Per la serie “Komixjam vuol dire cultura”, ecco un breve articolo per cercare di conoscere le origini dei nostri adorati manga.
Dal punto di vista artistico, il Giappone costituisce un’inesauribile risorsa di spunti visivi, che sono oggetto di continue rielaborazioni grafiche e concettuali nel mondo occidentale.
L’inizio di questo proficuo scambio di influenze e contaminazioni tra il mondo occidentale e quello nipponico risale alla metà del XIX secolo, in seguito alla riapertura del Paese ai traffici internazionali. In Europa si verificò una rapida diffusione dell’orientalismo, che divenne una vera e propria mania. Gli artisti dell’Art Nouveau ripresero alcuni dei canoni visivi giapponesi, imparando a capire i valori strutturali della natura e a sintetizzarli in forme stilizzate, riscoprendo le possibilità di reinterpretazione della bidimensionalità della raffigurazione.
L’oggetto principale di questo nuovo interesse artistico è stato senza dubbio l’ukiyoe.
Il termine significa “visioni del mondo fluttuante” e con esso viene identificato un genere artistico sviluppatosi in Giappone durante lo shogunato Tokugawa (1600-1868). La crescita economica e lo sviluppo dei commerci avevano favorito l’ascesa della classe borghese che ritrovava nell’ukiyoe l’espressione artistica di quella quotidianità di cui era protagonista. Si trattava dunque di un genere che si discostava dalla tradizione artistica aristocratica sia per le tematiche trattate che per il tipo di prodotto realizzato.
Le raffigurazioni ukiyoe infatti ritraevano la vita dei quartieri popolari di Edo (l’attuale Tokyo) e di altri centri urbani, identificando quali soggetti principali attori, cortigiane e lottatori di sumo, per poi sviluppare in un secondo momento anche la rappresentazione dei paesaggi. Esse evitavano qualsiasi riferimento alla classe aristocratica ed alla religione, che era il tema della pittura tradizionale, veicolando invece i gusti della borghesia emergente, che si faceva portatrice di nuovi comportamenti e attitudini, rivolte al piacere, all’intrattenimento, alla moda.
Queste immagini decorative conobbero inoltre una grande diffusione grazie alla stampa, che permetteva di riprodurre in serie biglietti augurali e di circostanza, stampe sciolte, e libri stampati, che grazie ai costi contenuti, potevano essere acquistati da quella classe borghese interessata all’apparire e all’estetica del piacere. Le varie forme di intrattenimento e le visioni paesaggistiche raffigurate, venivano riprodotte attraverso la stampa xilografica, dapprima in nero, per poi arrivare con Harunobu alla stampa policromatica.
L’esponente più famoso e fecondo dell’ukiyoe è stato Katsushika Hokusai (1760 – 1849), che ha realizzato circa 35.000 opere in settant’anni di incessante creazione artistica. Le opere di Hokusai ampliarono la gamma di tipologie e dei formati grafico-pittorici dell’ukiyoe: album di stampe, scene di genere, eventi storici, illustrazioni per racconti, serie dedicate ai paesaggi, studi sulla natura, dipinti su seta, blocchi di schizzi e di stampe realizzate per occasioni particolari. I suoi manga (album di modelli per artisti dilettanti) divennero molto popolari, così come le sue caricature che prendevano di mira le professioni, i costumi e i comportamenti sociali.
Hokusai realizzò numerose serie di stampe policrome in fogli singoli, tra le quali spicca quella intitolata Trentasei vedute del monte Fuji (1823 – 1835). La più famosa di queste immagini è sicuramente La (grande) onda presso la costa di Kanagawa, che risulta essere altamente rappresentativa non solo della produzione artistica di Hokusai, ma anche dell’intero movimento ukiyoe. Oltre che per le numerose rivisitazioni contemporanee delle sue opere, Hokusai è famoso anche per l’influenza che ha esercitato sul mondo dei manga giapponesi. I manga da lui realizzati erano in realtà diversi dai prodotti editoriali che vengono definiti oggi attraverso questo termine. Si trattava di volumetti didattici per disegnatori dilettanti che riportavano immagini monocromatiche raffiguranti animali e persone. Il suo stile però ha ispirato gli illustratori giapponesi del XIX secolo, che, influenzati anche dai fumetti e dalle animazioni americane, in particolare quelle di Walt Disney, hanno dato vita a quel particolare modo di disegnare che oggi viene universalmente riconosciuto sotto il nome di manga.