Nekomonogatari (Black) – Recensione Anime

Già qualche tempo fa vi abbiamo annunciato questo speciale, che è andato in onda l’ultimo giorno di dicembre dello scorso anno, Nekomonogatari (Black), tratto dalle Monogatari di Nisioisin. Era questo uno degli speciali trasmessi al cambio di calendario, proprio in mezzo alla stagione autunnale e quella invernale, pertanto ve ne parlo in questo spazio, dopo che sono state trattate quelle dei tre mesi ormai trascorsi e prima che comincino quelle delle novità del 2013.

 

Ad essere corretti, questa pellicola è più un lungometraggio che una serie vera e propria, poichè in un’ora e mezza (divisibile in quattro episodi, comunque) viene trattata la quarta parte delle Monogatari, e precisamente il sesto volume della novel. Spesso, parlando delle Monogatari si può cadere in confusione per la particolare struttura cronologica utilizzata dall’autore… diciamo, per semplificare, che Nekomonogatari (Black) è un vero e proprio prequel per la serie, che ci parla dettagliatamente di Tsubasa Hanekawa, delle sue vicende famigliari e dello spirito che l’ha posseduta: il Gatto Perverso, o Maligno, a seconda della traduzione. I fatti raccontati in questo speciale si collegano direttamente al ciclo Tsubasa Cat, che è stato adattato negli ultimi 5 episodi della prima parte della serie, Bakemonogatari, quindi, se volete capirci qualcosa, tornate indietro e guardatevi la serie… ma intanto leggetevi la recensione! Prima di procedere, voglio ricordarvi a tutti, come già ebbi modo di fare qualche mese fa, che la visione della seconda parte del primo adattamento animato, Nisemonogatari, è decisamente da evitare se non avete voglia di sorbirvi 11 episodi di insensato fan service dei peggiori, quello dei sis-con (anche al rischio di perdersi parti della storia e dei personaggi).

Sawarineko, in una illustrazione caratteristica.

Come coloro che mi conoscono ben sanno, non sono un fan dei prequel…anzi, alcuni mi addirittura annoiano. Credo che non sia stato diverso per la maggior parte del tempo dedicato alla visione di questo speciale (90 minuti però passano rapidamente), non solo perchè molte delle scene, soprattutto quelle tra il protagonista Koyomi e la bella&intelligente Hanekawa sono prese direttamente da alcuni episodi di Bakemonogatari. Il copia incolla non piace a nessuno, ma qui almeno non è pesante.

 

Rimane comunque una storia che, se vista la prima serie, conosciamo benissimo: Hanekawa parlerà con Koyomi dei maltrattamenti che subisce da parte dei suoi tutori, poi seppellirà quel gatto bianco, morto sul ciglio della strada, e così facendo maledirà se stessa ad essere posseduta da questo spirito che gode nella deturpazione della stabilità e rispettabilità delle persone. E poi, “in qualche modo” Koyomi la salverà, o come spesso dice l’esorcista Meme Oshino, “si salverà da sola, perchè ognuno può salvare solo se stesso“. Ed è in quel momento, probabilmente demotivato dalla mia assenza di aspettative, che Nekomonogatari (Black) mi ha sorpreso, e si è fatto perdonare delle ore di rabbia causate dalla visione di Nisemonogatari. Nisioisin prende una storia che tutti conosciamo bene, e ce la racconta da un punto di vista inaspettato, da un’angolazione inusuale come tutte le inquadrature che Shinbo proprone. Sostanzialmente è questo quello che i fan di Nisioisin vogliono (compreso il sottoscritto), essere sorpresi non tanto dai contenuti delle sue opere bensì dal suo distaccato stile narrativo che distrugge, in qualche modo, tutte le nostre piccole certezze. È così che Hanekawa, da una ragazzina in pericolo, posseduta da uno spirito maligno, diventa qualcosa di diverso, probabilmente sbagliato, ma in qualche strano modo più realistico di qualunque altro idealistico personaggio di fantasia.

Così tante immagini di Hanekawa? Beh, è il suo speciale.

Il simbolismo e il linguaggio metaforico di Nisioisin sono terribilmente crudeli, e in questa crudeltà sono chiari e inconfondibili, sterili per coloro che non sono preparati, dopo la visione, ad affrontare qualche sorta di riflessione personale. Le Monogatari non danno piacere alcuno durante la visione (a meno che non siate appassionati di fotografie e scenografie psicotiche) fintanto che i suoi elementi, seppur ricchi di significato non vengono in qualche modo interiorizzati. Non è un semplice affermare “ho capito cosa sta succedendo”, bensì un afferrare il senso e la natura più profonda di un messaggio e appropriarsi di una chiave di lettura che semplifica tutti i concetti e rende, pertanto, la visione piacevole.

 

Coloro che già avranno provato e apprezzato le Monogatari non si lasceranno perdere questo nuovo adattamento di uno dei volumi della novel; niente di nuovo per coloro che invece non le seguono e non le apprezzano, queste piccole storie non sono cambiate e sono sempre loro stesse. Se invece non fate parte di nessuno dei due gruppi non posso che consigliarvi di procurarvi almeno i primi due episodi, il ciclo Hitagi Crab, anche perchè è praticamente impossibile da parte mia parlarvene in modo da farvi comprendere chiaramente se questo prodotto possa o meno essere di vostro gusto. Per ora vi saluto, e vi prometto che tra 6-7 mesi, quando sarà iniziata la nuova serie delle Monogatari, tornerò a parlarne come ho sempre fatto, con chiara oggettività, la stessa che mi ha fatto bocciare Nisemonogatari e promuovere Nekomonogatari (Black).

Sebbene non ne ho parlato, in queste festività sono stati trasmessi 4 episodi di Kokoro Connect, e se avete apprezzato (come il sottoscritto) questa serie, allora sappiate che non vi deluderanno.