Ichiraku Ramen

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  • #800405
    dadan jack
    Partecipante

    Vi sta solo prendendo per il culo :sisi:
    Querion non può essere una femmina :sisi:
    Ora, fotina!

    #800406
    Jiraiya92
    Membro

    essere o non essere… questo è il problema! :asd:

    #800409
    Jacopo
    Membro

    non ero l’unico allora!!! mi sento decisamente meno pirla :asd:
    chissà se querion ci può dare una prova tangibile del suo sesso:nod:

    #800410
    cerchio
    Partecipante

    E cosa c’è di male?

    :sisi:

    [SPOILER]Effetti dei cannabinoidi a breve termine

    gli effetti spiacevoli acuti più comuni sono: deficit dell’attenzione, della concentrazione e della memoria a breve termine, disorientamento spazio-temporale, ansia generalizzata e somatizzata, disforia, attacchi di panico. Altri effetti fisiologici a breve termine, sono: aumento dell’appetito, vasodilatazione periferica, irritazione congiuntivale, tachicardia, cefalea, astenia, disturbi soggettivi dell’equilibrio, con deficit della coordinazione motoria, alterazioni dei tempi di reazione agli stimoli, tosse debole e frequente. Gli effetti psicologici a breve termine, includono: aumento della sensibilità sensoriali (gusto, olfatto, udito), particolari e intense percezioni tattili e visive, facilitata rievocazione mnesica, dilatazione soggettiva del tempo trascorso sotto l’effetto dei cannabinoidi, loquacità, rilassamento psicofisico, senso di benessere, stato subeuforico dell’umore, disinibizione sociale.

    Effetti dei cannabinoidi a lungo termine

    Gli effetti fisiologici indotti dai cannabinoidi a lungo termine includono: scialorrea (aumento della salivazione), tachicardia, disturbi del ritmo sonno-veglia, congiuntiviti, naso ostruito, faringo-tracheiti, bronchiti, deficit immunologici. Gli effetti psicologici a lungo termine, invece, sono rappresentati da: anedonia, astenia, abulia, instabilità dell’umore, trascuratezza, mancanza di motivazione e interesse, passività e apatia, scarsa tolleranza delle frustrazioni, bassa produttività, ottusità mentale, lentezza nei movimenti, deficit di memoria ed attenzione. Gli effetti avversi sul piano mentale, in caso d’intossicazione cronica, includono: irritabilità, manie di persecuzione con disturbi deliranti del pensiero, incoerenza tematica del linguaggio, disturbi grossolani formali e di contenuto dell’ideazione, confusione, ansia e depressione, attacchi di panico, fobie, disorientamento spazio-temporale e verso le persone, allucinazioni visive, delirium, psicosi tossica, depersonalizzazione, derealizzazione.

    I segni dell’assunzione di cannabinoidi

    I segni ed i sintomi clinici facilmente apprezzabili dopo assunzione di cannabinoidi sono: fatuità, occhi arrossati, incostanza ed incoerenza sul piano ideativo, forte disattenzione, facile distraibilità, facile esauribilità nell’esecuzione di compiti mentali e psicofisici relativamente semplici.

    Le complicanze e i rischi connessi all’assunzione di cannabinoidi

    L’uso prolungato dei cannabinoidi induce alterazioni del metabolismo cellulare, della motilità degli spermatozoi, della fertilità, dello sviluppo fetale, della funzione vascolare, dell’istologia dei tessuti cerebrali e del sistema immunitario, che viene solitamente depresso. I danni subiti dall’apparato respiratorio sono paragonabili, se non superiori, a quelli causati dal fumo di tabacco. Gli aspetti connessi alla tolleranza ed alla dipendenza non sono stati ancora del tutto chiariti. Solitamente, i consumatori abituali controllano, a parità di dose, con più facilità gli effetti comportamentali tipici indotti dall’assunzione di cannabinoidi, rispetto ai consumatori occasionali. Tuttavia, una tendenza ad aumentare le dosi, nel tempo tra i consumatori abituali, generalmente esiste. Nel caso d’intossicazione acuta l’assuntore può andare incontro ad una sindrome caratterizzata da: astenia, vertigini, pallore, sudorazione profusa, disturbi dell’equilibrio, nausea e vomito. In tal caso è necessario sdraiare l’assuntore, aiutandolo a coricarsi molto lentamente in un ambiente tranquillo, e, appena possibile, fargli bere molta acqua, con un poco di zucchero, ripetutamente, per qualche ora. Usualmente non si verifica una sindrome d’astinenza clamorosa alla brusca sospensione dell’uso di Cannabis. Tuttavia, persiste spesso un intenso desiderio di assumere la sostanza (craving) con sintomi che includono l’irritabilità, l’insonnia, la diminuzione dell’appetito, l’impulsività.

    I cannabinoidi: induzione di quadri psicopatologici

    Numerose osservazioni scientifiche e cliniche, accumulatisi negli ultimi anni, hanno documentato che l’assunzione cronica di derivati della cannabis può indurre una sintomatologia psicopatologica, rilevante sul piano clinico, con l’insorgere di gravi disturbi della sfera comportamentale. La riduzione progressiva delle motivazioni sino all’insorgere di quadri di completa abulia, con disturbi francamente depressivi del tono dell’umore, talora associati a disturbi del pensiero a sfondo paranoide, con aumento dell’ostilità e dissocialità, caratterizza un processo di vera e propria “depersonalizzazione”, cioè di modificazione della parte più interiore e delicata della persona. In questo contesto, insieme alle alterazioni della sfera cognitiva, della memoria e dell’attenzione, compaiono con frequenza quadri assimilabili alla sintomatologia produttiva della schizofrenia. I disturbi della sfera ideativa possono giungere ad esasperarsi sino alla perdita del contatto con la realtà. L’impossibilità a definire i concetti, a focalizzare le idee, già evidente nelle situazioni d’uso occasionale o moderato della sostanza, si può trasformare in una distorsione persistente e pervasiva del modo di percepire il mondo circostante. Nelle forme più gravi, dopo l’uso di cannabinoidi a dosi elevate o per tempi d’esposizione relativamente lunghi, in soggetti più vulnerabili o predisposti, si manifestano vere e proprie allucinazioni, con disturbi deliranti del pensiero, a volte indistinguibili dai più classici sintomi schizofrenici. I disturbi della sfera ideativa pongono, infatti, difficili problemi di diagnosi differenziale anche agli psichiatri più esperti. Non è chiaro, infatti, se la marijuana sia direttamente responsabile di quadri psicopatologici, così gravi, oppure se svolga solo un’azione di causa precipitante, di fattore slatentizzante di quadri patologici preesistenti in fase sub-clinica. Le più recenti conoscenze sugli effetti cerebrali dei cannabinoidi rilevano il coinvolgimento di una specifica popolazione di recettori e delle sostanze fisiologicamente deputate alla loro stimolazione. L’anandamide, di cui stiamo parlando, una sostanza naturalmente presente nel nostro cervello, è coinvolta nella percezione dell’euforia ed alla modulazione dello stress emozionale. L’uso cronico di cannabinoidi produce insensibilità dei suoi recettori, con gli effetti sulla sfera psichica già descritti. Alcuni studiosi hanno ipotizzato che, tra le condizioni biologiche associate all’insorgere di una psicosi schizofrenica ve ne fosse una che coinvolge proprio una disregolazione dei recettori cerebrali su cui i cannabinoidi agiscono. I soggetti predisposti geneticamente e neuro-biologicamente, nei quali quest’importante sistema di regolazione neuro-trasmettitoriale sarebbe carente, rischierebbero maggiormente lo sviluppo di una patologia schizofreniforme indotta dall’uso di cannabinoidi. Ancora più complessa appare l’interpretazione dei sintomi psicotici e di deficit cognitivo-comportamentale che, talora, compaiono non durante l’uso dei cannabinoidi, ma alla loro sospensione, dopo un prolungato periodo d’assunzione. Occorre, perciò, sottolineare quanto sia pericoloso per la popolazione generale ed i particolare per i soggetti predisposti, in età adolescenziale o giovanile, utilizzare queste sostanze psicoattive illegali, da alcuni sottovalutate nella loro potenziale dannosità e ritenute molto impropriamente “leggere”. Recenti osservazioni cliniche, sottolineando alcuni effetti terapeutici dei cannabinoidi, non fanno che confermarne l’azione sul sistema nervoso centrale. Ciò, potrebbe aprire prospettive di utilizzo clinico dei cannabinoidi, in un contesto medico e prescrittivo specifico. Non è forse la morfina un importante rimedio medico in anestesia e gestione del dolore estremo? Gli effetti terapeutici dei cannabinoidi non giustificano, in nessun caso, la liberalizzazione dell’uso ricreativo di tali sostanze, che trasformano, col tempo, tanti ragazzi sani e tanti giovani in “cannibali”, cioè in soggetti che si sono “fumato il cervello”, così come vengono scherzosamente identificati, nel linguaggio giovanile, coloro che fanno uso continuativo dei derivati della cannabis.

    Riferimenti bibliografici

    MANNA V. L’insostenibile leggerezza dello “spinello”. Foggiatre: territorio e salute, N. 4-5, 46-47, 1999.
    DIANA M, MUNTONI AL. Danni cerebrali da cannabis indica. ADD N.1, 6-8, 2000.
    ABOOD ME, MARTIN BR. Neurobiology of marijuana abuse. Nature 390, 557-559, 1998.
    GRINSPOON L, BAKALAR JB, ZIMMER L, MORGAN JP. Marijuana addiction. Science 277, 749-752, 1997.
    ENTIN EE & GOLDZUNG I. Residual effects of marjuana usage on learning and memory. Psychol. Res. 23, 169-178, 1973.
    BLOCK RI, GHONEIM I. Effects of chronic marijuana use on human cognition. Psycho-pharmacology 110, 219-228, 1993.
    HAMPSON RE, DEADWYLER SA. Cannabinoids, hippocampal function and memory. Life Sci. 65, 715-723, 1999. [/SPOILER]

    ti basta???? :asd: :asd: :asd:

    ad ogni modo più che un opinione la mia era una presa di coscienza di un dato di fatto :asd: :asd: :asd:

    #800411
    tappoxxl
    Membro

    :sisi:

    [SPOILER]Effetti dei cannabinoidi a breve termine

    gli effetti spiacevoli acuti più comuni sono: deficit dell’attenzione, della concentrazione e della memoria a breve termine, disorientamento spazio-temporale, ansia generalizzata e somatizzata, disforia, attacchi di panico. Altri effetti fisiologici a breve termine, sono: aumento dell’appetito, vasodilatazione periferica, irritazione congiuntivale, tachicardia, cefalea, astenia, disturbi soggettivi dell’equilibrio, con deficit della coordinazione motoria, alterazioni dei tempi di reazione agli stimoli, tosse debole e frequente. Gli effetti psicologici a breve termine, includono: aumento della sensibilità sensoriali (gusto, olfatto, udito), particolari e intense percezioni tattili e visive, facilitata rievocazione mnesica, dilatazione soggettiva del tempo trascorso sotto l’effetto dei cannabinoidi, loquacità, rilassamento psicofisico, senso di benessere, stato subeuforico dell’umore, disinibizione sociale.

    Effetti dei cannabinoidi a lungo termine

    Gli effetti fisiologici indotti dai cannabinoidi a lungo termine includono: scialorrea (aumento della salivazione), tachicardia, disturbi del ritmo sonno-veglia, congiuntiviti, naso ostruito, faringo-tracheiti, bronchiti, deficit immunologici. Gli effetti psicologici a lungo termine, invece, sono rappresentati da: anedonia, astenia, abulia, instabilità dell’umore, trascuratezza, mancanza di motivazione e interesse, passività e apatia, scarsa tolleranza delle frustrazioni, bassa produttività, ottusità mentale, lentezza nei movimenti, deficit di memoria ed attenzione. Gli effetti avversi sul piano mentale, in caso d’intossicazione cronica, includono: irritabilità, manie di persecuzione con disturbi deliranti del pensiero, incoerenza tematica del linguaggio, disturbi grossolani formali e di contenuto dell’ideazione, confusione, ansia e depressione, attacchi di panico, fobie, disorientamento spazio-temporale e verso le persone, allucinazioni visive, delirium, psicosi tossica, depersonalizzazione, derealizzazione.

    I segni dell’assunzione di cannabinoidi

    I segni ed i sintomi clinici facilmente apprezzabili dopo assunzione di cannabinoidi sono: fatuità, occhi arrossati, incostanza ed incoerenza sul piano ideativo, forte disattenzione, facile distraibilità, facile esauribilità nell’esecuzione di compiti mentali e psicofisici relativamente semplici.

    Le complicanze e i rischi connessi all’assunzione di cannabinoidi

    L’uso prolungato dei cannabinoidi induce alterazioni del metabolismo cellulare, della motilità degli spermatozoi, della fertilità, dello sviluppo fetale, della funzione vascolare, dell’istologia dei tessuti cerebrali e del sistema immunitario, che viene solitamente depresso. I danni subiti dall’apparato respiratorio sono paragonabili, se non superiori, a quelli causati dal fumo di tabacco. Gli aspetti connessi alla tolleranza ed alla dipendenza non sono stati ancora del tutto chiariti. Solitamente, i consumatori abituali controllano, a parità di dose, con più facilità gli effetti comportamentali tipici indotti dall’assunzione di cannabinoidi, rispetto ai consumatori occasionali. Tuttavia, una tendenza ad aumentare le dosi, nel tempo tra i consumatori abituali, generalmente esiste. Nel caso d’intossicazione acuta l’assuntore può andare incontro ad una sindrome caratterizzata da: astenia, vertigini, pallore, sudorazione profusa, disturbi dell’equilibrio, nausea e vomito. In tal caso è necessario sdraiare l’assuntore, aiutandolo a coricarsi molto lentamente in un ambiente tranquillo, e, appena possibile, fargli bere molta acqua, con un poco di zucchero, ripetutamente, per qualche ora. Usualmente non si verifica una sindrome d’astinenza clamorosa alla brusca sospensione dell’uso di Cannabis. Tuttavia, persiste spesso un intenso desiderio di assumere la sostanza (craving) con sintomi che includono l’irritabilità, l’insonnia, la diminuzione dell’appetito, l’impulsività.

    I cannabinoidi: induzione di quadri psicopatologici

    Numerose osservazioni scientifiche e cliniche, accumulatisi negli ultimi anni, hanno documentato che l’assunzione cronica di derivati della cannabis può indurre una sintomatologia psicopatologica, rilevante sul piano clinico, con l’insorgere di gravi disturbi della sfera comportamentale. La riduzione progressiva delle motivazioni sino all’insorgere di quadri di completa abulia, con disturbi francamente depressivi del tono dell’umore, talora associati a disturbi del pensiero a sfondo paranoide, con aumento dell’ostilità e dissocialità, caratterizza un processo di vera e propria “depersonalizzazione”, cioè di modificazione della parte più interiore e delicata della persona. In questo contesto, insieme alle alterazioni della sfera cognitiva, della memoria e dell’attenzione, compaiono con frequenza quadri assimilabili alla sintomatologia produttiva della schizofrenia. I disturbi della sfera ideativa possono giungere ad esasperarsi sino alla perdita del contatto con la realtà. L’impossibilità a definire i concetti, a focalizzare le idee, già evidente nelle situazioni d’uso occasionale o moderato della sostanza, si può trasformare in una distorsione persistente e pervasiva del modo di percepire il mondo circostante. Nelle forme più gravi, dopo l’uso di cannabinoidi a dosi elevate o per tempi d’esposizione relativamente lunghi, in soggetti più vulnerabili o predisposti, si manifestano vere e proprie allucinazioni, con disturbi deliranti del pensiero, a volte indistinguibili dai più classici sintomi schizofrenici. I disturbi della sfera ideativa pongono, infatti, difficili problemi di diagnosi differenziale anche agli psichiatri più esperti. Non è chiaro, infatti, se la marijuana sia direttamente responsabile di quadri psicopatologici, così gravi, oppure se svolga solo un’azione di causa precipitante, di fattore slatentizzante di quadri patologici preesistenti in fase sub-clinica. Le più recenti conoscenze sugli effetti cerebrali dei cannabinoidi rilevano il coinvolgimento di una specifica popolazione di recettori e delle sostanze fisiologicamente deputate alla loro stimolazione. L’anandamide, di cui stiamo parlando, una sostanza naturalmente presente nel nostro cervello, è coinvolta nella percezione dell’euforia ed alla modulazione dello stress emozionale. L’uso cronico di cannabinoidi produce insensibilità dei suoi recettori, con gli effetti sulla sfera psichica già descritti. Alcuni studiosi hanno ipotizzato che, tra le condizioni biologiche associate all’insorgere di una psicosi schizofrenica ve ne fosse una che coinvolge proprio una disregolazione dei recettori cerebrali su cui i cannabinoidi agiscono. I soggetti predisposti geneticamente e neuro-biologicamente, nei quali quest’importante sistema di regolazione neuro-trasmettitoriale sarebbe carente, rischierebbero maggiormente lo sviluppo di una patologia schizofreniforme indotta dall’uso di cannabinoidi. Ancora più complessa appare l’interpretazione dei sintomi psicotici e di deficit cognitivo-comportamentale che, talora, compaiono non durante l’uso dei cannabinoidi, ma alla loro sospensione, dopo un prolungato periodo d’assunzione. Occorre, perciò, sottolineare quanto sia pericoloso per la popolazione generale ed i particolare per i soggetti predisposti, in età adolescenziale o giovanile, utilizzare queste sostanze psicoattive illegali, da alcuni sottovalutate nella loro potenziale dannosità e ritenute molto impropriamente “leggere”. Recenti osservazioni cliniche, sottolineando alcuni effetti terapeutici dei cannabinoidi, non fanno che confermarne l’azione sul sistema nervoso centrale. Ciò, potrebbe aprire prospettive di utilizzo clinico dei cannabinoidi, in un contesto medico e prescrittivo specifico. Non è forse la morfina un importante rimedio medico in anestesia e gestione del dolore estremo? Gli effetti terapeutici dei cannabinoidi non giustificano, in nessun caso, la liberalizzazione dell’uso ricreativo di tali sostanze, che trasformano, col tempo, tanti ragazzi sani e tanti giovani in “cannibali”, cioè in soggetti che si sono “fumato il cervello”, così come vengono scherzosamente identificati, nel linguaggio giovanile, coloro che fanno uso continuativo dei derivati della cannabis.

    Riferimenti bibliografici

    MANNA V. L’insostenibile leggerezza dello “spinello”. Foggiatre: territorio e salute, N. 4-5, 46-47, 1999.
    DIANA M, MUNTONI AL. Danni cerebrali da cannabis indica. ADD N.1, 6-8, 2000.
    ABOOD ME, MARTIN BR. Neurobiology of marijuana abuse. Nature 390, 557-559, 1998.
    GRINSPOON L, BAKALAR JB, ZIMMER L, MORGAN JP. Marijuana addiction. Science 277, 749-752, 1997.
    ENTIN EE & GOLDZUNG I. Residual effects of marjuana usage on learning and memory. Psychol. Res. 23, 169-178, 1973.
    BLOCK RI, GHONEIM I. Effects of chronic marijuana use on human cognition. Psycho-pharmacology 110, 219-228, 1993.
    HAMPSON RE, DEADWYLER SA. Cannabinoids, hippocampal function and memory. Life Sci. 65, 715-723, 1999. [/SPOILER]

    ti basta???? :asd: :asd: :asd:

    ad ogni modo più che un opinione la mia era una presa di coscienza di un dato di fatto :asd: :asd: :asd:

    è peggio il tabacco che provoca il cancro…è peggio l’alcool che provoca morti e malattie ben peggiori della tachicardia e della eccessiva salivazione…sono peggio le medicine che hanno tutte effetti collaterali e alcune provocano anche la morte…e lo dicono negli spot televisivi…l’erba è erba e non fa male…se ne fumi tanta fa male come ogni eccesso…anche se ti fumassi l’insalata a lungo andare ti verrebbe qualche disturbo…

    #800412
    shinobi91
    Membro

    Meglio una bella ubriacatura….

    #800414
    Bartholomew Kuma
    Partecipante

    Meglio una bella ubriacatura….

    Sono d’accordo….La birra Bona è il meglio :birra:

    #800415
    cerchio
    Partecipante

    è peggio il tabacco che provoca il cancro…è peggio l’alcool che provoca morti e malattie ben peggiori della tachicardia e della eccessiva salivazione…sono peggio le medicine che hanno tutte effetti collaterali e alcune provocano anche la morte…e lo dicono negli spot televisivi…l’erba è erba e non fa male…se ne fumi tanta fa male come ogni eccesso…anche se ti fumassi l’insalata a lungo andare ti verrebbe qualche disturbo…

    se leggi bene non provoca solo eccessiva salivazione :sisi:, poi è ovvio che per portare l’acqua al mulino della tua teoria indichi solo gli effetti minori :asd: :asd:

    ad ogni modo è vero che in ogni cosa ciò che è dannoso è l’eccesso e la mancanza di equilibrio su questo ti dò ragione 😉

    #800416
    Kirisuto
    Moderatore

    Mi ricordano una certa discussione, ormai chiusa, questi ultimi post :asd:


    Si dice … :sisi:

    #800417
    tappoxxl
    Membro

    se leggi bene non provoca solo eccessiva salivazione :sisi:, poi è ovvio che per portare l’acqua al mulino della tua teoria indichi solo gli effetti minori :asd: :asd:

    ad ogni modo è vero che in ogni cosa ciò che è dannoso è l’eccesso e la mancanza di equilibrio su questo ti dò ragione 😉

    quella della eccessiva salivazione mi ha fatto ridere…mi sono immaginato un tizio che parla alla gatto silvestro…sputacchiando sempre……

    #800418
    max23
    Membro

    Mi ricordano una certa discussione, ormai chiusa, questi ultimi post :asd:

    Anche a me :asd:
    Speriamo non finisca come quella volta :asd:

    #800420
    Kirisuto
    Moderatore

    Anche a me :asd:
    Speriamo non finisca come quella volta :asd:

    Già … spero non si cominci a parlare pure di omosessualità :sisi:
    Mamma mia … :asd:

    #800422
    max23
    Membro

    Già … spero non si cominci a parlare pure di omosessualità :sisi:
    Mamma mia … :asd:

    Vabbè, Mastro (quello originale) non c’è più :sisi:
    Non credo che si creerebbero discussioni come quella volta :asd:

    E poi dimentichi anche un altro tema: la censura! 😀

    #800423
    Kirisuto
    Moderatore

    E poi dimentichi anche un altro tema: la censura! 😀

    Aaah … :icon_rolleyes:
    Se ci penso … :asd:

    :doh:

    #800424
    max23
    Membro

    Aaah … :icon_rolleyes:
    Se ci penso … :asd:

    :doh:

    Quello è stato il thread più divertente di tutti :icon_rolleyes:

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