Sin da piccolo, sono sempre stato un grande estimatore delle opere della Marvel: l’innovativa idea con cui la Casa delle Idee ha messo su i propri supereroi (sotto lo slogan “Supereroi con super-problemi“) ha reso personaggi come Spider-Man, i vari X-Man, il famoso/famigerato Iron-Man e tanti altri, molto più vicini alla “gente normale” di quanto lo siano stati in passato (ma al giorno d’oggi le cose sono notevolmente cambiate) i vari Superman, Batman, Flash e via discorrendo.

Paperinik e Super-Pippo non sono più soli.
Come promesso oggi parliamo di Dark Avengers/X-Men: Utopia. L’albo affidato alle matite di Marc Silvestri ed all’estro creativo di Matt Fraction si rivela sin da subito un rpodotto di discreta qualità ma sicuramente funzionale alla trama che deve portare a termine nell’arco di quattro numeri che introdurranno mutanti nel Dark Reign. La storia si basa principalmente sulla marcia organizzata “pacificamente” da Simon Trask sino a San Francisco, ormai casa degli X-Men, ma ben presto si capisce che la marcia altro non è che un pretesto per cominciare l’ennesimo atto di razzismo nei confronti dei mutanti. La situazione degenera per due fattori principali, il primo è che effettivamente il popolo mutante sembra un senza un vero leader che riesca a tenere in pugno la frenesia
Sembrava che alla fine dello scorso albo ci trovassimo davanti all’ennesima macchinazione di Norman Osborn per aumentare la fama dei suoi Dark Avengers ma a quanto pare siamo stati smentiti. Infatti in questo numero scopriamo da subito che non c’è lo zampino della Cabala dietro l’attacco degli Atlantidei a New York e di conseguenza è ora di agire per i Vendicatori. In realtà ad agire non saranno tutti i membri del gruppo, ma solo Sentry o almeno così pare, infatti non appena quest’ultimo sta per lasciare la torre dei Vendicatori scopriamo che per compiere il massacro Normie ha scelto di far emergere la personalità di Void sicuramente più idonea al compito. Subito dopo il massacro degli Atlantidei scopriamo che