
I prezzi del merchandise, certo. Le cosiddette “edizioni speciali” che di speciale hanno solo il prezzo, ovviamente. La quantità immane di gente proveniente da ogni parte d’Italia. Quei cosplayers che non capiscono dove l’autoironia sconfini nella totale mancanza di amor proprio, senza dubbio. La ressa alle biglietterie, che all’ora di punta sembrano sempre troppo poche, anche quando ce ne sono dieci. Cento. Mille. I pisani che invadono la nobile Lucca, argh. Il caos derivante dai trasferimenti vari, del tipo hotel-Lucca, Lucca-hotel, hotel-cena, hotel-Lucca, Lucca-luogo imprecisato in qualche parte d’Italia. Vero. Queste sono tutte cose che un veterano del Lucca Comics come me conosce ed impara a temere. Ma, amici miei, ce n’è una che le batte tutte, e di gran lunga. Un’evenienza che, quando si presenta, riesce a trasformare Lucca nell’anticamera dell’Inferno, e che – peggio ancora – non può essere evitata in alcun modo. Signore e signori, un applauso alla più tremenda delle iatture che possa abbattersi su un Comics: la PIOGGIA.
Mentre fuori nevica e il Natale si avvicina, mi trovo un Venerdì sera senza far niente, perché per qualche strana ragione ho sbagliato a tenere il conto dei miei impegni e la telefonata di un amico mi ha fortunosamente ricordato che questa sera posso evitare di sfidare i pesanti fiocchi che cadono su Firenze per recarmi in sala prove… Non suoneremo. La giornata è stata dura: è cominciata in un reparto di endoscopia digestiva dove ho affrontato da spettatore un turno di lavoro, cominciando a confrontarmi con i problemi della professione di medico. E’ passata attraverso un pomeriggio passato a studiare svogliatamente, aspettando la neve. E adesso che i fiocchi cadono soffici ma inarrestabili, è come se qualcosa venisse a mancare. Non ho niente da fare. Mi sento leggero, vuoto, senza un posto nel mondo, e questa è una sensazione che alle volte può essere incredibilmente piacevole… E allora – mi dico – che sia giunto il momento per riunirci ancora una volta intorno all’albero di Natale di Komixjam per parlare di ciò che ci unisce…?
… Penso che la mattina seguente dovrò caricare in macchina 7 persone e che in qualche modo ci dovremo arrangiare, penso che dall’alto del nostro cucuzzolo, con la pizza sulla stomaco e l’emozione che mi riempie il cuore non sono in grado di pianificare la giornata seguente… Dove parcheggeremo? Come ci organizzeremo? Verranno i nostri lettori? Riusciremo a parlare con la gente? Tutto sommato, capisco anche che tutto questo non conta. La stanchezza, l’emozione, il tempo che si dilata, il cuore che si affeziona a persone prima di allora sconosciute. Tutto questo è Lucca Comics. Capisco che è cominciato. Che domani andrà come andrà e ci divertiremo. Siamo insieme e tutto sommato siamo felici… Penso tutte queste cose… E mi addormento…
Immaginate… Avete organizzato un viaggio con i vostri amici. Come al solito, c’è l’organizzatore di turno, quello che è sempre capace di fare da collante sociale, il risolutore di ogni problema, l’anima della festa, il pilastro del gruppo. E’ lui che si sta occupando di tutto, è lui il vostro punto di riferimento. Adesso immaginate di star preparando i bagagli, quando il vostro telefono squilla: leggete il suo nome sul display. E’ lui, cosa vorrà dirvi? Vorrà ricordarvi di portare il biglietto del comics? Gentile! Ma la sua voce è un po’ alterata: “Ho la febbre” dice, “Non potrò venire”. Così comincia il nostro Lucca Comics 2009, con la febbre a 38° del nostro Dena, col Blurry che tenta goffamente di prendere in mano la situazione. Così comincia. Ma la storia che vi racconterò è, manco a dirlo, una grande storia. Una storia di divertimento, cosplay, emozioni e colori folli, rumori assordanti, fiumi umani, residence sperduti nel nulla, grandi sorprese, gioie immense. Una storia di amici.
… Ora, prima di iniziare io vorrei riabilitare definitivamente la Calpis Soda…! Questa bevanda, popolarissima in Giappone, altro non è che un cremoso nettare gustosamente fruttato, piacevolmente arricchito con un pizzico di anidride carbonica che le conferisce un piacevole sentore che stuzzica il palato… Utilissima per resistere all’incomparabile calura estiva del Sol Levante, nutriente, più o meno salutare, particolare, certamente esotica, squisitamente bipolare, prettamente beverina, impagabilmente dissetante, ma affabile, persino divertente, simpatica e sicuramente non mi hanno pagato per pubblicizzarla. Leggenda.
D’accordo, non è esattamente il 15 Marzo, ma faceva lo stesso tanto figo. E dunque un saluto caloroso dal vostro Blurry! Avrei voluto onorare il nostro appuntamento della scorsa settimana, ma purtroppo le mie condizioni fisico-universitarie non mi hanno permesso di fare tutto quello che avrei voluto. In compenso sono arrivate buone notizie e la settimana passata ha portato, insieme alle piogge torrenziali che hanno trasformato Firenze in una gigantesca pozzanghera, anche tante novità, nel mondo dei manga e non. Parliamone iniseme!
…Silenzio… Mmmh… Proviamo a vedere se c’è qualcuno… Uhm… Mah… La luce è spenta… Ahi… Cavolo…. Sul pavimento dev’esserci ancora il casino che facemmo col 21… Uh! Ah… Non c’è nessuno… Però magari se scrivo qualcosa iniziano a tornare… Sì… E magari ricominciamo a discutere… E magari la discussione si rianima… E magari si divertono… E magari mi diverto anch’io… E magari ne esce pure fuori qualcosa di simpatico… E magari Dena smette di frustarmi…! Ma sì… Io ci provo eh! Aprite bene le orecchie: ditelo ad amici, conoscenti, fidanzate, fidanzati, animali domestici, fratelli e sorelle: l’Angolo del Blurry è tornato! E voi ci siete?
Credetemi. E’ frustrante dover tornare un numero imprecisato di volte sullo stesso argomento, certo poi che le mie parole saranno fraintese da chi le vuole fraintendere, capite da chi le vuole capire, rigettate da chi le vuole rigettare. Tra gli esseri umani, solo una minima parte è realmente capace di seguire un ragionamento, valutarne le implicazioni e, infine, cambiare la propria idea se quella espressa si rivela più convincente. La maggior parte di noi, per lo più, mette in atto ciò che in psicologia si chiama “bias di conferma” e, semplicemente, lascia che le cose gli entrino da un orecchio e gli escano dall’altro. Forte di questa consapevolezza un po’ xenofoba – lo ammetto – mi appresto a cominciare l’ennesima inutile dissertazione sulle mie traduzioni, sul giapponese, sui Rospi, e sui luridi maleducati che parlano con la bocca grondante di ignoranza.