Dal titolo potete facilmente immaginare a chi questo articolo sia dedicato, ma anche solo leggendo l’ultimo capitolo di Naruto (668) sapete perchè un articolo sul maestro sopracciglione sia d’obbligo. Stiamo per assistere al canto del cigno di Gai, il personaggio che, lo confesso, amo maggiormente in tutto il manga per la sua spontaneità, sua sua illogicità, il suo essere una furia in un momento ed un babbeo subito dopo.
Parlare di un personaggio così è apparentemente semplice, a partire dal nome. Mighty Guy, “Ragazzo Vigoroso” come da titolo. Si potrebbe tradurre in altri modi, Tizio Potente ad esempio. Ho scelto questa forma non a caso.
“Ragazzo” in quanto nonostante sia sicuramente un uomo maturo ed esperto, Gai conserva aspetti molti fanciulleschi nella sua caratterizzazione: dalla scarsa memoria, alla foga nei combattimenti, alle sfide su ogni terreno di gioco soprattutto col suo migliore amico, Kakashi.
“Vigoroso” poichè, è presto detto, Gai non è solo estremamente potente, è sostanzialmente un pazzoide esaltato, in senso positivo. Si entusiasma con poco, se ricordate durante il ritorno dalla missione a Sunagakure per salvare Gaara, sfida Lee a chi arriva per primo a Konoha portando un amico sulle spalle (rispettivamente Kakashi e Neji).
Gai è un personaggio giovanile ed entusiasta, un concept molto semplice, eppure che nasconde una profondità estrema.
Lo spessore di questo personaggio si riscontra innanzitutto nell’impostazione delle sue tecniche. Potrebbe sembrare un aspetto secondario ma trovo che ogni Shonen/Battle Manga che si rispetti debba dare una riconoscibilità immediata ai suoi personaggi nelle loro tecniche e possibilmente utilizzarle per descrivere il personaggio in sé. Gai utilizza le tecniche del Loto, frontale e posteriore. Il Loto sappiamo tutti essere un fiore piuttosto famoso e caratteristico soprattutto dell’oriente, quello che forse non tutti sanno è che la sua caratteristica è quella di essere idrofobo. L’idrofobia è la capacità di non assorbire facilmente i liquidi, quindi è molto difficile che il fiore di Loto si sporchi, resta candido ed asciutto in maniera praticamente perenne. Questa pseudo-metafora potrebbe essere tranquillamente usata su Gai: un eterno bambinone, puro e spontaneo come pochi altri personaggi nel Manga (penso allo stesso Lee, Jiraya) ma capace di grandi gesti eroici come quello dell’ultimo capitolo. Personaggio capace tra le altre cose di impartire lezioni molto profonde.
Potremmo descrivere Gai come una bestia, nel modo in cui lui stesso si definisce: è una creatura mossa da orgoglio ed istinto animalesco, che prende le sue decisioni in maniera impulsiva. Ne abbiamo l’esempio più significativo nell’ultimo capitolo dove, davanti ad un Minato allibito con Kakashi e Lee rassegnati davanti a tanta intraprendenza, decide di aprire l’Ottava Porta pur non sapendo se davvero potrà servire a qualcosa o sarà un sacrificio vano. Perchè non è affatto scontato che la probabile, eccezionale tecnica che Gai sta per usare, “Elefante della Sera” (Sekizou), sortirà effetti sul Madara Eremita che i nostri beniamini hanno di fronte. Allora perchè fare questo gesto? Per come ho interpretato io il personaggio in questi lunghi anni lo fa perchè, se anche ci fosse una percentuale infinitesimale di vincere, sente che c’è una speranza e non può lasciarla sfumare senza muoversi a difesa di essa. Ricorda molto il gesto di Jiraya, praticamente certo di morire si lancia contro il nemico pur di avere una seppur piccola possibilità di carpirne i segreti.
Ci sono infine delle metafore Stagionali/Orarie che è doveroso notare e che aiutano a delineare la filosofia che costituisce e muove questo personaggio. La metafora stagionale è riscontrabile nelle molte frasi-slogan che Gai grida al nemico o a sé stesso: “primavera della giovinezza” (tanto che esiste una miniserie di Naruto chiamata “Springtime of youth”), quante volte abbiamo letto Gai urlare con sconfinato entusiasmo questa frase? Ebbene, essa veicola un messaggio più profondo, quello di “Rinascita”. La primavera è il ritorno alla vita (dei fiori di Loto magari) e/o la costituzione di vita nuova. Anche nell’ultimo capitolo il messaggio viene riproposto in salsa più drammatica, in risposta alla frase irridente di Madara gai si descrive come “concime” per le generazioni future, riprendendo l’appartenenza a quella Foglia (Konoha) che dà il nome al Villaggio e che si consuma al Fuoco della volontà ardente. Parla quindi nuovamente di un ciclo di speranza, eredità, rinascita ed esempio: la Speranza di poter lasciare in Eredità qualcosa ai posteri, la Rinascita dei propri ideali nei propri allievi, l’Esempio che guiderà quegli stessi allievi nelle decisioni future (come ha fatto Dai nel flashback).
Oltre a questo ciclo Stagionale c’è infine quello Orario, scandito dalle tecniche del Loto: si parte col “Pavone del Mattino” (Asa Kujaku) ed il sorgere del Sole, si arriva allo zenit con la “Tigre di Mezzogiorno” (Hirudora) ed ora giungiamo all’epilogo con “Elefante della Sera” (Sekizou). Il moto del sole dunque, che in qualche modo porta la vita quando nasce e annuncia la morte quando cala, è utilizzato come metafora della chiusura definitiva del ciclo stagionale. Per questo mi aspetto che l’Elefante della Sera non sia la tecnica conclusiva ed ultima risorsa, appena prima della nascita del giorno nuovo abbiamo la Mezzanotte, come orario “limbo” tra morte e rinascita. Troverei non sorprendente se ci fosse un “Drago della Mezzanotte”, in quanto Gai è in larga parte ispirato alle bestie cardinali del Feng Shui. L’Elefante infatti in quest’arte cinese è semplicemente un simbolo propiziatorio, mentre Tartaruga (che Gai evoca), Pavone/Fenice (dalla tecnica delle sei porte), Tigre (dalla tecnica delle sette) e Drago (che ipotizzo come papabile ultiima tecnica) sono i guardiani dei punti cardinali.