C Per Cartoni – Avatar: L’Ultimo Dominatore dell’Aria (1)

Questa è ‘C Per Cartoni‘, l’ennesima rubrica del sottoscritto che vi terrà compagnia una volta al mese o giù di lì. Come potete intuire dal titolo, si parla di animazione…o meglio, di cartoni animati.

C Per Cartoni parlerà, infatti, di quei prodotti d’animazione fatti più ad ovest di Tokyo, siano essi film, serie o webserie, cortometraggi e quant’altro…senza alcuna limitazione di genere o di tematiche. Ovviamente, se volete che parli di una serie in particolare, non mancate di farmelo sapere!

La serie di cui parliamo oggi è abbastanza conosciuta, ed ha una fandom di dimensioni considerevoli: sto parlando della serie di Nickelodeon  andata in onda tra il 2005 e il 2008  e scritta da Bryan Konietzko e Michael Dante DiMartino:  Avatar: L’ultimo dominatore dell’Aria Avatar: La Leggenda di Aang, da cui è stato tratto anche un film su cui preferirei glissare (SHAMALAYAAAAA! Scusate.) e che ha avuto un sequel andato in onda tra il 2012 e il 2013 chiamato Avatar: La leggenda di Korra.

Di questa prima serie si è già discusso qui su Komixjam qualche tempo fa , ma volevo riparlarne in maniera più approfondita: comincerò con la prima serie (quella su Aang), e nel prossimo appuntamento con la rubrica (che non deve essere per forza tra un mese) mi soffermerò sulla seconda (Korra).

Se dovessi dare un genere ad Avatar (sia Aang che Korra), non avrei dubbi: fantasy. Nella sua definizione originale, un’opera fantastica e che non si pone limiti di immaginazione. Il mondo di Avatar è pesantemente ispirato alla Cina feudale (con qualche tocco di altre nazioni o popolazioni asiatiche ed inuit) e diviso in quattro regni, che prendono il nome dai quattro elementi: Aria, Acqua, Terra e Fuoco.

La mappa del mondo.

Tra queste popolazioni (ognuna caratterizzata in maniera differente, a livello di usi, costumi e vestiario) ci sono delle persone che nascono con il potere di controllare (dominare, o bend nella versione inglese) uno di questi quattro elementi (i Paesi prendono il nome dall’elemento che viene controllato): i dominatori (benders). Sul dominio di ciascun elemento è stato sviluppato uno stile di combattimento che ricalca una specifica arte marziale cinese, la più adatta anche a livello concettuale per il popolo in questione (e ci mancherebbe, dato che l’ambientazione è cinese):  abbiamo quindi lo Shaolin del Nord per i Dominatori del Fuoco,

lo Shaolin del Sud per i Dominatori della Terra,

il Tajiquan o Tai-Chi per i Dominatori dell’Acqua

e il Baguazhang o Ba Gua per i Dominatori dell’Aria.

Da praticante dilettante di arti marziali posso dire  che gli stili  presenti sono stati riprodotti alla perfezione, includendo anche varianti singole a seconda del personaggio.

Ora, dov’ero rimasto: tra questi dominatori ce n’è uno, ed uno solo in grado di controllare tutti e quattro gli elementi: porta il nome di Avatar, e quando muore si reincarna in un nuovo corpo (l’Avatar nasce in una delle quattro tribù secondo un ciclo continuo e preciso, Fuoco-Aria-Acqua-Terra.  Qualsiasi paragone con il Buddha è puramente voluto). Compito dell’Avatar è quello di ristabilire e salvaguardare l’equilibrio nel mondo.

L’Avatar è in grado di comunicare con le sue precedenti esistenze, ed entrare in uno trance chiamata Stato di Avatar, che ne rappresenta la piena potenza.

E, almeno nella prima serie, il mondo è squilibrato parecchio: la Nazione del Fuoco ha conquistato gran parte del continente,  e per evitare la ricomparsa dell’Avatar ha sterminato la popolazione in cui questo doveva nascere: i Dominatori dell’Aria. La storia è ambientata svariati anni più tardi del suddetto sterminio, quando due ragazzi della Tribù dell’Acqua del Sud trovano sepolto in un blocco di ghiaccio un ragazzino di nome Aang…o per meglio dire, l’Avatar Aang.

Lui è Aang: è giovanissimo, ed ancora non accetta a pieno il suo essere l’Avatar.

‘L’Ultimo Dominatore dell’Aria’ si divide in due serie da 20 episodi ed una da 21 (in parte autoconclusivi, in parte collegati), chiamate Acqua, Terra e Fuoco: in ognuna di esse ci viene mostrato il viaggio dell’Avatar e dei suoi compagni,

Il gruppo iniziale: Aang, la Dominatrice dell’Acqua Katara e suo fratello Sokka (senza poteri, ma si arrangia)

per far apprendere ad Aang gli altri elementi e fare si che possa adempiere al suo destino, e riportare il mondo in equilibrio. Osserviamo le vicissitudini del protagonista e non solo, dato che molto spazio viene dedicato a chi dovrebbe catturare l’Avatar,

Il principe della Nazione del Fuoco Zuko, che per ‘punizione’ deve catturare l’Avatar. Lo accompagna lo zio Iroh, il personaggio migliore della serie a mio parere.

e si chiede se sia davvero la cosa giusta da fare.

Sarò breve: ho adorato questa serie alla follia.  Trama semplice ma accattivante, ironia meravigliosa e mai eccessivamente pesante, scene d’azione splendide. Sopratutto, il punto di forza di Avatar sta nei suoi personaggi, e nei rapporti tra di loro: tutti quanti (siano essi  ‘buoni’ o ‘cattivi’, ed il virgolettato è d’obbligo)  hanno un’ottima caratterizzazione (per nulla scontata o bidimensionale), ed interagiscono tra di loro, ed agli eventi della storia,  in maniera davvero ottima e mai banale.

La Dominatrice della Terra Toph, altro personaggio che adoro.

Se la storia è molto semplice, ci viene raccontata in maniera magistrale, prendendosi il giusto tempo: alla fine di ogni episodio, quasi sbavavo per il successivo. E’ un cartone animato che prende, che conquista e che difficilmente lascia indifferenti…ed i numerosi premi che la serie  ha vinto dimostrano che non sono il solo a pensarla cosi. Se non lo avete ancora visto, dateci un occhiata: non ve ne pentirete.

Il gruppo alla fine della serie.

Dovrei darvi appuntamento alla prossima volta con C per Cartoni, dove parlerò della seconda serie di Avatar, ma prima di farlo vorrei sollevare un punto ( o meglio, togliermi un sassolino dalla scarpa).

In molti, infatti, hanno erroneamente accostato ‘Avatar: L’ultimo Dominatore dell’aria” all’animazione giapponese, a partire da chi lo voleva vedere in giapponese ‘perchè in originale è meglio’ a chi dice ‘è un’anime occidentale’. Questo ha portato a tonnellate di discussioni sulla rete sul fatto che questo sia o no un ‘anime’, un ‘cartoon’ o addirittura un ‘ibrido tra i due’. La mia modesta opinione è che Avatar non sia un ‘anime’ (e non a caso ne parlo per primo in questa sezione dedicata all’animazione occidentale), a meno che ‘anime’ in lingua  giapponese non voglia dire ‘cartone animato bello e che non mi vergogno di guardare‘: a parte un’ispirazione Myazakiana (per ammissione degli stessi autori) nel disegnare gli animali e gli spiriti, Avatar è completamente privo di ogni struttura, riferimento o linguaggio tipico dell’animazione giapponese: non ci sono scene super deformed, non c’è fanservice , non ci sono protagoniste femminili dal pessimo carattere che picchiano la gente ma in realtà sono dolci ( e con una quinta), non c’è il cattivo che si converte dopo essere stato sconfitto(o meglio, c’è, ma non è mai stato un cattivo e non viene sconfitto) eccetera.

E’ vero che l’ambientazione orientale e l’utilizzo di  temi presi dalla cultura buddista possono trarre in inganno…ma è anche vero che Oriente, ed asiatico, non è uguale a Giappone…altrimenti anche Mulan della Disney sarebbe un cartone giapponese.

Alla prossima occasione, con la seconda parte di questo commento su Avatar!

 

Della reginetta del ballo ne parliamo la prossima volta…