Hokuto No Ken 30th, intervista integrale agli autori della sigla italiana

di bila Commenta

Continua la nostra iniziativa: Hokuto no Ken 30th; quest’oggi abbiamo deciso di pubblicare l’intervista integrale agli autori della sigla italiana di Ken Il Guerriero. Prima di lasciarvi alle parole (rilasciate qualche anno fa dagli autori) vorremmo ringraziare Fighi di Hokutonoken.it per averci concesso l’utilizzo della sua intervista e, soprattutto, per averla realizzata. 

Per ogni curiosità a riguardo, vi ricordo che potete andare sul sito: www.hokutonoken.it, dove troverete tanto altro materiale sul mondo di Ken il guerriero.

Le domande sono di Fighi, a rispondere sono Lucio Macchiarella (voce e compositore) (le risposte in corsivo) e Claudio Maioli (cantante della sigla)  (in corsivo e rosso).

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Lucio, alcuni tuoi dati anagrafici?
Sono nato l’8 marzo del 1949 qui a Roma in uno dei quartieri penso più popolari, non famosi popolari nel senso di poveri, borgata: la Garbatella.
Il tuo esordio artistico?
E’ difficile definirlo un esordio… [ride] il primo lavoro pubblicato come paroliere sono stati 3 brani di liscio, sempre per RCA, casa discografica che non esiste più con questo nome; si trattava di brani cantati da Ugo Casadei che non è Raoul Casadei, probabilmente non sono nemmeno parenti. La cosa da sottolineare è che se c’era un genere di musica che odiavo era proprio il liscio. Se alla radio sentivo un brano di musica liscio io cambiavo stazione immediatamente, non lo potevo sopportare, mentre io amo tutti i generi di musica, dall’opera alla classica, sinfonica, leggera, ecc.
Però, dopo 3 anni che scrivevo testi e tutti in RCA mi dicevano che ero molto bravo per poi però prendere il testo di un altro, mi propongono questi 3 brani di liscio, capisco che questa cosa invece sarebbe stata realizzata; quindi vado a casa, mi ubriaco e inizio a scrivere…

Di cosa?
Non me lo ricordo… ma di tutto, penso vino, whisky, ho fatto una mistura.. e quando ho capito che non mi vergognavo più di quello che stavo per scrivere, ho realizzato i 3 testi in un pomeriggio, di getto. Però questa è stata la cosa che mi ha dato fiducia, perché ho visto finalmente il mio nome su un disco e ho detto: allora è possibile.
A livello di sigle TV?
Questo me lo ricordo benissimo, è stato con l’ “Ape Magà”.
Parlaci un po’ della tua carriera:
La prima tappa fondamentale è stata quella di cui parlavo prima. Poi l’ “Ape Magà”, certamente, perché è stato un fatto puramente casuale che scrivessi una sigla per i bambini, e scrivere quella sigla è servito a far capire al mondo RCA, in particolare ad Olimpio Petrossi che assieme ad Anselmo Natalicchio era un po’ il regista del settore sigle TV di RCA, che le sigle le sapevo scrivere e che inoltre ero molto rapido nel farlo. Questo mi ha dato poi la possibilità di scrivere altre sigle.
Altra tappa fondamentale è stata “Candy Candy”, perché ho dimostrato di saper scrivere questo genere di testi, di arrivare alla gente. Poi peraltro il mondo della musica è molto scaramantico, si tenta di ripetere sempre la stessa operazione, e se fai successo con una sigla si pensa che lo farai anche con le successive. Quindi “Candy Candy” mi ha portato molto lavoro nel campo delle sigle.
Ken il guerriero… è stata di sicuro una tappa importante, per 2 motivi: perché ha portato uno dei miei lavori al grosso pubblico, è stato un grande successo come cartone animato  ma anche come sigla. Al tempo stesso è stato importante perché è stato una successo voluto dalla gente, voluto dai ragazzi, dai ragazzini; la RCA ci ha chiesto di fare il brano, Claudio la musica, io le parole, e poi… non fa uscire il disco… non fa uscire il disco nonostante il cartone animato da subito diventi graditissimo al pubblico. Possiedo dei giornali dove la sigla TV è al primo posto come gradimento ma la gente non può acquistare il disco perché RCA non l’ha prodotto…

…perché secondo te non lo fecero?
Perché RCA ha smesso di interessarsi a queste cose, perché non guadagnava più come un tempo. E poi perché RCA stava smobilitando questo settore e si stava ritirando dal mercato. Come primo atto fu quello di non produrre più i 45 giri. Ma io tutto questo all’epoca non lo sapevo, ne sono venuto a conoscenza molti anni dopo…
…secondo me pure Mediaset non è stata poi estranea a queste cose…
…per quello che so io, Mediaset ha occupato solo uno spazio lasciato vuoto da RCA, ma non ha causato il ritiro di RCA dal mercato…
…il fatto è che RCA guadagnava parecchio con questo settore, mi sembra strano un suo ritiro senza che ci fosse qualcosa dietro…
E’ possibile…
Comunque, oltre a Ken, ci sono state altre tappe fondamentali, questa volta però per un pubblico più adulto, che in realtà si sono rivelate tappe fondamentali in negativo: quando in un anno, contemporaneamente, ho avuto tre grossissime occasioni, con artisti diversi, uno di loro era Scialpi, a San Remo. Purtroppo però la canzone che presentò quell’anno non ebbe il successo sperato. Dopo questi tre grossi progetti andati male iniziai un po’ a disamorarmi del mondo della musica, ma non della musica, solo del fatto di scrivere canzoni su commissione.
Poi piano piano ho iniziato a diradare sempre di più la mia attività di paroliere e poi dal 1990 ho iniziato a rifiutare diversi lavori… e quando dici di no ad uno poi l’uscita è sempre molto veloce.
Queste sono le tappe fondamentali, di una carriera che non sarebbe stata ricordata così se non fosse per le sigle TV che inaspettatamente hanno avuto un successo che al tempo non immaginavamo.
Queste sigle hanno continuato poi ad essere amate dai bambini, che poi diventavano ragazzi,  adulti e genitori, ancora desso è un fenomeno importante nel mondo dello spettacolo, della televisione, di internet. Queste sigle ci hanno permesso di ritagliarci uno spazio nella storia della musica italiana, nonostante queste sigle, da alcuni fossero ambite, visto che comunque c’era la possibilità di guadagnare dei soldi, da altri invece considerate musiche di serie B, C perché legate al mondo dei cartoni animati. Beh, credo proprio che il corso della storia abbia smentito clamorosamente queste persone visto che dopo oltre 20 anni stiamo qui a parlarne.

Claudio, alcuni tuoi dati anagrafici?
Sono nato a Cremona, il 13 novembre 1947, scorpione ascendente scorpione, presumo [ride].
Il tuo esordio artistico?
Il mio esordio da professionista risale al 1974 quando registrai con Lucio Battisti come pianista e tastierista l’LP “Anima latina”.  Lucio mi chiamò anche l’anno successivo per un altro 33 giri, si intitolava “Lucio Battisti, la batteria, il contrabbasso, eccetera”,  c’erano brani diventati famosissimi come “Ancora tu”, diffusi in tutto il mondo. In quell’occasione ho avuto la fortuna e il piacere di conoscere Ivan Graziani che era al suo primo disco con Lucio, suonava le chitarre. Siamo diventati amici, ho registrato con lui 5 LP, dal 1975 al 1982.
Per quel che riguarda le sigle TV?
L’anno prima di Ken, nel 1985, avevo scritto la musica di “Pat ragazza del Baseball”, realizzata dalle “Mele Verdi”.
Parlaci un po’ della tua carriera
Ken il Guerriero, l’unico brano che io abbia mai cantato, è anche quello che mi ha reso più popolare, non so come andò che mi chiesero di cantarlo, non ho mai pensato di fare il cantante, Ken resta un episodio isolato. Ho scritto diverse canzoni (solo la parte musicale), mai incise, mentre ho registrato molta musica per commenti sonori: televisione, un po’ di cinema, un po’ di teatro. Come turnista oltre che con Lucio ho lavorato con Venditti, Lauzi, Bertè, Patti Pravo (“Pensiero stupendo” e un altro brano di cui non ricordo il titolo). Come autore ho avuto il piacere (anche economico) di lavorare in pubblicità per circa due anni realizzando jingle per Renault, Ford e altri marchi prestigiosi. Ho scherzato spesso dicendo che in pubblicità il momento più felice (accompagnato dalla soddisfazione più grande) era quello dell’emissione della fattura [ridono]; in realtà anche dal punto di vista compositivo è stato interessante riuscire a concentrare e esprimere idee in pezzi che duravano 45, 30 e a volte solo 15 o 10 secondi. Avevo iniziato con spot per prodotti e esercizi locali, poi un amico ebbe la sua prima grande opportunità come regista con il film di lancio della “Renault Super 5” e mi chiamò a comporre e realizzare il jingle. Fu quello il mio passaporto per altre produzioni importanti. L’amico regista, oltre che chiedere la mia collaborazione, aveva suggerito al produttore di interpellare Vangelis Papathanassìou, meglio noto come Vangelis, già tastierista degli Aphrodite Child nonché compositore di musiche da film e vincitore di 3 Oscar. Per una settimana ebbi così un illustrissimo concorrente inconsapevole. Fortuna volle che i miei provini insieme con la cifra piuttosto elevata chiesta da Vangelis convincessero il produttore a scegliere me. Tutto questo succedeva esattamente 2 anni prima del gradito incontro e della fruttuosa collaborazione con Lucio per la sigla di Ken il Guerriero.
Come nasce la sigla di “Ken il Guerriero”? Da chi siete stati contattati, come veniva gestita, in generale, la realizzazione di una sigla come questa?
Per Ken il Guerriero (come già per “Pat, la ragazza del baseball”, credo) mi chiamò Anselmo Natalicchio, scomparso prematuramente, una gran brava persona.
Piccola digressione: prima tu, Lucio, dicevi che gli autori più importanti tendevano a snobbare le sigle dei cartoni, le consideravano un po’ come lavori di serie B, beh, quando mi chiamarono pensai che proprio per quello avevano chiamato me. [Lucio ride]. Mai avrebbero potuito immaginare un tale successo.
Altra digressione, riguarda il mio percorso di autore. Quando approdai alla RCA, nel 1976, avevo partecipato come turnista a diversi dischi importanti. Fui ricevuto da Mario Cantini, capo delle edizioni, persona molto cordiale. Nel corso del colloquio capii che Mario Cantini teneva in maggiore considerazione il mio titolo di studi (sono laureato in ingegneria elettronica e non ho mai esercitato la professione), mentre sembrava ignorare del tutto la mia carriera musicale. Credo che pensasse all’eventualità di assegnarmi un ruolo in RCA in virtù del mio titolo di studi, magari un ruolo tecnico. Io invece, anche se troppo timidamente, tentavo di propormi come autore. Ci misi degli anni, durante i quali feci anche il consulente editoriale. Firmai un contratto nel 1982. Ascoltavo le cassette di chi si proponeva come autore o come interprete, avevo poteri di censore, cioè se il nastro non piaceva a me l’artista non andava avanti, almeno nel settore delle edizioni RCA, mentre se ne riconoscevo il valore non avevo alcun potere di imporlo all’attenzione dei capi. Stavo per lo più in una dependance della RCA nota come Cenacolo, un bel posto in mezzo alla campagna dove si svolgevano incontri di vario tipo, specie con giovani artisti che si proponevano per la prima volta. Io li selezionavo. Come ho detto, avevo la facoltà di fermare o scoraggiare quelli che non consideravo interessanti, ma non potevo imporre quelli in gamba. Un ruolo un po’ frustrante che durò per poco più di un anno. Poi i primi lavori come autore, tra cui alcuni brani della colonna sonora di un film di Dino Risi. Ai tempi di Pat e Ken non frequentavo più assiduamente la RCA. Per Ken mi mostrarono un trailer con scene di vario tipo perché mi facessi un’idea. Adattai per la strofa un motivo destinato un anno prima a una pubblicità e mai utilizzato, poi inventai il ritornello, che doveva essere trascinante: “Ken sei tu/fantastico guerriero…” [canta] e francamente lo fu. Il resto è storia.

Quindi è stato Lucio a dare le parole alla musica di Claudio?
Si, Lucio ha lavorato direttamente sui provini in finto inglese fatti in casa.
Che cosa intendi per provino in “finto inglese”?
Allora era la prassi, non so se si faccia ancora: chi scriveva solo la parte musicale di una canzone ci metteva un testo in inglese maccheronico; nel caso mio si trattava di un’accozzaglia di frasi sintatticamente corrette (l’inglese lo parlo un po’) ma semanticamente demenziali, come dire a esempio “quella telecamera è affascinante perché tu hai solo 30 anni”, due frasi senza senso, come pure è senza senso l’aggettivo “affascinante” detto di una telecamera [Lucio ride].
Nel mio finto inglese c’erano parole in vero inglese e termini completamente inventati, un po’ come in quel pezzo famoso di Celentano dal titolo lunghissimo… [Lucio ride].


Quindi l’ispirazione per la musica di questa canzone non deriva dall’aver visto qualche puntata del cartone animato, la sigla originale giapponese?
No no, non credo, non mi pare proprio di avere mai ascoltato la sigla originale giapponese e esscludo di avere visto qualche puntata, forse non erano neppure arrivate in Italia, se ne stava ancora trattando la distribuzione. Mi fecero vedere qualche scena in giapponese. Secondo me non ci avrebbero scommesso un soldo sulla sigla… tu che ne dici Lucio?
Assolutamente si, credo che la sigla di Ken sia stata realizzata da RCA perché avevano un contratto da rispettare con la ditta importatrice, ma senza vincoli sulla produzione o meno del disco.
Se poi l’interesse reale di stampare poi il disco non ci fosse già dall’inizio questo non ho elementi per dirlo… bisogna tener conto che nel 1986 l’onda lunga del successo dei cartoni animati stava un po’ calando, che non c’erano più le grandi cifre nella vendita dei dischi e che quindi RCA avesse deciso di non fare uscire il disco, non tanto per il caso particolare di Ken il guerriero, tanto per il fenomeno generale delle sigle.
Forse però è plausibile anche l’ipotesi di cui parlava in precedenza Claudio a proposito dell’avvento di Mediaset nel circuito delle sigle che avvenne proprio in quel periodo.
Passando ad altro, come nascevano queste sigle? Innanzitutto la realizzazione veniva gestita da 2 persone di RCA, Olimpio Petrossi e Anselmo Natalicchio, il secondo era la persona che principalmente teneva i contatti con le case di importazione e distribuzione che importavano i cartoni animati da Giappone…

queste erano più di una o c’era una posizione dominante?
…io me ne ricordo… dunque, una era la ITB, una era la PAT, aziende italiane ma che forse appartenevano al un gruppo più vasto.
Poi queste si rivolgevano a RCA che aveva pressoché il monopolio nonostante qualcosa venisse realizzato da Fonit Cetra.
Ritornando ad RCA, a questo punto Olimpio, che curava la parte artistica, contattava gli autori, a volte apriva dei concorsi, per chiunque degli autori RCA che volesse partecipare con la sua proposta, a volte solo per la musica, a volte solo per il testo o magari per entrambi.
Poi Olimpio sceglieva innanzitutto la musica più adatta, parte fondamentale della scelta, poi poteva capitare che l’autore della musica fosse in grado di realizzare anche il testo e la sigla nella sua completezza, con il suo gruppo, e cantarla allo stesso tempo, come successe per Claudio.
Se invece non aveva queste possibilità, non era paroliere e non ne aveva uno di fiducia, era Olimpio che apriva un concorso più stretto questa volta per trovare il testo migliore per la sigla e gli interpreti.
Poi, gli autori avevano la possibilità di visionare 10-15 min del cartone animato, più che altro di un trailer, dove io prendevo appunti alla velocità della luce, su quelle che erano le caratteristiche, i dati fondamentali del personaggio, e poi si scriveva il testo in pochissimo tempo.
Questo perché si trattava di una catena, formata da vari pezzi, per esempio l’operazione di accoppiare la sigla alle immagini del cartone, tanti tempi da tener presente, ecco perché i nostri tempi di lavorazione erano ridotti all’osso, di solito non più di 2 giorni.
La stessa cosa accadeva per chi doveva comporre la musica, come Claudio ti confermerà, si agiva sempre con budget stretti, soprattutto dal punto di vista economico; RCA voleva guadagnare molto spendendo poco, il meno possibile, ad averle gratis sarebbero stati più felici [ride].

Collaboravate attivamente per realizzare la sigla, tra musica e parole oppure lavoravate in maniera indipendente?
Assolutamente indipendente. Non conoscevo ancora Lucio. Gli hanno fatto avere la mia cassetta in finto inglese e Lucio ha scritto il testo.
Anche tu Lucio senza aver visionato prima qualche puntata, solo con una spiegazione sul genere di cartone animato trattato?
Avevo visionato i famosi 10-15 min di trailer. La spiegazione nella migliore delle ipotesi, era un foglio, formato A4, con una foto del personaggio o dei personaggi principali, con 10-15 righe di testo che riassumevano la storia del cartone animato e qualche volta evidenziavano le caratteristiche più importanti del protagonista… sulla base di questo si creava il testo della sigla.

Dopo aver realizzato la sigla, vi è capitato di vedere in TV qualche episodio di “Ken il guerriero”? Se si, come lo giudicate?
[Lucio e Claudio ridono] Ehm… chi si vergogna per primo? Vado avanti io?
Vai vai… [ride]
La verità è questa: intanto parlo per me ma sò che molti altri autori darebbero lo stesso tipo di risposta. Noi di ogni cartone animato vedevamo quei 10 min che ci permettevano di conoscere il mondo che poi dovevamo raccontare. Poi, almeno io, non vedevo più nulla, nemmeno una puntata, mi preoccupavo solo di verificare che il cartone animato fosse effettivamente trasmesso e che la nostra sigla fosse presente, quindi vedevo i primi 2 minuti con la sigla con i nomi degli autori, poi guardavo altri 2-3 minuti e spegnevo, anche perché i cartoni li facevano di pomeriggio e io non guardavo la TV a quell’ora.
E’ capitato solo con “Candy Candy” che aveva avuto un successo straordinario e insperato che mi ha portato a vederne un paio di puntate, ma più che altro per accontentare i nipoti che si meravigliavano del fatto che io non conoscessi bene il cartone animato, per far contenta mia madre del fatto che li guardavamo assieme a casa sua.

Tu Claudio?
No, nemmeno io, anche per ragioni anagrafiche. Non sono più un ragazzino, come si vede, e non lo ero ormai neppure nel 1986 (avevo 39 anni). In generale non guardo molto la TV e se la guardo è di sera, salvo eccezioni.
Non posso dire di essere cresciuto con i cartoni animati, ma da bambino e da ragazzo andavo al cinema ed ero abituato all’alta densità di immagini, all’alto livello di animazione dei film di Disney, poi più avanti apprezzai i cartoni dell’Europa dell’est, dei veri gioielli, con disegni molto diversi ma sempre straordinari. Abituato a movimenti fluidi o a immagini di grande poesia, quando vidi alcune scene tratte da Ken (forse le prime di cartoni giapponesi) mi trovai spiazzato, erano statiche, estremamente povere.

Claudio mi ha ricordato uno dei motivi principali per cui io non vedevo i cartoni animati giapponesi; è perché non mi piacevano da un punto di vista estetico, non mi piaceva il tipo di animazione.
Centra pure il fattore anagrafico, il fatto che di pomeriggio non vedevo la TV, ma centra di sicuro il fatto che tecnicamente non mi piacevano. Io venivo dal mondo di Walt Disney, dove tutto era una sinfonia per gli occhi, la goccia d’acqua che scendeva dalla foglia, e quello che mandava di riflesso questa goccia candendo… per soffermarsi su un particolare… e il protagonista non era né la foglia né la goccia d’acqua casomai il protagonista era Topolino, Bambi, Cenerentola, … ora darò una delusione ai fan dei cartoni animati giapponesi e con essi a quelli di Ken il Guerriero ma per essere sincero, a mio avviso tecnicamente questi valevano la decima parte di quelli Disney. Poi, a livello di quello che raccontavano, il discorso è un altro; anzi ti dirò che dal Giappone è arrivata una varietà di storie e di personaggi che Walt Disney non ci ha mai dato. Se i cartoni giapponesi fossero stati realizzati con la tecnica di Disney, credo avrebbero assunto un valore artistico molto più alto, appunto a 360 gradi, di quello che hanno avuto.
Dal punto di vista tecnico quelli della nostra generazione non potevano appassionarsi ad un cartone che era troppo essenziale come immagini…

…di sicuro erano accattivanti i temi, gli scenari, nel nostro caso una catastrofe post-atomica con l’eroe che combatte sfruttando tecniche e superpoteri.
Quando scrivevate testo e musica di questa canzone, avreste mai immaginato che sarebbe stata cantata da così tante persone (più o meno giovani) e suonata persino in discoteca? Ora cosa significa per voi questo?
Assolutamente no! Volevo dire un aneddoto, topografico, topologico…
…non parlar difficile dai… [ride]
…nel senso che è legato a questa zona della città: il primo dei non pochi autografi che ho rilasciato l’ho firmato a uno dei figli di un caro amico che abita in questo stesso quartiere, a poche centinaia di metri da qui. I due fratelli, circa 10 anni di differenza tra l’uno e l’altro, sono stati entrambi fan di Ken il Guerriero. Il figlio piccolo, che ora ha 20 anni, mi chiese l’autografo quando ne aveva 8 o 9, mi pare, poi uscì dalla stanza. Il padre, il mio amico, avanzò l’ipotesi che mi stesse prendendo in giro, il bimbo sentì da dietro la porta e tornò indietro protestando: lui l’autografo lo voleva sul serio. Il fratello più grande mi fece avere invece la sigla scaricata da Internet, non la sentivo da anni.
Quello che ha detto Claudio vale per lui, per me ma anche per molti altri autori ed interpreti: nessuno poteva pensare che queste sigle avessero una vita tanto lunga.
Quando una sigla arriva a 20, 30 anni, significa che queste cose sono passate alla storia… sarà la storia della canzonetta, dei cartoni animati, di quello che si vuol dire, però resta il fatto che sono passate alla storia, innanzitutto del costume, perché hanno contribuito nel bene e nel male ad educare i ragazzi, a dare qualche valore a chi vedeva questi cartoni animato. Hanno modificato il costume, cambiato alcune abitudini dei ragazzi… quando eravamo ragazzini noi c’era un’ora di TV per i ragazzi, poi più nulla, da quel momento tutto è cambiato e si possono trovare interi pomeriggi di cartoni animati o vederli ad orari diversi.
Ma soprattutto non mi aspettavo di incidere nella vita delle persone: sono venute persone da noi, a ringraziarci per aver scritto quella canzone, perché gli avevamo tenuto compagnia, perché le parole assieme alla musica gli avevano dato forza nei momenti meno felici…

… si, mi fa piacere che ne parli perché anch’io volevo dire una cosa del genere…
…io, per questo sono contento di una cosa: di esser stato attento quando scrivevo a non inserire cose ambigue, perché sapevo che sarebbero state sentite da ragazzini e non c’è nulla di malleabile come la mente e la fantasia del bambino; stavo attento a non lanciare messaggi che potessero nuocere ai bambini. Addirittura poi questa cosa ci è ritornata indietro in positivo con i ringraziamenti della gente.
Si, mi hai tirato fuori le parole di bocca. E ne approfitto per compensare almeno in parte l’eventuale delusione che i fan potrebbero provare sentendo che non siamo particolarmente legati ai cartoni di cui abbiamo scritto le sigle: per la quantità di affetto che le sigle ci hanno procurato, beh… io sento una profonda riconoscenza. Molte persone di età compresa tra i 18 e i 45 anni mi hanno espresso la loro riconoscenza. Su questa base ho fatto nuove amicizie, a volte con giovani e meno giovani che potrebbero essere miei figli. Da alcuni di loro mi sono fatto spiegare il perchè della loro passione: mi hanno detto che certi cartoni, certe sigle come la nostra, certi personaggi diventavano dei veri punti di riferimento, il che suggerisce tra l’altro che i cartoni giapponesi devono avere avuto in qualche modo un ruolo di supplenti della famiglia e della scuola, un fatto non poco inquietante. Per noi questa esperienza è stata anche un’occasione per misurare la nostra umanità, la capacità di evocare affetto e di riceverlo. Grazie a questa sigla io personalmente ho ricevuto tantissimo affetto, non lo avrei mai immaginato…
…assolutamente si, mi va di aggiungere che di tante canzoni, scritte sicuramente anche per trarne un guadagno, ce ne sono state alcune che sono andate bene, altre meno, ma la soddisfazione, il piacere che mi ha dato sapere di essere stato utile, con una mia canzone scritta per un cartone animato, vale minimo con un primo posto in hit parade, e lo dico con piena sincerità.
Una volta mi è capitato un episodio, che non racconto perché è lungo e entrerei nel privato, di una persona, un fan il quale mi ha detto delle cose, che la mia canzone era riuscita a fare per lui; sono uscito da questo incontro dicendo “vedi, adesso so che la mia vita è valsa a qualcosa”.


Il testo della sigla si può suddividere in due parti  ben distinguibili, la prima parte che è poi diventata proprio la sigla TV e la seconda che nel cartone animato veniva sfumata. Quale delle 2 parti era la tua preferita e avresti voluto inserire?
Innanzitutto dovrei sapere quali sono le 2 parti, visto che per me il testo è unico e la canzone è solo una [ride].
[Lucio prende il testo originale in mano e inizia e leggerlo]
Da un’analisi critica del mio testo dovrei cercare di tornare nella mia testa di 21 anni fa [ride]; comunque la prima parte del testo è di sicuro una fotografia di ciò che era rimasto del mondo e dell’umanità dopo l’esplosione nucleare, poi nell’inciso viene un po’ tratteggiato Ken che porterà fuori dal buio l’umanità. La seconda parte è invece incentrata soprattutto su Ken, non sta parlando più di quello che è successo ma sta parlando del futuro, di quello che Ken, grazie alle sue doti riuscirà a fare per l’umanità.
Devo dire che la prima parte mi piace molto, ci sono rimasto affezionato anche perché è quella che passa in televisione ma anche perché ha più fascino, più atmosfera, è più drammatica perché coesistono dramma e speranza, nella prima parte, mentre la seconda parte è più lanciata verso il domani, verso il futuro. Si, preferisco la prima parte.

Come mai si producevano canzoni che duravano spesso molto di più della sigla TV definitiva?
La “forma canzone” più abituale in musica leggera dura circa 3 minuti; le sigle rispettano il modello. E poi la ripetizione dà compiutezza alla canzone sia come struttura musicale sia come contenuti: c’è la possibilità di esprimere in successione il dramma e la speranza, ingredienti fondamentali di una sigla come questa.
Volevo aggiungere che nonostante RCA abbia poi deciso di dismettere questa sezione, ci teneva particolarmente a queste sigle, considerando la cosa a livello economico, tieni conto che solo la RAI pagava i diritti d’autore e non le altre emittenti, quindi il ritorno economico derivava dalla vendita dei dischi. Quindi, allo stesso tempo, RCA doveva essere attentissima al minuto e mezzo di sigla che veniva sovrapposta al cartone animato, minuto e mezzo durante il quale dovevi esprimere il massimo come parole ma anche come musica ma allo stesso tempo la sigla doveva avere una sua completezza anche per tutto quello che in sigla non sarebbe entrato mai.
Quindi era uno schema di composizione diverso dalle classiche musiche che si possono esprimere in 3 minuti; qui c’era una maggiore difficoltà perché alla sigla si doveva esprimere al massimo nel primo minuto e mezzo ma allo stesso tempo per il restante minuto e mezzo non poteva essere troppo banale o addirittura interrompersi.

Oltre a questo testo, ne era stato realizzato anche uno di alternativo?
No, per Ken non c’è stato un concorso come quelli che descrivevo prima; hanno chiamato Claudio per la musica e me per il testo…
…e hanno accettato subito testo e musica…
…infatti ho ritrovato il testo originale senza nessun cenno di correzione; mentre ti assicuro che di tanti altri testi che poi sono usciti c’erano varie versioni. Questo è di sicuro l’unico foglio di carta che riguarda Ken. Quindi il primo testo che ho scritto è diventato quello definitivo, forse anche perché ad RCA non interessava più molto delle sigle TV; fermo restando che non avrebbero mai permesso che uscisse una sigla di bassa qualità, in quanto Olimpio Petrossi e Anselmo Natalicchio erano due professionisti molto severi. Però in una situazione dove ci fosse stata una maggiore continuità al lavoro di RCA nelle sigle di sicuro loro avrebbero preso parte alla cosa in maniera ancora più decisa.
…come ad esempio l’aggiunta di appunti al primo testo scritto…
…comunque il fatto che con la sigla di Ken il Guerriero, sia per i testi che per la musica sia andato tutto liscio forse deriva da fatto che siamo stati pure bravi [ridono]; bisogna ricordare che non eravamo agli esordi, né io, né Claudio e quindi avevamo raggiunto una certa professionalità.
Nel 1986 di sigle ne avevo scritte tantissime, e Ken è stato la mia ultima sigla se escludo le sigle realizzate qualche tempo fa per i Transformer, una cortesia personale a Olimpio Petrossi.

Avevo sentito di un possibile testo in inglese, corrisponde a realtà?
Ah…, io ho sentito che esistono delle versioni straniere, un ragazzo sostiene che la nostra sigla sarebbe stata tradotta, addirittura in più lingue…
Beh… se fosse vero ci dovremmo attivare per i dovuti ritorni economici [ride]…
No no, in realtà non ne sappiamo niente.

Lucio, qual è la tua sigla preferita, tra quelle che hai scritto per i cartoni animati TV?
La risposta è automatica, non è Ken, anche se mi ha dato moltissime soddisfazioni, è motivo di gratitudine verso di voi che avete amato il cartone animato e la sigla; non è nemmeno “Candy Candy”, è “Mimì e le ragazze della pallavolo”. Semplice motivo, perché è l’unica canzone che sono riuscito a pubblicare della quale ho scritto sia la musica che le parole…
… e non l’hai cantata? …
…no no era già un miracolo avere musica e testo… io che già da piccolo volevo fare il cantautore, per la prima volta ho visto una mia canzone, registrata, cantata! bene… con i cori, l’arrangiamento e tutto il resto è stato proprio con “Mimì e le ragazze della pallavolo”, che è pure andata bene e ha venduto parecchio. Poi per ragioni di business è stata cambiata per andare verso altre direzioni.
Quindi il motivo è questo, non perché sia la più bella o quella che mia ha dato più soddisfazioni o riscontri, ma soprattutto perché è la prova che anch’io avrei potuto essere un musicista.

Ce n’è una sulla quale invece avresti voluto mettere le tue parole?
C’è di sicuro, è quella del cartone animato “L’isola del tesoro” tratta dal romanzo di Stevenson. Fu uno dei concorsi più ambiti e difficili, al quale abbia partecipato con RCA, era una sigla molto ambita perché andava in RAI e questa pagava i diritti d’autore. Quindi partecipavano grossi calibri. La sigla per la quale scrissi il testo, con musica e interpretazione dei “Rocking Horse” fu persino registrata, poi, sia RCA che la direzione RAI rimasero indecise fino alla fine tra questa e l’altra scritta da Massimo Cantini (che peraltro ha scritto Mazinga) e poi cantata da Lino Toffolo che era già cabarettista e attore.
Per quella sigla mi impegnai al  massimo, ho comprato il libro, ho fatto tutto il possibile per farla bene, poi è stata incisa, assieme all’altra, uno studio di fronte all’altro, ma poi hanno scelto l’altra. Più che una delusione è stata proprio una occasione persa, anche se poi la sigla è stata riutilizzata per “Dr. Slump e Arale”.

Claudio, a proposito di Massimo Cantini, voce dei controcanti nella canzone di Ken; com’è nata questa collaborazione? Ce ne parli un po’?
Si, una gentile collaborazione. Con Massimo siamo amici, non ricordo in che occasione ci conoscemmo… forse nell’82 quando facevo i provini al Cenacolo…


Il gruppo Spectra a cosa si riferiva?
Spectra è stato un nome utilizzato solo in quella occasione, serviva un nome per i realizzatori, io avevo proposto un binomio al quale ero molto legato “Bibì e Bibò” (da ragazzino leggevo il Corriere dei Piccoli) [ridono] ma era meno azzeccato di Spectra, poco affine ai temi del cartone.
Per Massimo avevo arrangiato la seconda sigla di “Mimì e le ragazze della pallavolo”, eravamo già amici, non ricordo come gli chiesi di fare il controcanto nel ritornello di Ken.

Che strumenti musicali sono stati utilizzati per suonare questa canzone?
Due strumenti elettronici: una batteria Yamaha RX11 pre-programmata da me a casa e portata in studio di registrazione (la programmazione era avvenuta nel mio studio casalingo, oggi si direbbe home studio) insieme al sintetizzatore Yamaha DX7, una tastiera mitica capace di produrre suoni eccellenti a un quarto del prezzo rispetto ai sintetizzatori che l’avevano preceduta. Dunque batteria elettronica programmata da me e tastiera elettronica suonata da me in sala di registrazione.
Avevi composto qualche altra canzone per “Ken il guerriero” che è stata poi accantonata da quella attuale? 
No no no no. La stessa cosa accaduta a Lucio con il testo è valsa per me: ci ho pensato un po’, ho preso la parte di un brano che avevo già scritto e realizzato e l’ho completata. Da qui è nata la canzone.
Sapete dirmi come mai, la seconda serie TV ha mantenuto la sigla originale giapponese e non ha avuto una sigla italiana?
Non ne ho idea…
Vi sarebbe piaciuto realizzare una sigla anche per la seconda serie TV?
Porca vacca!! Certo! Sarei orgoglioso tutt’ora di convincere Lucio a tornare alla scrittura per creare una seconda sigla.
O addirittura avevate già qualcosa per le mani?
No no, io non sapevo nemmeno fosse uscita una seconda serie… ora bisognerebbe convincere Lucio a scrivere il testo per una seconda canzone…
…il problema per il quale non scrivo più sigle dei cartoni, è che quello che ho provato e che non vorrei più provare, quando un paio di anni fa, per scrivere le 2 sigle di testa e di coda dei Transformers inseriti poi in una serie di DVD: è che mi pare di scrivere sempre la stessa canzone, quindi non mi piace più, non mi dà più nessuna emozione… poi per soldi spesso si fanno pure cose diverse però… se potessi scegliere preferirei non essere tentato.
Poi, per le sigle, in particolar modo, si sono ripetuti sempre gli stessi personaggi, quindi, a meno che non esca qualche personaggio innovativo… si sono ripetuti ovviamente gli stessi sentimenti, bene, male, amore, odio, invidia… insomma, l’aspetto negativo è che dopo una prima grossa diversificazione rispetto a Walt Disney, anche quelli giapponesi hanno cominciato a ripetersi, e quindi no ti diverti più e ti pare di scrivere sempre la stessa canzone… quindi, piuttosto di fare sta cosa facevo gli straordinari alle Pagine Gialle [ridono].

Nella sigla di coda del cartone animato si legge che la canzone sarebbe su dischi RCA…
No no… il 45 giri non è mai stato realizzato, sono state fatte solo delle compilation…
Ora come siete occupati a livello artistico e professionale? Claudio:
Ora faccio tutt’altro, anche se non ho mai abbandonato la musica del tutto: ogni tanto suono jazz con qualche amico, tengo dei laboratori sul suono (è accaduto alle elementari, in un conservatorio e in altre occasioni). In questo momento sono docente esterno in un master post lauream presso l’università dell’Aquila dedicato alla traduzione e alla scrittura tecnico-scientifica, un lavoro apparentemente più legato al mio titolo di studio che alle mie esperienze musicali. In realtà i miei studenti, di età comprese tra i 22 e i 41 anni, sono e sono stati fan di Ken il Guerriero. Quando un collega che mi precedeva nell’inizio delle lezioni ha svelato che ero il cantante e l’autore della sigla di “Ken il Guerriero” ho ricevuto un applauso collettivo.
Ancora una volta “Ken il Guerriero” è stata un veicolo privilegiato di affetti e rapporti umani tra quei ragazzi e me. È noto che, come quasi ogni cosa, anche l’apprendimento passa per gli affetti. Dunque se al master combineremo insieme qualcosa di buono lo dovremo anche alla nostra sigla.
Tu Lucio?
Intanto sono finalmente in pensione e non sono più costretto a timbrare il cartellino per sopravvivere da una paio di anni; da quel momento avrei potuto fare qualunque cosa, ma alcune vicende familiari mi hanno costretto ad occuparmi più della famiglia che di me stesso. Nel tempo libero dai problemi familiari la mia occupazione principale a carattere artistico, anche se mi sembra un aggettivo esagerato, è che sto tentando di scrivere un libro. E’ un progetto, un’idea nata nella mente di Olimpio Petrossi, con il quale sono rimasto… anzi, sono diventato amico, perché prima lui era il produttore e io uno dei tanti autori che gravitavano attorno a lui. Visto che venivamo intervistati, chiamati per queste sigle, ad un certo punto abbiamo pensato di scrivere un libro che racconta come nasceva, come veniva realizzata ogni sigla dei cartoni animati creata dai “Rocking Horse”, unico gruppo rock che creava, in Italia, canzoni dei cartoni animati. Non so se questa cosa uscirà mai… l’importante per me è capire se riesco a farla.

…un’altra cosa che ci accomuna, anch’io sto scrivendo un’autobiografia sulla mia carriera di musicista.
Oltre a questo mi piace fotografare e soprattutto elaborare le mie fotografie per renderle dei quadri.

[ Fonte | hokutonoken.it ]

 

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