La notizia, a dire il vero un po’ vecchia, avrebbe quasi l’aria di uno scherzo di qualche buontempone, se non fosse che la fonte è quanto di più ufficiale si possa pensare: il Ministero degli Esteri Giapponese.
E’ il sito stesso del Ministero ad informarci, con un breve resoconto, che Doraemon è stato ufficialmente nominato Ambasciatore degli Anime.
Ecco tutti dettagli di questa insolita nomina!
I giapponesi ci hanno ormai da tempo abituati alle loro stranezze e al loro curioso rapporto con i personaggi degli anime, ai quali dedicano statue, musei, strade, gadget di ogni tipo… Ma è la prima volta che ad un personaggio del genere viene conferito un incarico diplomatico. Riportiamo le immagini e il breve resoconto così come forniti dal sito del Ministero. La cerimonia, avvenuta alla presenza dell’insopportabile e petulante bambino Nobita, ha tutta l’aria di essere quanto mai seriosa!
1. Il 19 Marzo 2008, presso la sede del Ministero degli Esteri, il ministro Koumura Masahiko ha ricevuto Doraemon e gli ha consegnato l’attestato di nomina a “Anime Bunka Taishi”, ovvero “Ambasciatore della Cultura degli Anime”.
2. Il signor Koumura ha poi espresso il desiderio di far conoscere la parte migliore del Giappone al resto del mondo attraverso gli Anime, fenomeno culturale universalmente riconosciuto e apprezzato. Ha poi invitato Doraemon a compiere numerosi viaggi in giro per il mondo al fine di svolgere in prima persona il proprio compito di ambasciatore.
3. L’ambasciatore, fresco di nomina, ha quindi dichiarato che – attraverso gli anime – spera di riuscire a far comprendere al resto del mondo il pensiero del popolo giapponese, lo stile di vita che essi conducono quotidianamente e i progetti che la nazione spera di realizzare per il futuro.
Difficile dire se l’ambasceria del gatto robot si configurerà realmente come una missione in giro per il mondo. A dire il vero, questo fattore è di importanza piuttosto secondaria. Quello che mi ha spinto a riportare una notizia vecchia di qualche mese – e pertanto ampiamente discussa altrove – è l’interesse che suscita l’attenzione che, da qualche tempo, gli ambienti governativi sembrano mostrare nei confronti del mondo dell’animazione. Se è vero che i giapponesi hanno sempre guardato con sospetto e diffidenza gli occidentali che, sempre più numerosi, si sono interessati ad anime e manga – ritenendoli tutto sommato incapaci di recepire appieno il messaggio culturale di queste forme d’arte – è altrettanto vero che la fruizione di questi prodotti culturali sta diventando un business pubblicitario non indifferente per una nazione che ha urgente bisogno di una nuova immagine.
La difficile situazione economica giapponese – mai realmente sanata dai tempi del collasso dei mercati orientali, i cosiddetti “Dragoni” – si riflette in una società dove disoccupazione e degrado avanzano ogni giorno di più, di pari passo con l’aumento del tasso di criminalità giovanile. Il disagio di questa nazione è reale e palpabile. Uno dei suoi riscontri politici è stata senz’altro la formazione della prima maggioranza social-democratica nella Camera dei Consiglieri, il 29 Luglio 2007 (io mi trovavo in Giappone, dunque ricordo bene come questa novità avesse un che di epocale…). Dopo tanti anni di assoluto dominio dei Liberali – il partito tipicamente conservatore – è certamente un dato che fa riflettere sull’incertezza che attanaglia il Paese.
In questo senso non sorprende che si tenti di dare del Giappone l’immagine migliore che si possa trovare. Gli Anime, in questo senso, si prestano benissimo, in quanto prodotto apprezzato e diffuso in tutto il mondo. Le sfere del potere se ne sono accorte e stanno tentando di fare di necessità virtù. Un bene o un male? Ai posteri l’ardua sentenza. Certo, il rischio è sempre quello di cadere in un uso strumentale di questa forma d’arte. Onestamente, però, al momento questo rischio mi pare abbastanza distante.