La Filosofia e Naruto

  • Questo topic ha 43 risposte, 14 partecipanti ed è stato aggiornato l'ultima volta 10 anni, 6 mesi fa da Giga.
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  • #634348
    Giga
    Partecipante

    Molto tempo fa uscì un libro intitolato la Filosofia e i Simpsons: un raccolto di teorie filosofiche riguardanti i personaggi, le vicende, l’aspetto sociologico del cartone animato tanto amato. Vorrei provare a fare lo stesso con voi, in una sorta di esperimento artistico dove faremo riafforare ciò che si può considerare la parte più importante dei personaggi di Kishimoto: l’aspetto psicologico. Nel manga Naruto vediamo spesso i nostri ninja dibattere sul loro ruolo nella società degli Hokage e sulla società stessa, ognuno con il proprio punto di vista, associabile ad una filosofia o a parte di essa. Io comincerò ad aggiungere i protagonisti principali, sarò molto contento di avere la vostra partecipazione in questo piccolo esperimento 😉

    ATTENZIONE – MEGA SPOILER

    NARUTO – PRIMA PARTE

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    Ciò che rende caratteristico e particolare Naruto, nella prima parte del manga, è la sua voglia di lottare e la sua voglia di essere accettato. Ovviamente tutto ciò è dovuto alla sua storia personale e alla colpa, non voluta, di avere la Volpe dentro di sè, come una sorte di peccato originale. Se ciò che quindi contraddistingue Naruto è la sua cieca fiducia nel cambiare il suo ruolo all’interno della società ninja attraverso le azioni, potremmo considerarlo un esponente del PRAGMATISMO INGENUO. Il pragmatismo contiene in sè un atteggiamento mentale e il comportamento di chi privilegia la pratica e la concretezza rispetto alla teoria, agli schemi astratti e ai principi ideali. Ovviamente nel caso di Naruto, si tratta ancora di un pragmatismo infantile, condizionato dalla sua età e dal suo carattere.

    Ma qualcosa comincia a cambiare: l’incontro con Zabusa, Orochimaru, la morte del Terzo Hokage e infine la fuga di Sasuke. E’ proprio l’incapacità di Naruto di andare al di là del mero atto pratico a rendergli impossibile la vittoria contro Sasuke; Naruto deve cominciare a scontrarsi con la realtà ed è proprio questo che accade nella seconda parte.

    NARUTO – SECONDA PARTE

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    L’inizio della seconda parte del manga non cambia completamente Naruto. Egli comincia a rendersi conto piano piano del proprio ruolo all’interno della società, sopratutto con la questione Akatsuki e Jinchurikki: capisce che egli stesso non è solo un identità a sè, ma si trova all’interno di una società, il cui farne parte comporta responsabilità. ma il vero cambiamento si ha con la morte di Jiraya e con il confronto con Nagato; le certezze di Naruto sul pragmatismo che porterebbe sempre ad un buono risultato crollano definitivamente.

    Tuttavia, che sia realista o no, egli continua a sperare, a credere nella tradizione lasciata da Jiraya, al suo credo di un progresso che prima o poi, pur non sapendo il come, si avvererà. Qua non saremo tutti d’accordo, molti avranno da ridire, ma personalmente considero in questo caso Naruto un esponente dell’UTOPISMO. Chiariamo il perché: la parola deriva dal greco ou (“non”) e topos (“luogo”) e significa “non-luogo”. Nella parola, coniata da Tommaso Moro, è presente in origine un gioco di parole con l’omofono inglese eutopia, derivato dal greco eu (“buono” o “bene”) e topos (“luogo”), che significa quindi “buon luogo”. Questo, dovuto all’identica pronuncia, in inglese, di “utopia” e “eutopia”; l’utopia è quindi un luogo buono, non però definito, ove Naruto avvererà il proprio sogno.

    Eppure per Naruto non si tratta di sperare o di tendere semplicemente a questo luogo-situazione dove sarà Hokage, ma si tratta di agire affinchè l’utopia diventi vera. Ciò che porta Naruto in sè è un UTOPISMO PRAGMATICO-FILANTROPO. Una ideologia della fiducia collettiva costruibile sulle basi della comprensione tra diversi stati – la cui espressione è appunto l’alleanza ninja .Però il problema di questa ideologia è la sua estremizzazione; Perché Naruto di fronte ad Itachi dice di volersi prendere carico di tutto e Itachi gli risponde con “così diventerai come Tobi”? Ciò che Naruto rischiava di diventare era un leader che pensava solo al raggiungimento del proprio scopo e della propria utopia, una sorta di tiranno. Il rischio è assai forte : chi non ha mai pensato e spesso applicato “lo scopo giustifica i mezzi?” E’ quello che farà anche Tobi – che spero di coprire il prima possibile – . Il fallimento originario della società dei ninja è proprio questo, attribuibile al Primo Hokage; quando Hashirama pugnala alle spalle Madara, simbolicamente, pugnala alle spalle tutto ciò che è esterno alla propria idea di villaggio e società e sceglie di conservare la propria utopia. Madara è stato certo il primo ad attaccare, ma la scelta di Kishimoto di colpirlo alle spalle non è casuale: Hashirama ha sacrificato tutto per la propria utopia e questo suo alienare tutte le altre possibilità ha portato ad una ideologia strutturalista dell’apparato sociale, ma – per lasciarvi più sulle spine – approfondiremo il concetto più tardi.

    L’ultima evoluzione del pensiero di Naruto penso si avrà proprio in questa parte del manga. Naruto deve stare attento a non ripetere lo stesso errore di Hashirama e dare un giudizio di valore al proprio sistema sociale, considerarlo l’unico possibile. Il rischio paradossalmente è che l’utopismo pragmatico diventi un modo di conservare il sistema sociale dei ninja con tutti i suoi problemi, che andrebbero principalmente risolti.

    Il prossimo è Sasuke 😉
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    #974710
    Giga
    Partecipante

    SASUKE – PRIMA PARTE

    [ATTACH=CONFIG]4128[/ATTACH]

    Nella prima parte e ,a mio parere, in tutto il manga il problema di Sasuke – che è stato anche quello di Madara – è il rapporto tra il proprio vissuto e la società in cui vive. Mi spiego : in tutta la prima parte Sasuke prova a entrare nel sistema ninja e a partecipare alle missioni. Sta per dimenticare tutto ciò che gli è successo in passato, sta per superare ciò che per lui è stato, non solo il tradimento del proprio fratello, ma l’intero crollo della struttura sociale in cui viveva: Sasuke era rimasto senza basi o regole a cui appoggiarsi e ne stava cercando altre all’interno del villaggio. Questo è il motivo per cui ha incominciato a legare con Naruto: Naruto avrebbe sostituito il sistema di valori e sarebbe stato lo “specchio necessario” entro cui crescere. Ma l’equilibrio tra la voglia di stare in società con gli altri e la voglia di vendetta si rompe con l’arrivo di Orochimaru: il sannin gli dimostra che un altra via è possibile, che la via della vendetta originaria che Sasuke voleva compiere e da cui si è lasciato sviare lottando per il villaggio è possibile. Gli mostra, per la prima volta, che Sasuke è in grado, pur venendo manipolato, di affermare la propria identità : uccidere Itachi significa ricomporsi all’interno della struttura sociale che era stata distrutta e per Sasuke questo significa “essere il clan stesso” che si vendica del proprio assilatore. Sasuke fa , detto in gergo psicologico , un operazione di , cioè di sovrapposizione : pone la propria identità individuale allo stesso grado dell’identità sociale Uchiha, già molto forte a causa delle regole sociali così del clan.

    E’ proprio questa non-separazione a determinare il crollo di Sasuke: egli vuole sacrificare tutto, anche il suo corpo, anche sè stesso, pur di vendicare il clan Uchiha. Perché lui è il clan Uchiha. Il suo diventa un UTOPISMO PRAGMATICO-SOCIALE , alla stessa stregua di Naruto, la cui unica differenza sta nell’obbiettivo, questa volta veramente impossibile e veramente un non-luogo, di riformare il clan Uchiha e il proprio ambiente sociale, riformando se stessi.

    SASUKE – SECONDA PARTE

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    I percorsi di Naruto e Sasuke sono completamente diversi e su binari opposti. Mentre per Naruto il punto di svolta si ha con una “sconfitta” – la morte di Jiraya -, per Sasuke il punto di svolta NON arriva con una “vittoria” , la morte di Itachi. Perché Sasuke non segue il desiderio di Itachi e si rivolge invece contro Konoha, pianificando di distruggerla, di entrare nella’Akatsuki e rompe il suo proposito di non uccidere nessuno? Nella prima parte, come abbiamo detto, Sasuke si immedesima completamente nel clan Uchica e “fonde” la propria identità individuale con quella sociale del clan dello Sharingan, identificandosi con il clan stesso: si crea la dicotomia Clan Uchiha [Sasuke] vs Non-Clan Uchiha . Nella seconda parte, dopo la morte di Itachi, Sasuke non riesce a superare questa dicotomia di vendetta e anzi la trasforma, rendendola ancora più ampia e radicale : Clan Uchiha [Sasuke + Itachi] vs Non-Clan Uchiha . Non è finita qui: mentre nella prima parte la solitudine era una caratteristica di Naruto, nella seconda parte è Sasuke immerso nella solitudine, dovuta alla consapevolezza che l’unica alternativa sociale rimasta al clan, cioè il villaggio, è la causa della sua rovina. Sasuke non ha più posto nella società e diventa un nukenin a tutti gli effetti. E’ per questo che Sasuke comincia ad accanirsi contro tutti, comincia a diventare più macchiavellico,a non volerne sapere nulla : è la disperazione che lo assorbe completamente, è la usa identità che , messa ancora una volta alla prova, non sa a cosa appoggiarsi o a cosa credere. Sasuke non è infatti solo più il Clan Uchiha, ma è anche l’unico vero testimone, o si considera tale, di tutto ciò che c’è di marcio nel sistema sociale Konoha – – che ha distrutto il Clan Uchiha –

    Il vero punto di svolta si ha quando avviene l’incontro con Itachi. E’ lì che Sasuke, riconoscendo la drammaticità e la impossibilità di dare un giudizio netto sull’operato del fratello, rompe completamente il suo gioco d’identità e si pone due domande fondamentali : cosa sia una villaggio e cosa sia uno shinobi. Sasuke si chiede, in pratica, cosa rappresenti la sua identità sociale e cosa la sua identità individuale. Il gioco che ha intrappolato Sasuke per buona parte della sua vita comincia a rompersi e il discorso di Hashirama, che riconosce, sebbene tardivamente – dopo la morte! – il realismo delle obiezioni di Madara, rompono la dicotomia di Sasuke; perfino il secondo Hokage non può essere giudicato come un completo nemico del clan. Sasuke esce dalla sua visione bianco-nero del mondo e prova un desiderio: cambiarlo. E’ ancora presto per vedere con quali mezzi Sasuke voglia attuare questo cambiamento e quale direzione voglia imporre, poche sono le certezze: Sasuke non considera il marcio del sistema ninja come una condizione ontologica della società, cioè come una condizione che è per forza legata alla società, a differenza di quello che pensa Obito; Sasuke vuole evitare che i ricorsi storici si ripetano. Il riformismo di Sasuke e il conservatorismo di Naruto, due visioni diverse dello stesso problema sociale, cioè il sistema ninja, saranno probabilmente i motivi che porteranno i due allo scontro. Per ora, dobbiamo considerare Sasuke un REALISTA, ove il senso d’utopia, prima con la vendetta verso Itachi e poi verso il villaggio, è completamente abbandonato.

    Spero dopo di riuscire a fare Nagato 😉
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    #974713
    kant
    Membro

    ma non dovrebbe stare nel forum spoiler?

    #974826
    Giga
    Partecipante

    ma non dovrebbe stare nel forum spoiler?

    Nel caso che lo spostino xD

    #974836
    kant
    Membro

    Nel caso che lo spostino xD

    se magari lo chiedessi tu stesso…

    #974834
    Redazione
    Amministratore del forum

    Spostato.

    #974955
    Kuriel
    Membro

    Mi piacciono molto queste analisi e spero di poter vedere i prossimi personaggi al più presto 🙂

    #974958
    Redazione
    Amministratore del forum

    Concordo con Kuriel, analisi interessanti da leggere e sarei interessato anche alle prossime ma… Giga, se posti anche altrove a parte la sezione spoiler di Naruto ti consiglierei di cambiare avatar perchè è troppo spoiler;)

    #974970
    Giga
    Partecipante

    NAGATO aka PAIN

    per Nagato il mondo significa inevitabilmente lotte e discordie tra gli esseri umani. Ma Jiraya gli insegna una cosa attraverso l’affetto familiare che gli induce: la pace. Un sentimento completamente opposto a quello che Nagato aveva da sempre conosciuto fin dalla nascita, qualcosa di così bello da sembrare irreale. E’ proprio questo sentimento di voglia di pace verso il mondo che porta Nagato a fondare l’Akatsuki originaria, a progettare con Konan e Yahiko una nuova società, libera dal gioco delle grandi potenze. Ciò che vuole costruire Nagato non è un utopia o qualcosa legato al futuro, ma è un progetto presente che si confronta con altre figure politiche, come Hanzo. Una struttura sociale positiva che possa sostenere e far splendere il sole sul piangente Villaggio della Pioggia. Ma, come la realtà c’insegna, un mero progetto teorico è molto incline a rompersi.

    Con la morte di Yahiko, muoiono definitivamente gli ideali di pace di Nagato. E la discesa è inevitabile: nuova Akatsuki, burattino di Tobi, progetto dell’arma Juubi. Nagato abbraccia completamente lo SCETTICISMO: per l’uzumaki il mondo nel suo insieme, essere esterno e ingiusto, non può cambiare, perché è ontologicamente corrotto. L’individuo può sentirsi libero e provare a lottare, ma la colpa del sistema sociale in cui vive è sempre la stessa: l’essere ingiusto. Ciò che infatti differenza la visione di Nagato e Tobi – che tratterò spero domani- è che pur essendo entrambi sfiduciati nel mondo, il primo non fa ricadere sul singolo in sè l’ingiustizia di questo mondo, ma sui prodotti delle relazioni tra individui e delle loro società; la guerra, la fame, la morte degli amici: tutto ciò è l’unico risultato per Nagato della capacità – o meglio dell’incapacità – dell’uomo di relazionarsi nel mondo e di comprendersi l’un l’altro. Ecco perché Nagato diventa Dio, o si fa chiamare tale: egli si considera al di sopra di tutto questo o meglio, egli si pone come un estraneo agli altri essere umani, qualcosa di esterno a loro, perché Pain – e non più Nagato – non è più essere umano, ma qualcosa di più.

    L’incontro con Naruto ricambia le carte in tavola. Molti hanno criticato la sua conversione, forzata dal punto di vista psicologico e probabilmente troppo basata sulle coincidenze del caso. In un opera di finzione possiamo dibattere quanto vogliamo sulle scelte e sulle forzature dell’autore, ma non ci resta che accettarle. E vi rivelo anche qualcosa: Nagato non è stato “convertito” con Naruto, ma ha semplicemente accettato la speranza nel suo scetticismo. Mi spiego: Nagato dice a Naruto “Tu sarai quello che porterà la pace” e “D’ora in poi affronterai tante perdite nella guerra e li vedrai se riuscirai a rimanere te stesso”; sono due frasi importanti. Nagato non dice “Naruto, tu sei la pace” perchè il compito che da a Naruto non è fondare la pace in quel momento preciso dopo la morte, ma trovare un altra strada, un altro per la pace, e per la speranza. Nagato infatti con la seconda frase non esclude che Naruto possa trovarsi allo stesso bivio in cui egli si è trovato, sognando la pace ma vedendo la guerra, ma, e qua sta il cambiamento di Nagato, egli riconosce in Naruto ciò che aveva acquisito tramite Jiraya: la speranza della pace. Nagato non diventa né utopistico, né pragmatico, ma diventa, se vogliamo fare un paragone con la nostra filosofia, un esponente dello SCETTICISMO ROMANTICO. Egli continua a non avere una fiducia completa nel mondo, non è che ora improvvisamente si fida di tutti e di tutto, ma riconosce che esiste anche qualcos’altro al di là del non-credere a nulla e spera, che piaccia o no, in una speranza di pace, quale Naruto.

    #975366
    Giga
    Partecipante

    HASHIRAMA

    era primitiva ove la società come la concepiamo noi non esiste, ma solo tante famiglie/clan che si scontrano. Mercenari contro mercenari, bambini contro bambini: Hashirama vede i suoi fratelli morire uno dopo l’altro, e solo il futuro Secondo Hokage si salva. E’ l’incontro con Madara, a detta dello stesso Hashirama, che cambia le carte in regola. Sono l’apollineo e il dionisiaco che si incontrano e fondano una nuova società. Hashirama è la parte più apollinea, che non vuole dire fredda, ma, prendendo il paragone con Nietzsche, è la parte che ragione, tecnica, che guarda il lato pratico delle cose; Madara è la scheggia impazzita, il Dionisio che oscilla tra un immensa saggezza e le sfrenate passioni, tra l’esigenza sentita della creazione di una nuova società e il desiderio, inconscio, di aver il potere per dominarla tutta. E’ ovvio quindi che la società fondata da queste due figure non può che essere creata attraverso ripetuti scontri, che, solo alla fine, portano alla comprensione di entrambe le parti. Nasce così il Villaggio della Foglia, nominato da Madara – fate attenzione e pensateci per ora… perché Kishi ha scelto proprio Madara per dare il nome a Konoha? -e gestito dai clan Uchiha e Senju. Ma in una nuova società senza guerre il dionisiaco è destinato a scomparire.

    Così i giochi politici della società fondata escludono sempre più lentamente le pulsioni e la guerra, perché quest’ultime vengono identificate con il Clan Uchiha e con Madara: per Konoha Madara e gli Uchiha rimarranno per sempre la parte da controllare tramite il giusto apollineo Senju. E Hashirama non è da meno. Egli continua, quasi cieco, a seguire il POSITIVISMO di questa nuova società fondata sulla istruzione – notare la vignetta di che inquadra i bambini a scuola – , l’armonia tra Clan e la filantropia. Il problema è che una società del genere, che rifiuta il lato “oscuro” dell’essere umano non è realista: l’apollineo da solo fa solo crollare il mondo in cui vive. Hashirama che colpisce Madara alle spalle è simbolo di questo: il cieco sogno di un villaggio che ignora le alternative oscure dell’essere umano non può far altro che trafiggere la sua controparte “malvagia”, lasciandola però crescere sempre di più. E così si crea Konoha, meravigliosa illusione di pace e armonia, sede e fonte dei più grandi villain di questo manga.

    [SPOILER]Raga, commentate, non è una rubrica, se non vi interessa o non è facile da capire ditelo xD[/SPOILER]

    #975394
    Kuriel
    Membro

    Mi è piaciuta molto tutta l’analisi fin’ora, in particolare quella di sasuke e hashirama. Con queste analisi mi aiuti anche a inquadrare meglio i personaggi e quello che rappresentano, cose che magari mi sono sfuggite e che adesso ho l’opportunità di ripensare. Penso tra l’altro di concordare su tutto anche se non ho avuto bene il tempo di riflettere su ogni cosa a dovere. Ti ringrazio intanto per il lavoro fatto fin’ora e ti ringrazio anticipatamente per quello che farai in futuro 🙂

    #975412
    Giga
    Partecipante

    Mi è piaciuta molto tutta l’analisi fin’ora, in particolare quella di sasuke e hashirama. Con queste analisi mi aiuti anche a inquadrare meglio i personaggi e quello che rappresentano, cose che magari mi sono sfuggite e che adesso ho l’opportunità di ripensare. Penso tra l’altro di concordare su tutto anche se non ho avuto bene il tempo di riflettere su ogni cosa a dovere. Ti ringrazio intanto per il lavoro fatto fin’ora e ti ringrazio anticipatamente per quello che farai in futuro 🙂

    Ahah grazie mille; in effetti secondo me nei personaggi di Kishimoto c’è molto più di quello che c’è da vedere ad una analisi superficiale..speravo solo di attrarre più commenti! Ma si vede che non interessa a tutti :prrr:

    #975423
    Omoi
    Membro

    Io credo che il vero punto di forza dell’opera non siano i personaggi in sé (per quanto molti di essi godano delle migliori caratterizzazioni dell’attuale universo shonen) ma piuttosto la capacità dell’autore di inserire una tale ricchezza di caratteristiche in un contesto storico-sociale congruo, coerente e allo stesso tempo meramente fantasioso come è il mondo ninja. Il pragmatismo di molti personaggi si riflette da sempre nelle scelte stilistiche dell’autore, il protagonista (per dirne una) veste di un’appariscente tuta arancione in un mondo in realtà crudo, in cui ogni dettaglio (compreso l’abbigliamento) potrebbe fare la differenza in combattimento e in sopravvivenza. Ma per non divagare…

    Hashirama che colpisce Madara alle spalle è simbolo di questo: il cieco sogno di un villaggio che ignora le alternative oscure dell’essere umano non può far altro che trafiggere la sua controparte “malvagia”, lasciandola però crescere sempre di più. E così si crea Konoha, meravigliosa illusione di pace e armonia, sede e fonte dei più grandi villain di questo manga.

    E ciò che potrebbe apparire superficialmente come una forzatura trova riscontro logico in una sola, unica, vignetta.
    Ecco, io personalmente preferisco certamente un’analisi impostata così piuttosto che decine di pagine di elucubrazioni tecniche su jutsu, chakra e quant’altro. Le tue analisi non sono solo ben fatte, illuminanti, ponderate ed utili per un sottoforum incentrato su Naruto. Ma oltre a tutto questo danno anche il giusto credito a un autore che indubbiamente merita lo sforzo.
    Io apprezzo molto, penso interesserebbe a molti altri se dedicassero dieci minuti alla lettura.

    #975439
    Piepz-
    Membro

    Complimenti a Giga, queste analisi mi piacciono un bel po, sopratutto quella di Hashirama perchè è l’uomo che vuole la pace ma non si rende conto dei pericoli che potrebbero arrivare (in questo caso il clan Uchiha), e Nagato che cerca la pace con dei metodi troppo forzati ma tutto questo arriva dopo la morte dei genitori in guerra, e lui accecato dall’odio si fa soggiogare da Tobi e approva il piano Juubi.. :sisi:

    Aspettiamo altre analisi e ti rifaccio i complimenti 😀

    #975444
    Giga
    Partecipante

    Io credo che il vero punto di forza dell’opera non siano i personaggi in sé (per quanto molti di essi godano delle migliori caratterizzazioni dell’attuale universo shonen) ma piuttosto la capacità dell’autore di inserire una tale ricchezza di caratteristiche in un contesto storico-sociale congruo, coerente e allo stesso tempo meramente fantasioso come è il mondo ninja. Il pragmatismo di molti personaggi si riflette da sempre nelle scelte stilistiche dell’autore, il protagonista (per dirne una) veste di un’appariscente tuta arancione in un mondo in realtà crudo, in cui ogni dettaglio (compreso l’abbigliamento) potrebbe fare la differenza in combattimento e in sopravvivenza. Ma per non divagare…

    E ciò che potrebbe apparire superficialmente come una forzatura trova riscontro logico in una sola, unica, vignetta.
    Ecco, io personalmente preferisco certamente un’analisi impostata così piuttosto che decine di pagine di elucubrazioni tecniche su jutsu, chakra e quant’altro. Le tue analisi non sono solo ben fatte, illuminanti, ponderate ed utili per un sottoforum incentrato su Naruto. Ma oltre a tutto questo danno anche il giusto credito a un autore che indubbiamente merita lo sforzo.
    Io apprezzo molto, penso interesserebbe a molti altri se dedicassero dieci minuti alla lettura.

    Mi stai facendo arrossire :look: Grazieeeeee 😀

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