Salve a tutti e questo è l’appuntamento settimanale con Gli Inguardabili (di Regola), che procede spedito nell’indicare serie anime la cui visione, per motivi che possono variare di volta in volta, non mi sento di consigliare. Poi, ricordo, nessuno vieta che vi andiate a guardare (o vi piacciano le serie in questione), giacchè questo appuntamento mi permette di trattare serie di cui normalmente uno non parlerebbe…
Questa settimana ho scelto di presentarvi Hidan no Aria (Aria la Pallottola Scarlatta), serie di dodici episodi trasmessa nella stagione primaverile dello scorso anno, e lo faccio forse un pochino a malincuore perchè al lavoro in questa serie c’era una doppiatrice (seiyuu in giapponese) di cui seguo sempre i lavori, soprattutto quelli in cui da la voce alla protagonista femminile. Sto parlando di Rie Kugimiya, che ha doppiato Taiga di Toradora, Shana di Shakugan no Shana, Alphonse Elric di Full Metal Alchemist, Louise di Zero no Tsukaima e Nagi di Hayate no Gotoku… tanti altri ruoli minori, e poi Aria di Hidan no Aria. Probabilmente alcuni di voi hanno già intuito per quale genere di personaggio la Kugimiya è diventata famosa: la tsundere loli.
(Per chi non avesse famigliarità con questo tipo di personaggio, si definisce tsundere quella tipologia di personaggio femminile, spesso anche protagonista, autonoma, con carattere forte e inizialmente ostile o distaccata dal protagonista maschile, che deve faticare sette camicie per assicurarsene la fiducia, la quale una volta raggiunta è eterna. Nella sua variante loli si aggiunge anche il complesso di inferiorità per la minuta statura fisica, che rende questi personaggi ancora più indipendenti, autoritari… esistono alcune versioni maschili di tsundere.)
La trama di Hidan no Aria non è delle più originali, e fa parte di quel tipo di opere (tratto da light novel, trall’altro) in cui elementi della letteratura e del folklore orientale e non vengono utilizzati per arricchire personaggi fin troppo stereotipati e banali. Il protagonista maschile è Kinji Tojama (non Ryuji ne Yuuji ndRegola) iscritto a uno speciale istituto superiore che farà di lui un Butei: un assassino di professione (strano, ho parlato giusto ieri di Assassination Classroom…). Svariati governi hanno infatti concesso la licenza di uccidere a determinati individui specializzati in varie forme di assassinio per combattere l’aumentare di attività criminali nel mondo. Kinji non vuole essere un Butei, ma per svariate ragioni deve esserlo, ed è così che, preso di mira da un terrorista dinamitardo il primo episodio conosce e viene salvato da Aria (la tsundere loli), che viste le qualità speciali di questo giovane farà successivamente pressioni perchè diventi il suo partner.
Fin qui tutto molto semplice, se non fosse che abbastanza presto scopriamo che:
- alcuni studenti destinati a diventare Butei possiedono capacità sovrannaturali
- queste capacità vengono ereditate geneticamente, originariamente possedute da un antenato “famoso”
E che la piccola Kanzaki H. Aria è in realtà la quarta discendente diretta di Sherlock Holmes, che ha ereditato, a quanto pare, l’intuito del suo bisnonno, la capacità di usare quattro armi contemporaneamente (?) ma non possiede la capacità del celebre investigatore di spiegarsi a parole, ed è per questo che ha bisogno di un “Watson Kinji”. Nella serie compare l’immancabile sacerdotessa che discende direttamente da Himiko in grado di padroneggiare le fiamme (non è Sailor Mars!) e combatte con una spada, si fa chiamare Shirayuki e ricopre il ruolo della perfetta ragazza giapponese, cotta al punto giusto del protagonista, che diventa una furia omicida quando in preda alla gelosia (quasi fosse una yandere…). Il primo nemico a comparire, che poi finisce sempre per diventare un alleato se di genere femminile, è Riko Mine, a quanto pare la figlia di Arsenico Lupin Terzo e Fujiko Mine: è dotata di caratteristiche simili ad Aria, anche lei usa quattro armi in quanto può usare i suoi lunghi capelli biondi come arma e si diverte a recitare il ruolo di una gothic lolita. Guarda caso c’è una gothic lolita bionda che usa i capelli come arma anche in To Love-ru (mi riferisco a Yami).
Abbiamo anche la discendente di Giovanna d’Arco, che invece usa la leggendaria spada Durlindana e la capacità di congelare e attaccare col ghiaccio; c’è anche la discendente di Ghengis Khan, che pare possiede il potere di comunicare con gli animali. In tutto questo probabilmente l’unico personaggio ispirato a una figura famosa in tutto il mondo che salverei è il cattivo Vlad, che nonostante il nome non fa parte della categoria dei succhiasangue… sebbene i suoi poteri sempre al sangue siano legati. Ciliegina sulla torta è il protagonista: Butei a causa di suo fratello, ora riconosciuto come criminale da tutti i governi, non discende da nessuno di famoso, ma la sua genia ha ereditato una capacità chiamata Hysteria Mode che li trasforma in super assassini senza punti deboli quando il tasso di testosterone nel sangue aumenta…
Questa serie è la fiera dell’originalità, sia dal punto di vista dei personaggi, della trama, delle situazioni e delle gag che vengono proposte che mi hanno trasmesso troppo spesso l’impressione “l’ho già vista da qualche altra parte”. Se non fosse stata per la presenza della Kugimiya come doppiatrice dubito sarei arrivato all’ultimo episodio. Neppure il momento di pathos più elevato riesce a essere effettivamente convincente, quando il protagonista deve far atterrare un aereo di linea su una striscia di terra col suo Hysteria Mode che sta finendo, al massimo possono risultare interessanti i metodi che sceglie per risolvere i vari problemi che gli si presentano davanti… visto che considera il suo potere speciale più una maledizione che altro; ma conoscendo molto bene la logica con cui vengono costruite le gag in serie del genere è facilissimo intuire quando questo avverrà. In definitiva una serie prodotta per cavalcare sull’onda del successo di personaggi come Taiga, Shana e Louise, tutti simili “eppur diversi” che probabilmente è stata vista (e apprezzata?) solo da fan della Kugimiya o del J.C. Staff.
Ovviamente la realizzazione tecnica non è eccezionale, ma neppure pessima. Trall’altro la versione che ho visto io censurava l’intimo dei personaggi femminili: non mi sono preoccupato di controllare se vi fosse una versione non censurata, giacchè quella in cui sono incappato ne aveva di pessime. La sigla di apertura mi è sempre risultata fastidiosa, e sono una di quelle persone che ogni tanto ascolta le sigle delle serie che ho visto; un pò meglio la sigla di chiusura, ma anche a livello musicale nella serie siamo nella media. Quello che fa precipitare tutto nell’abisso degli inguardabili è come dicevo, la trama, i personaggi e tutto quello che è costruito intorno a loro. Fortunatamente la serie è breve e probabilmente non ne verrà prodotta una seconda (lo spero perchè ovviamente la guarderei) e a mo’ di consolazione posso sempre pensare che hanno trasmesso molto di peggio.