Fate/kaleid liner Prisma Illya – Recensione anime

di Regola 1

 

Le maghette son tornate, e in grande stile! Uno dei miei appuntamenti fissi delle ultime settimane (guardavo l’episodio appena uscito); nella mia lista delle serie più divertenti di questa stagione estiva; figlia di uno dei marchi di maggior successo degli ultimi anni: Fate/kaleid liner Prisma Illya è uno dei tanti spin-off esistenti dell’universo Fate, creato e curato dalla Type-Moon. Questa serie nasce come manga nel 2007 dalle matite di Hiroshi Hiroyama pubblicato sulla rivista Comp Ace della Kadokawa Shoten: è attualmente in corso il suo terzo ciclo narrativo, i primi due sono stati già raccolti in sette volumi (due la prima serie, cinque la seconda). L’anime è stato realizzato dalla Silver Link, studio che ha prodotto diversi titoli negli ultimi anni a cui sono particolarmente affezionato (Baka to Test, Tasogare Otome x Amnesia, Kokoro Connect e Watamote di cui ancora devo parlarvi), presentando al pubblico una prima serie di dieci episodi ma annunciando alla fine del decimo che è in programma una seconda, a data ancora da definirsi.

Non abbatterti Illya, questa non è la Unlimited Blade Works route.

Questa storia è ambientata in un universo Fate in cui i vari personaggi sono felici e vivi: protagonista è infatti la piccola Illyasviel, quel personaggio perseguitato dalla sfortuna indipendetemente da quale delle tre route principali di Fate si stia seguendo, che vive in Giappone perchè i suoi genitori (Kiritsugu e Irisviel) sono costretti a viaggiare molto per lavoro. A farle compagnia ci sono comunque due cameriere della famiglia Einzbern e uno Shirou parecchio eclissato; appaiono anche delle sue compagne di classe, mentre (con somma gioia da parte del sottoscritto) viene lasciato parecchio spazio a Tohsaka Rin. La maga tsundere infatti viene inviata in Giappone insieme a Luviagelita (la sua rivale storica in Fate/hollow ataraxia, di cui ancora non esiste una versione animata) per recuperare le sette carte dei Servants che si stanno attivando l’una dopo l’altra nella città di Fuyuki, detta anche La Bocca dell’Inferno”, sfruttando due strumenti magici che conferirebbero loro poteri da majokko. Purtroppo queste due non fanno che litigare, e i due strumenti magici senzienti Ruby e Sapphire sciolgono il contratto con Rin e Luvia e si cercano due nuove proprietarie, che siano più giovani, disponibili al dialogo, ma soprattutto molto più loli.

Ruby, scalmanata e avventata sceglierà la sognatrice Illya, mentre la calma e posata Sapphire si troverà come padrona Miyu, personaggio tetro e silenzioso sul quale è incentrata gran parte della trama: le due ragazzine infatti dovranno collaborare per recuperare le sette carte con il supporto di Rin e Luvia (visto il rifiuto dei due strumenti magici di tornare in possesso delle due arpie), ma centrali nella storia saranno le difficoltà che Illya e Miyu incontrano nella loro nascente amicizia.

Dove si comprano?

Fate/kaleid è un prodotto costruito a tavolino per essere acclamato dai fan della saga madre: tutti gli elementi, i continui riferimenti ai personaggi (che appaiono quasi tutti), al Trono degli Eroi, alla Magia per come viene intesa in questo mondo, danno ai fan modi per riallacciarsi a tutte le conoscenze che hanno acquisito guardando/leggendo/giocando le svariate produzioni dell’universo Fate. Ciononostante, anche per il modo molto lineare di procedere, la serie può essere godibile anche a spettatori che non hanno così tante informazioni: la loro importanza è relativa e non necessaria per seguire il filo di quanto accade. Per quanto riguarda i personaggi di Illya e Rin, per meglio comprendere alcuni dettagli, cose che accadono e vengono dette, potrebbe effettivamente rivelarsi utile conoscere per somme linee la storia di questi due personaggi.

Sempre maestosa, Saber.

La serie, grazie al fatto di essere più breve rispetto a quelle che tipicamente vengono trasmesse, riesce a tenere un ottimo equilibrio e presentare episodi tutti utili (ai fini narrativi) e comunque spassosi: vi sono sia scene umoristiche sia di combattimento che lo rendono un titolo allettante per svariati tipi di spettatori. Le sequenze di combattimento vero e proprio sono poche, ma sono realizzate con cura: ne è un esempio il lunghissimo combattimento contro lo Spirito Eroico Saber, che fa la sua apparizione e non tradisce il suo fascino, sebbene stavolta sia dall’altro lato della barricata. A momenti epico, a momenti umoristico, a momenti commovente, Fate/kaleid gioca molto sullo stereotipo delle maghette, sulla natura dei loro poteri e sui motivi che portano ragazzine a combattere pericolosi e mortali nemici; lo fa con leggerezza, ma lo fa in modo intuitivamente maturo, riuscendo comunque a non staccarsi da quelli che sono i canoni basilari di questo genere. Se dovessi indicare quali lavori hanno ispirato Fate/kaleid citerei chiaramente Card Captor Sakura e Magical Girl Lyrical Nanoha: soprattutto il secondo titolo è una chiara influenza, a tal punto da poter dire che questo piccolo anime è una perfetta fusione degli aspetti migliori dei prodotti Fate con le prime due serie di Nanoha (penso infatti, che gli amanti di Nanoha potrebbero trovare famigliare, e molto piacevole Fate/kaleid). La qualità delle animazioni e delle musiche (non poteva mancare una versione kaleid del tema di Emiya, ovviamente) è nella media, maggiore attenzione è stata ovviamente data alla produzione di quelle che sono le sequenze principali della serie; menzione a parte per lo stile di disegno, indubbiamente “moe” all’ennesima potenza, con uno colorazione che potrebbe apparire grezza, fortemente pastellata, eppure punto di forza e d’impatto della serie (mi sono piaciuti particolarmente gli effetti usati per i capelli di Illya e Rin). Che dire, non ci resta che aspettare la seconda stagione.

R-R-Rin…

 

Commenti (1)

  1. Per la verit� non l’ho finito, ma Illya e Miyu le trovo troppo carinissime! Ho paura di fare spoiler, ma � divertentissima la mania di Illya per le maid, ho riso come una pazza. Saber � splendida come al solito, anche da cattivona. Rin la trovo odiosa come al solito.

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