che può usare solo raggiungendo la soglia massima di riscaldamento… girare la frittata, sappiatelo, è un’operazione delicata e fondamentale.

Immagine trovata in giro (nella parte superiore Haruto e la idol Saki, in quella inferiore l’amica d’infanzia Shoko).

Poi a un certo punto, in questa macedonia di elementi che stonano l’uno con l’altro, di stereotipi ripetuti senza nessun ritegno o cognizione di causa, di fondi di guerra recuperati tramite Twitter, di scene toccanti seguite da altre macabre, di hikikomori che preferiscono restare nella loro piccola gabbia e morire per il crollo di un palazzo piuttosto che prendere una boccata d’aria, di piani Dorssiani sempre più azzardati e assurdi che colorano scontri troppo ripetitivi (e con scene utilizzate più di una volta, trall’altro), Okuchi invece di girare la frittata la fa appiccicare al soffito. E ora se la mangia lui: quella scena alla fine del decimo episodio non la dimenticherò mai, era la prova del nove, era lo sviluppo che tutti aspettavamo per una presa di coscienza dei personaggi principali. Haruto, in preda ai suoi istinti bestiali, violenta la pilota-idol-vampira Saki. Poteva essere lo sviluppo necessario, il riscatto della serie; potevamo sederci a tavolino e gustarci in due questa frittata fatta di buone intenzioni, invece è stato scelto di sviluppare questo tema come tutti gli altri presenti nella serie: con superficialità. Non puoi aspettarti che gli spettatori ti seguano, devi essere tu narratore a scandire un ritmo e coinvolgere il tuo pubblico. Quando poi il peggio sembra passato, e Haruto e Saki sembrano destinati a non doversi mai chiarire (lei non ritiene lui responsabile, questo è vero, ma ciò non vuol dire che non se ne debba parlare) il protagonista pensa di mettere tutto a posto chiedendo alla idol di sposarlo: in quel momento, alla fine dell’ultimo episodio, ho perso ogni speranza per questo titolo, e per la seconda serie che inizierà tra qualche mese.

Ebbene si, perchè Okuchi e la Sunrise ci hanno invitato un’altra volta a cena, ma stavolta io non ci vado. Dopo dodici episodi di niente… dodici episodi che una scimmia avrebbe potuto sceneggiare meglio, quando arriva finalmente uno scontro degno di questo nome (ovvero, tra due Valvrave) ci mettono un bel taglio, una dissolvenza in nero e rimandano tutto alla seconda parte della serie… in pratica non ho mangiato e mi sono visto servire un digestivo…