Il rapporto tra cinema ed animazione (2) – L’animazione “impegnata”

di Giga 1

Il mio primo approfondimento su komixjam riguardava il rapporto contrastato tra cinema ed animazione: due media che si sono incrociati e hanno litigato tra di loro molte volte durante il Novecento. Ed è proprio grazie all’iniziativa di Komixjam, Blogger per un giorno (a cui vi invito caldamente a partecipare), che sono qui a continuare l’approfondimento di questi due inaspettatamente legati media.

Come dicevo nell’articolo precedente, il vero punto di svolta per l’animazione cinematografica si ha in Argentina.  Siamo a metà degli anni ’20 in tutto il mondo: la Prima Guerra Mondiale è ormai finita, la ricostruzione procede ben avviata e l’idea di economia si fa ancora più globale di quanto fosse durante la guerra. Tuttavia la situazione è diversa per ogni zona del pianeta: in Europa, principalmente in Germania e Italia, si fa fatica a sopravvivere a causa dei debiti ( portando alla deriva del Nazismo e del Fascismo), mentre in Asia l’isolazionismo è ancora molto forte. L’unico continente ad avere un sorta di prosperità è l’America. Ma in Argentina avviene la cosidetta era del radicalismo: ogni partito diventa conservatore e fondamentalista, portando al potere Hipólito Yrigoyen. Egli sarà l’ultimo preseidente argentino eletto democraticamente dal popolo: i suoi insuccessi durante la crisi del ’29, durante i suoi due governi, l’incapacità di portare avanti il radicalismo argentino lo portano velocemente sul fallimento. Fino al colpo di stato.

Il presidente argentino Hipòlito Yrigoyen

E’ durante questo periodo di promesse fallite che viene girato il primo film d’animazione, El Apòstol. Diretto da Quirino Cristiani, utilizza la cutout animation: una tecnica d’animazione che consiste nell’utilizzare pezzi di carta ritagliati, per creare una sorta di collage, e fotografarli uno per uno per creare l’illusione del movimento. Si tratta della stessa tecnica utilizzata molto decenni più tardi nel cartone satirico di South Park. Ed anche l’obiettivo del film è lo stesso: la satira. Il film, dalla durata di 70 minuti, è un satira continua del presidente argentino Hipòlito Yrigoyen, il quale, giunto in cielo, utilizza i fulmini per punire Buenos Aires di immoralità e corruzione, lasciando una città bruciata ai suoi piedi: un chiaro riferimento alla fallimento del suo radicalismo. Inaspettatamente, il film diventa un successo commerciale, sancendo definitivamente la base dell’animazione: l’animazione non è solo un cinema a cartoni, ma anche un medium con le sue regole indipendenti.  Grazie ad El Apòstol e alla sua tecnica del cutout si cominciano ad esplorare nuove tecniche, nuovi tipi di commercializzazione e si intravede un mercato economico molto ampio. Purtroppo El Apòstol è un film perduto: l’unica copia conosciuta del lungometraggio fu incenerita da un incendio scoppiato nel film studio di Federico Valle. Il movente non è mai stato chiaro e c’è sempre stato il sospetto che dei fanatisti di Yrigoyen abbiano agito. Se fosse così la nascita del cinema d’animazione sarebbe legata a doppio filo con la sua prima censura.

Didasclia ufficiale del film El Apostol

Mentre il resto del mondo è a leccarsi le ferite, negli Stati Uniti d’America le cose vanno decisamente meglio. Tra i cittadini degli states si sviluppa una forte ventata patriottica, dovuta alla superiorità che avevano acquisito ormai verso il vecchio continente. Siamo nel periodo del divisimo cinematrografico: figure come Gloria Swanson e Rodolfo Valentino dominano le passerelle, creando la prima vera e propria, come la chiameranno gli studiosi, hysterical mass media. Le persone non riescono più a separare la finzione dalla realtà, accollando agli attori le caratteristiche dei personaggi che rappresentano: non c’è più differenza tra persona e personaggio. Le storie inoltre si fanno più semplici, più ottocentesche, dove il protagonista, sebbene oscuro, ha sempre la sua rivalsa. Nascono inoltre le slapstick, che, con il loro considerare un film un giocattolo su cui applicare ogni sorta di regola fisica, sovvertono ogni concezione di realismo e rappresentano con i loro personaggi la rivincita dei deboli. Queste sono tutte le premesse perchè si sviluppi un altro filone narrativo, oltre a quello “impegnato”, che aveva contraddistinto fino ad allora l’animazione: la dreams animation, l’animazione dei sogni. Mentre in Europa prevarrà ancora nel cinema l’idea della problematicità del film, in America avremo un linguaggio meno impegnato (sebbene con eccezioni). E il capostipite di questo sarà la neo-nascente Disney.

[Fonte | Wikipedia]

Commenti (1)

  1. Molto interessante questo articolo, cosi come il precedente. Interessante scoprire un passato dell’animazione a me del tutto sconosciuto.

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