Riccardo Mannelli: un artista di larghe vedute

 Si fanno svariati incontri nel corso della propria vita: da quelli che ti rovinano la giornata, passando attraverso quelli che non modificano di una virgola il corso delle vicende personali, fino a giungere ai famosi “incontri che ti cambiano la vita”. Questi ultimi, spesso, sono sopravvalutati: si pensa che per modificare radicalmente il corso delle proprie esistenze sia necessario trovarsi davanti a personaggi “monumentali”, di quelli che risplendono di una tale abbacinante luce propria da accecare chi non abbia ricevuto il permesso di mirare cotanto fulgore, senza rendersi conto che a volte (il più delle volte, mi verrebbe da dire) anche le persone più umili e modeste, di quelle con cui, magari, per una sola volta nella vita, ti ritrovi a condividere il tavolo al ristorante, possano effettivamente incidere profondamente nel prosieguo della esistenza.

 Riccardo Mannelli, classe ’55, è un perfetto esempio della seconda tipologia di individui: sebbene sia davvero “monumentale”, con una carriera alle spalle che va dalla “vignetta satirica” all’installazione d’arte presso l’Ara Pacis, passando per i reportage “disegnati” da alcuni luoghi caldi del nostro Pianeta, Mannelli è un tranquillo signore alla mano, felice di scambiare quattro chiacchiere quando viene interpellato e dagli occhi che brillano quando ha la possibilità di prendere in mano una penna e disegnare. Ed è una persona che, quando parla, quando ti spiega la sua visione delle cose o anche solo quando ti racconta un aneddoto comico della sua vita, riesce a comunicare molto più di quanto facciano le sue parole, alla stregua dei suoi disegni, ciascuna una piccola opera d’arte (e molte di queste, in realtà, maestose opere pittoriche) che racchiude in ogni singolo tratto di penna, in ogni lieve sfumatura, in ogni macchia di colore, in ogni singolo termine usato per commentare l’illustrazione una serie di impressioni che, a seconda di chi legge l’opera, comunicano sentimenti e significati differenti.

 L’incontro con Riccardo Mannelli è avvenuto giovedì 22 agosto, nella città di Potenza, per merito di un evento organizzato da Giulio Laurenzi, proprietario della locale fumetteria (unica della Basilicata!) Comicstore che durante il corso dell’estate (e in quelle degli ultimi anni) ha visto susseguirsi una serie di eventi, dal corso di disegno all’incontro dei cosplayer, sino alla presentazione di opere del fumetto italiano e all’incontro con autori. La prima impressione avuta, stringendo la mano a Riccardo, è quella di avere davanti un “guerriero”: un soldato che ha dedicato la vita a battersi, attraverso le sue opere, nell’esercito della Cultura, rivestendo i ranghi di comandante nell’armata degli artisti. E lo è, Mannelli, un artista a tutto tondo: se lo definite “vignettista satirico” (come si può leggere sia in rete, sia su riviste e quotidiani) lui si schernisce, dicendo che nella sua vita non ha mai voluto fare né l’umorista, né il comico (categoria che, peraltro, poco sopporta), mentre ciò che lo ha sempre spinto, il motore che ha mosso, inesorabile, la sua produzione artistica è il semplice gusto di rappresentare, di mettere, nero su bianco, il flusso dei suoi pensieri su una pagina, così da far acquisire a questi ultimi una forma tangibile attraverso le linee dei suoi disegni.

Yayoi Kusama: la Principessa dei pois

 Come ben sappiamo i manga e gli anime costituiscono un aspetto molto importante della quotidianità come anche dell’economia del Giappone. Tuttavia lo studio e lo sviluppo delle arti visive nel Paese del Sol Levante non si limitano a questo, e sarebbe quindi interessante conoscere colei che viene ritenuta da molti la più grande artista giapponese vivente; stiamo parlando di Yayoi Kusama.

L’artista nasce nella città di Matsumoto, nella prefettura di Nagano, nel 1929. La sua formazione artistica ha inizio con lo studio delle pittura Nihonga, termine con il quale, durante il periodo Meiji (1868-1912), venivano indicate quelle opere caratterizzate da rigore formale e realizzate secondo i canoni artistici tradizionali, così come i materiali e le tecniche.

Lin I-Chen: arte vera

 Eccomi di nuovo qua a portarvi artisti “veri” ma poco famosi. Infatti questa volta ho scovato un artista-illustratore davvero favoloso.

Però per parlare di Lin I-Chen, detto “Eat” dobbiamo spostarci dal Giappone a Taiwan. Infatti questo splendido GENIO è made in Taiwan e non in Japan!

Il suo tratto è davvero magico, i volti delle ragazza che riproduce sono dannatamente reali (e mi chiedo come diavolo faccia!). I corpi sono disegnati in maniera fantastica e sexy e i colori rendono reale tutto il resto.

Vi lascio qualche immagine di Lin I-Chen perchè meritano davvero di uno sguardo, e vi prego di soffermarvi su quella dove sono ritratte due ragazze che tengono in mano la stessa matita…sono rimasto stupefatto dalla bellezza di quel disegno.

The art of Simoshi Muramasa

 Quando parliamo di Giappone e delle sue arti solitamente pensiamo ai manga, queste meravigliose creazioni, disegnatori che si inventano storie fantastiche rendendole “tangibili” grazie alla loro capacità di disegnare personaggi e sfondi talmente reali che a volte stentiamo a credere che siano solo disegni.

Ognuno preferisce un mangaka rispetto ad altri,  ma ci spesso ci dimentichiamo che in Giappone non esistono solo i mangaka, ma anche degli artisti, a mio parere 😉 , ancor più bravi e capaci, meno famosi rispetto ai vari Masashi Kishimoto o Akira Toriyama. Meno famosi però non significa anche meno bravi, anzi!