Per la serie ‘Ogni giovedì, una nuova rubrica’, vi dò il benvenuto a questo nuovo appuntamento mensile o giù di lì. Come avrete intuito dal titolo si parla di Orfani, la nuova creatura Bonelli a firma di Roberto Recchioni (testi) e vari artisti tra cui Massimo Carnevale ai disegni. Del primo numero e delle mie impressioni sulla serie mi sono bene o male occupato qui: a partire da questo appuntamento commenterò (e, se vorrete, discuteremo) i singoli numeri della serie, facendo prima un breve riassunto di quelli finora usciti. In questo articolo riassumerò i primi tre numeri, la prossima settimana avremo il commento al numero 4 (che è uscito ieri), e da lì in poi il sottoscritto commenterà il numero uscito una volta al mese.
Unico piccolo appunto, non saranno recensioni spolier-free come mio solito: quindi vi raccomando di leggere il fumetto se non volete anticipazioni sulla trama. In ogni caso, questo non fa mai male:
OK, andiamo ad incominciare.
Riassumendo: un attacco alieno di proporzioni devastanti ha colpito la Terra distruggendo mezza Europa. La risposta del nostro pianeta, oltre a preparare un contrattacco, è stata quella di creare uno speciale programma di addestramento utilizzando dei ragazzi sopravvissuti all’attacco, provenienti prevalentemente da Spagna e Portogallo.

La narrazione quindi si divide in due grossi tronconi: da una parte, ambientata nel passato, abbiamo modo di vedere il crudele addestramento (sotto tutti i punti di vista) a cui questi ragazzini vengono sottoposti, da parte della cinica Dottoressa Juric e dallo spietato Colonnello Nakamura; dall’altra, ambientata nel presente, vediamo l’arrivo delle forze terrestri sul pianeta da cui è partito l’attacco, popolato dalle strane creature conosciute come Spettri: e a combatterli, oltre ai soldati, c’è un commando di cinque persone che derivano proprio da quel programma di addestramento: gli Orfani.


Questi due livelli di narrazione sono uno dei due punti di forza dell’opera: stando a quanto ho letto fino ad ora, devo dire di preferire la parte ambientata nel passato, per una serie di motivi. Il più importante è perchè il colpo di scena più grosso, per il momento, si trova proprio in questo troncone narrativo.
Sto parlando del trapasso di Hector, il ‘sesto membro’ degli Orfani, che si sacrifica per salvare gli altri durante il loro addestramento: la sua morte, non a caso nel primo numero, serve a dirci che chiunque in questo fumetto può morire, che nessun personaggio è al sicuro.
Per il resto, la porzione di storia ambientata nel passato ci fa vedere nel dettaglio l’addestramento, che non si limita solo a quello militare o scientifico (le classiche iniezioni di anabolizzanti e quant’altro) ma è anche e sopratutto dal punto di vista psicologico, come il puntare sull’odio di Juno contro il colonnello Nakamura per motivare la ragazza (numero 2), l’isolare una testa calda che può essere un problema o selezionare un giusto leader che si sporcherà le mani e ricorrerà ad ogni mezzo per salvaguardare i suoi uomini (numero 3). Un procedimento maledettamente crudele e maledettamente plausibile, che si concentra il giusto su ogni personaggio e che ci fa vedere, piano piano, quel che diventerà. Certo, tolti i primi dubbi sull’identità degli Orfani che si avevano a fine primo numero, molte domande rimangono su quanto avvenuto nel passato: ad esempio, che fine hanno fatto tutti gli altri ragazzi del programma di addestramento? E’ possibile che solo i cinque Orfani siano sopravvissuti? Gli altri sono i comuni soldati? O è successo qualcos’altro nel mentre? Tutte domande che ci fanno aspettare con ansia il prossimo numero.
Discorso un pò diverso per la parte ambientata nel presente, decisamente più sottotono. Intendiamoci, io sono un’amante delle tamarrate action, ma sopratutto nel numero 2 mi sono sembrate un pò forzate (non fosse per la citazione a Watchmen, qualche domanda su cosa sono questi alieni e la proposta di matrimonio, avrei cestinato tutta la parte nel presente del suddetto numero).

Per fortuna, il numero 3 si riprende. Eccome, se si riprende. E lo fa focalizzandosi su un personaggio specifico, vale a dire Ringo, nome in codice Pistolero.

Ora, se (per stessa ammissione dell’autore) gli Orfani sono ispirati agli X-Men di Claremont (seconda metà degli anni Settanta-Inizio anni Novanta), se Jonas/Boyscout è il leader (Ciclope), se Juno/Angelo è la compagna del leader (Jean Grey), Ringo/Pistolero è Wolverine: pessimo elemento, tendenza a fare di testa sua, spavalderia a mille. E la parte a lui dedicata nel numero 3 trasuda Wolverine da tutti i pori, più come omaggio che come copiatura (personaggio solitario, situazione complicata, badassitudine come se piovesse):
Ringo si ritrova ad affrontare un pericoloso avversario, forse lo Spettro più potente finora incontrato…e noi lettori non sappiamo se il Pistolero sia vivo o meno. Propendo per il si, ma non è detto: come dicevo prima, qui nessuno è al sicuro. In ogni caso, la sequenza sul pianeta e lo scontro con lo Spettro sono scritti e disegnati davvero magistralmente.
E lo scontro solleva un’altra questione sugli Spettri: il fatto che Ringo ne affronti uno a forma di toro(come quello che combatteva nell’arena quando c’è stato l’attacco) e che Jonas&Juno rivedano la cattedrale della loro città fa pensare ad una possibile loro capacità di replicare ciò che è presente nei ricordi delle persone: ora, che siano i ricordi legati al momento dell’attacco alla Terra o i ricordi in generale dirvi non so…ma se fosse vera la seconda ipotesi, vorrebbe dire che ad un certo punto potrebbe fare capolino uno Spettro con le sembianze di Hector.
Di interrogativi ce ne sono molti….aspettiamo e vedremo.