Dopo la pausa Pasquale (dovuta ad impegni personali che non mi hanno permesso di terminare l’articolo che vi apprestate a leggere) eccoci tornati alla nostra rubrica sui tre Manga più famosi del momento. Vi avevo lasciato con l’analisi dei componenti della ciurma di Rufy, promettendo di affrontare, ora, l’argomento delicato (e devo dirvelo sinceramente, anche un po’ complesso) dei comprimari del Ninja di Konoha. Come dicevo nel primo articolo di questa serie, per discutere di questi “individui” avrò bisogno di ben 2 articoli: non tanto per il numero dei personaggi che intendo citare (che, in ogni caso, sono abbastanza numerosi), ma perché intendo classificare i comprimari di questo manga in due categorie bene distinte. Nella prima, che è quella che ci apprestiamo ad affrontare, intendo inserire quelli che, a mio parere, sono i personaggi vicini a Naruto non solo dal punto di vista della sceneggiatura, ma anche e sopratutto da un punto di vista affettivo e morale; nel prossimo articolo, invece, intendo dare una panoramica più ampia discutendo dei “team” principali dei Ninja di Konoha che, nel corso degli anni, Kishimoto ci ha presentato e che, chi più, chi meno, si sono rivelati fondamentali negli eventi della storia. Prima di cominciare, un’ultima precisazione: non farò distinzione tra la “serie classica” e la “serie Shippuden” (se mi concedete la licenza) in quanto la mia intenzione è quella di analizzare i personaggi a prescindere da quanto essi risultino, nel presente, importanti o meno. Questo perché, come ho spiegato più volte, vedo in Naruto una particolare “coralità” non presente in altre opere e, pertanto, ci tengo a sottolineare l’importanza dei vari “comprimari” a prescindere dalla loro “forza narrativa” e dal loro impatto sui lettori. Detto questo, diamo il via alle danze.
Iruka Umino (うみの イルカ – Umino Iruka). Sorpresi? Non vi aspettavate che cominciassi da questo personaggio? O forse ne eravate certi? Bé, dal mio punto di vista, Iruka è probabilmente il “punto fermo” in Naruto di cui non ci si dovrebbe mai dimenticare (cosa che Kishimoto di tanto in tanto fa… anche se ultimamente s’è fatto perdonare!). Il Maestro Iruka rappresenta la prima vera figura di comprimario che vediamo nella storia, un po’ padre e un po’ fratello per il giovane ninja che tutti evitano a causa della maledizione che porta con sé. Senza iruka credo non ci sarebbe stata la storia stessa di questo manga: il ninja rappresenta la scintilla che dà il via agli eventi che, dall’esame per divenire Jenin, fino alle ultime vicende della guerra in atto, hanno visto protagonista Naruto. Ho sempre apprezzato il personaggio di Iruka, sia per la sua “onestà” che per la fiducia che ripone verso il protagonista: sarà anche un personaggio visto e rivisto in migliaia di altre storie, eppure senza di lui credo che Naruto mancherebbe di qualcosa di fondamentale. Del resto, è proprio Kishimoto a farci notare come Naruto sia cresciuto “bene” a differenza di altri “asociali” (tanto per citarne due, Gaara e Sasuke) grazie alla presenza di Iruka.
Kakashi Hatake (はたけ カカシ- Hatake Kakashi). Il “campo coltivato di spaventapasseri” è probabilmente il mio personaggio preferito del manga (in realtà ci sarebbe anche Jiraiya, ma lui rientra in un’altra ottica). Kakashi rappresenta quello che Naruto vorrebbe diventare, anche se la sua figura, a volte, rimane chiusa in un alone di mistero (che quella maschera a coprire il viso contribuisce ad accentuare) che lo pone in netto contrasto con la “solarità” del protagonista, quasi più vicino a Sasuke. Del resto la vita del nostro eroe è stata costellata da innumerevoli eventi che lo hanno fatto maturare prima del tempo, mettendolo di fronte a scelte per nulla semplici e spesso dolorose. La forza di Kakashi sta nella sua saggezza (se mi consentite il termine): forse a causa del maestro che ha avuto (Minato Namikaze, il Quarto Hokage), forse perché doveva farsi carico della “fama” ereditata dal padre, forse perché, in una successione molto particolare allievo/maestro, lui risulta erede delle conoscenze del Terzo Hokage, di Jiraiya e del Quarto Hokage; sta di fatto che Kakashi sembra una figura che si eleva una spanna più in alto di tutti gli altri Ninja della Foglia, tanto da essere “quasi” designato al ruolo di Sesto (o Settimo? Dal Quarto in poi i conti si fanno incasinati!) Hokage. Concludo su questo personaggio con una osservazione che forse a molti non piacerà, ma che reputo fondamentale: Kakashi è vivo solo perché così ha voluto il pubblico! Sono fondamentalmente convinto che sarebbe dovuto morire, definitivamente, molto tempo prima (ancor prima dell’attacco di Pain a Konoha) e ritornare come “spirito” o addirittura come “zombi” contro Naruto! La scelta di Kishimoto di fargli affrontare nuovamente Zabuza e Haku è stata sicuramente optata in seguito alla resurrezione del maestro della Foglia e, forse, in origine quel ruolo sarebbe potuto toccare a Sakura (sempre che Kishimoto avesse già progettato una tale eventualità). Le mie, comunque, restano solo supposizioni che vi prego di “misurare” come tali.
Sakura Haruno (春野 サクラ – Haruno Sakura). Ho letto tempo fa di qualcuno che diceva che il personaggio di Sakura è assolutamente inutile. A chi ha scritto questa cosa posso solo rispondere: “Di Naruto non hai capito un cavolo!”. Sakura è, come Iruka, un altro motore fondamentale della storia, un’altra miccia che serve a scatenare gli eventi e senza la quale Naruto non sarebbe ciò che è! L’amore adolescente del giovane ninja per la ragazza lo porta ad avvicinarsi a Sasuke, a condividere con lui quella fondamentale amicizia che si rivelerà il fulcro attorno a cui ruotano le vicende della prima serie. Sakura non rappresenta solo “la fanciulla amata” ma è anche, e soprattutto, una sorta di collante che, quando viene a mancare, causa la rottura del gruppo, il Team 7, e la fuga di Sasuke: la sua debolezza, la sua mancanza di sincerità nel dimostrare a Sasuke ciò che prova per lui, forse anche la confusione che c’è nel suo cuore (non ditemi che non avete mai pensato che, sotto sotto, Sakura sia innamorata anche di Naruto!) sono alla base di un “crollo” psicologico da parte del giovane Uchiha già debilitato da una serie di eventi a contorno. Sakura rappresenta la debolezza che può essere compensata, la dolcezza che può divenire follia (i siparietti comici in cui la sua schizofrenia si mostra al massimo sono eccezionali!) ma anche la debolezza degli uomini, l’incapacità di essere “coerenti” e il desiderio di voler vedere ogni singolo evento terminare con “rose e fiori” anche quando la tragedia diventa inevitabile perché si è già compiuta.
Jiraiya (自来也). L’Eremita dei Rospi o, se preferite, l’Ero-Sennin è il personaggio meglio riuscito di tutto il manga, non vi sono dubbi. Perfettamente miscelato tra serietà e demenzialità, Jiraiya è la figura definitiva per Naruto, quello che, inevitabilmente, porta il giovane Ninja ad assumersi le responsabilità che sfociano negli ultimi eventi della saga. Anche se nel manga la cosa venga rivelata in maniera velata, sin dalle prime apparizioni del personaggio si percepisce un legame con il protagonista molto forte: per quanto mi riguarda, salvo smentite, Jiraiya è il nonno di Naruto, e tutti i suoi comportamenti conducono a pensare in questa direzione. Una cosa che mi piace molto è la caratterizzazione che Kishimoto dà del personaggio in relazione al modo in cui egli manifesti l’affetto che prova per Naruto: i gesti, le parole, la severità e la “condiscendenza” portano a pensare ad un tipico personaggio di un manga di Taniguchi (se non avete mai letto qualcosa di questo autore, vi consiglio di farlo immediatamente!), mentre la sua figura come maestro richiama opere molto più “violente” (ho sempre pensato al Sannin come un perfetto personaggio per manga quali “Vagabond” o “L’Immortale”, non trovate?). Jiraiya rappresenta, al contempo, l’anello iniziale e quello finale di una catena che vede chiudersi la sequenza maestro/allievo di cui parlavo prima riguardo Kakashi: Jiraiya è il maestro (ed anche il padre?) di Minato, che insegna a Kakashi, che ha come discepolo Naruto che… alla fine diventa l’allievo prediletto di Jiraiya stesso. Questi ritorni, queste “discendenze ideali” e la continua presenza di una certa “strutturazione” nella vita di molti personaggi di Naruto trovano, nel personaggio di Jiraiya il culmine (e parleremo di questa cosa in un articolo “speciale” incentrato proprio su Naruto!) tanto che la sua morte segna un completo e definitivo cambio di rotta nella vita del giovane ninja suo allievo, portandolo, definitivamente, a prendere coscienza del suo ruolo nelle vicende del manga.
Sai (サイ). Introdotto come sostituto di Sasuke nel Team 7 (per ordine di danzo che intende spiare Naruto) Sai si rivela essere una sorta di “grillo parlante” o voce della coscienza per gli altri due membri del team stesso, Naruto e Sakura. Vessato da una difficile infanzia, cresciuto in un gruppo di ninja che hanno dimenticato i sentimenti e il contatto con il resto del mondo, solo per poter affinare al meglio le proprie tecniche e risultare i “migliori” nelle missioni ad essi affidate, Sai “riscopre”, stando vicino a Naruto, il significato del termine amicizia e fratellanza che gli erano stati strappati dalla ferrea educazione della “Radice”, il gruppo di ninja sotto il controllo di danzo di cui fa parte. A causa della sua “ignoranza” nei modi di “comportarsi”, Sai è una voce della coscienza che non ha filtro: quello che pensa, quello che comprende, quello che sente, esce dalla sua bocca senza barriere, senza un “controllo”, causando spesso situazioni imbarazzanti agli altri membri del team di cui fa parte. Tuttavia questa caratteristica di sai fa di questo personaggio la “voce della verità”, scatenando, soprattutto in Sakura, una serie di reazioni che la portano a compiere azioni fondamentali per lo sviluppo delle vicende del manga. Un personaggio necessario, introdotto in un momento in cui, a causa degli avvenimenti riguardanti Sasuke, il protagonista e altri personaggi comprimari avrebbero potuto iniziare ad assumere atteggiamenti poco sinceri e molto più “mascherati”.
Yamato (ヤマト). Yamato o come dicevan tutti, Tenzo (cit.) (che è il suo vero nome) è un personaggio che, per quanto mi riguarda, appare un po’ troppo “all’improvviso” nella storia, anche se la sua importanza negli sviluppi della saga è fondamentale. E’ inevitabile vedere in Yamato una contrapposizione con Sai: non solo perché il primo viene chiamato a “proteggere” Naruto mentre il secondo a spiarlo, ma anche e soprattutto a causa dei due personaggi che affidano tali missioni ai due ninja e che sono in netto contrasto tra loro, Tsunade e Danzo. Yamato incarna in sé le qualità di Kakashi e le sventure di Naruto: l’essere stato usato da cavia da Orochimaru lo ha segnato (portandolo a diventare un membro della squadra Anbu) e questo gli permette di entrare in tale confidenza con Naruto da comprenderlo probabilmente meglio di quanto non siano riusciti a farlo Kakashi e Jiraiya. A differenza dei due ninja menzionati, Yamato non è un “maestro” per Naruto (semmai un compagno di allenamenti, quando il giovane cercotero affina la sua tecnica del Rasengan) ma un compagno di squadra e un capo a tutti gli effetti: questo lo pone su un livello diverso rispetto ad altre figure a cui Naruto si ispira, tanto che i due sembrano, spesso, mettersi sullo stesso piano e confrontarsi al fine di migliorare. E da questo punto di vista forse Yamato è ciò che più si avvicina ad un termine di paragone per il protagonista del manga.
Bene, a questo punto possiamo fermarci e… come dite? Mi sono dimenticato qualcuno? E chi? Ah, Sasuke Uchiha? Ma non che non me lo sono dimenticato! Solo che questo personaggio, che vi piaccia o meno, risulta un perfetto antagonista, per cui non mi sembra il caso di parlarne in questa sede ma discutere di lui (ed altre figure particolari di One Piece e Bleach) in separata sede. Vi dò appuntamento alla prossima settimana in cui vedremo, per concludere la schiera dei co-protagonisti di Naruto, di analizzare i componenti degli altri team del Villaggio della Foglia. Alla prossima settimana gente!