Ultimamente il mercato dei comics sta cominciando a prendere una piega precisa con l’invenzione e talvolta reinvenzione di serie che gli scrittori più abili si divertono a inventare da capo piuttosto che creare di sana pianta. Questa cosa accade per Mark Millar, per J.M. Straczynski ed anche per diversi altri autori, per esempio Garth Ennis. Ma noi come ci relazioniamo con queste opere? I lettori spesso hanno una tradizione che dura sin dall’infanzia e quindi si rimane legati a testate classiche da Batman a Spiderman, passando per i Vendicatori o Superman e via discorrendo, e queste nuove opere? Talvolta queste rappresentano un enorme salto e spesso l’apprezzamento dipende anche dall’età che il lettore ha al momento della pubblicazione. Per esempio a suo tempo io ero troppo piccolo per leggere la prima edizione del Sandman di Neil Gaiman o di The Invisibles di Grant Morrison, e probabilmente ero anche troppo chiuso in quello che è il mondo supereroistico classico. Oggi, che come lettore ho acquisito una certa maturità, comincio a chiedermi quanto un’ opera possa essere longeva a grandi livelli ed ancor più quanto sia sensata l’infinita storia dei fumetti Marvel e DC.
Se prendiamo ad esempio Planetary, serie culto di Warren Ellis targata Wildstorm, possiamo notare che sebbene la serie sia durata “solo” 27 numeri la qualità delle storie è sempre rimasta a livelli molto alti e lo stesso discorso si potrebbe fare per Watchmen che a suo tempo usciva su Corto Maltese, ancora per lavori indipendenti che tendenzialmente non sono eterni come invece i super classici. Probabilmente il fenomeno è dovuto al fatto che nella cultura statunitense si tende a privilegiare questo tipo di intrattenimento, basti pensare alle soap anch’esse infinite, ma visti i frequenti tracolli di qualità non sarebbe forse meglio cambiare questa strategia e prendere esempio da quelli che poi vengono ricordati come i grandi capolavori? Se invece di avere un ritmo serrato e tendenzialmente infinito di uscite ma di qualità medio bassa avessimo delle uscite magari più rare ma con altissima qualità dando agli autori della singola testata la possibilità di spaziare e di essere indipendenti forse usciremmo da periodi come il Brand New Day di Spiderman. Probabilmente potrebbe essere interessante avere delle storie che non debbano piegarsi a quanto succede nel resto delle testate creando un caos di apparizioni quasi irreale, come accade per esempio per Wolverine, ormai onnipresente, ma con una gestione più oculata e improntata sulla qualità magari con delle pause e dei grossi team creativi che si occupino di gestire i grandi eventi che ultimamente hanno rappresentato più un calo di qualità che un valore aggiunto per le pubblicazioni d’oltreoceano. Alla luce di quello che sembra l’indirizzo dei grandi autori con opere come Kick-Ass o Red Circle e ancora lo stesso The Boys di Garth Ennis, potremmo prendere spunto dai manga e avere un tipo di gestione diversa per le testate magari dividendole in run più lunghe, per esempio una gestione annuale per ogni gruppo creativo nel quale sviluppare delle storie che potrebbero trovare la loro naturale conclusione negli annual, per poi fare, se necessario, un cambio della guardia o dare una conferma. Sinceramente dopo le ultime letture nostrane mi sento un pò tradito dai comics di sempre e forse comincio a pensare che sarebbe più saggio rivolgere lo sguardo a quelle testate che sono lontane dai vincoli delle grandi Major, come la Warner Bros, che dettano una linea che gli sceneggiatori sono costretti a seguire castrando così il loro estro. Probabilmente la mia idea non si discosta nemmeno troppo da quanto già espresso da Stracz ed a dare forza a quanto detto basta proprio leggere il suo Thor che rappresenta una piccola perla in un mare sempre più deserto almeno per le grandi case e i loro storici eroi. Voi cosa ne pensate?
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