MPD – Psycho: Approfondimento KJ

di Haru 4

“Qualcuno si sta svegliando nella mia testa e un altro ancora, uno, e poi un altro, ma io non so chi sono…”

 Spulciando la mia libreria colma di fumetti, mi sono imbattuta nell’ennesima chicca che vorrei farvi conoscere. Chi di voi ha già sentito parlare di MPD – Psycho (diminutivo di Multiple Personality Detective Psycho)? E’ una serie scritta da Eiji Otsuka e disegnata da Shou Tajima (famoso per aver curato il character design del terzo capitolo di Kill Bill “Le origini di O-Ren”), pubblicata su Comic Charge della Kadokawa Shoten già dal 1997, mentre in Italia è stata dalla Planet Manga. Del manga, inoltre, è stato fatto un adattamento live action nel 2000 diretto da Takashi Miike. Parlerò un po’ della trama a grandi linee e mi soffermerò ad analizzare lo stile grafico e l’originalità dell’opera.

Il manga si apre con un processo a carico del protagonista, un giovane poliziotto di nome Yosuke Kobayashi, il quale durante la sentenza si ostina a farsi chiamare Kazuhiko Amamiya. Alla fine viene condannato per l’omicidio di un uomo dovuto alla mancata osservanza della procedura. Subito dopo la scena cambia e si sposta nel passato, dove troviamo il nostro detective in compagnia della sua ragazza e viene presto chiamato in centrale per un nuovo caso di una donna ammazzata, il cui omicidio ha dei tratti in comune con altre ragazze scomparse negli ultimi mesi. Un giorno, tornando andando in centrale gli viene recapitato un pacco grande e quando lo apre, vi scopre dentro il corpo mutilato della sua ragazza, ancora viva, immersa dentro un liquido speciale e priva di arti sia superiori che inferiori. In seguito il poliziotto impazzisce, ma la scena cambia di nuovo e ci troviamo in prigione, dove una collega di lavoro viene a trovarlo proponendogli di lavorare ad un nuovo caso. Si tratta di una cannibale, che in seguito alla sua cattura, decide di tagliarsi la gola nascondendosi prima una lametta sulla lingua. Si torna al passato con il protagonista che da la caccia all’attentatore della sua ragazza e assistiamo al risveglio di una delle sue personalità, Shinji Nishizono, che non ci pensa due volte a sparargli in testa. Quando verrà trovato dalla squadra di polizia, sarà Kazuhiko Amamiya la sua identità dichiarata. Yosuke Kobayashi è morto quando Shinji ha ucciso l’uomo.

 Una volta scarcerato, gli sarà offerto un tetto dalla collega e un nuovo lavoro come detective privato. Conoscerà anche la sorellina minore della donna, Miwa. Continuano gli omicidi e la scoperta che i vari killer hanno dentro il bulbo oculare un codice a barre, lo stesso che presenta lui stesso. Si scopre inoltre che le sue personalità principali sono presenti fin dall’infanzia, ma ancora non si riesce a capire come riescano ad affiorare. Più avanti si capisce che dietro ai codici a barre c’è un’agenzia chiamata Gakuso e che le due personalità di Yosuke sono state geneticamente programmate e che in qualche modo ci sono altri Shinji Nishizono impiantati in altre persone, fra cui anche Miwa, ma non voglio rivelarvi di più altrimenti potrei guastarvi la sorpresa!

Come potete vedere è un thriller poliziesco, un seinen con una bella dose di violenza sia fisica che psicologica. Il protagonista soffre di disturbo dissociativo della personalità e vediamo che cosa dice Wikipedia in questo caso:

I criteri diagnostici per il DDI sono: presenza di 2 o più identità o stati di personalità distinte, ciascuna con i suoi modi relativamente costanti di percepire, relazionarsi, pensare nei confronti di se stesso e dell’ambiente; almeno 2 o più di queste identità o stati di personalità assumono in modo ricorrente il controllo del comportamento della persona; incapacità di ricordare importanti nozioni personali non spiegabili con una banale tendenza alla dimenticanza; l’alterazione non è dovuta né agli effetti fisiologici diretti di una sostanza né a una condizione medica generale.

Il DDI sembra rappresentare il precipitato di un fallimento nei processi di integrazione tra i vari aspetti della memoria, della coscienza e dell’identità associata a gravi traumi. L’alternarsi dei diversi stati di personalità può essere causa di una confusione diagnostica per l’emergere di formazioni sintomatiche di discontinuità della coscienza comuni ad altre psicopatologie, oltre ad una vasta gamma di “sintomi secondari” (sintomi ansiosi, ossessivo-compulsivi, depressivi, fobici, di abuso di sostanze psicotrope, di disturbi del comportamento alimentare, di comportamenti antisociali etc.) su cui spesso i clinici si concentrano erroneamente (Steinberg, Schanll, 2001), giungendo inevitabilmente a diagnosi errate e improntando trattamenti che risultano inefficaci.

 Il trauma che subisce (la vista della sua ragazza e in seguito l’omicidio del killer) risveglia una delle personalità, quindi può essere che tramite traumi o condizionamenti si riescano a risvegliare anche le altre, ma non voglio rivelarvele in questa sede.

Indubbiamente è un manga originale, pieno di colpi di scena, di salti temporali continui e a volte, man mano che si va avanti nella storia, ci si imbatte in situazioni paradossali che potrebbero mettere in confusione, ma sicuramente verranno spiegate più avanti. Il disegno è abbastanza realistico, soprattutto per quanto riguarda i dettagli dei corpi mutilati; infatti riesce a dare la giusta dose di phatos e raccapriccio che serve per rendere al meglio l’atmosfera poliziesca. Il paesaggio non viene curato molto, dato che ciò che conta sono le reazioni umane, la psiche e non l’ambiente, almeno nei primi volumi. L’uso sapiente dei neri pieni riesce a dare alle espressioni dei personaggi un velo di follia – soprattutto nei serial killer – che accompagna molto bene anche i dialoghi. Direi che la cosa che mi ha colpito, oltre che la quantità di violenza che a tratti mi ha fatto pensare a fin dove possa finire la mente umana, anche la cura dei particolari, dai vestiti ai tratti del viso, del corpo, ecc. insomma dal punto di vista grafico è una perla.

Sicuramente è un manga per i duri di stomaco, perchè dopo un po’ la violenza supera la sopportazione, quindi, se siete del club, ve lo consiglio.

Commenti (4)

  1. scontato e gratuito, personalmente, nello scaffale delle delusioni

  2. Ho iniziato a leggerlo da poco, devo dire che mi sta intrigando parecchio…

  3. li ho tutti capolavoro

  4. per me invece � stato un colpo di scena dietro l’altro. Bello ma per me risulta in certe parti troppo forte.

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