Marvel Now! – Fantastici Quattro & Fondazione Futuro

Un saluto a tutti i lettori di Komixjam! Doppio appuntamento questa settimana con i numeri uno di Marvel Now!. In realtà dovrei dire triplo, perchè quello che mi appresto a recensire oggi è il numero uno di Fantastici Quattro, uno spillato di 48 pagine che contiene la serie omonima del Quartetto e le storie della Fondazione Futuro.

La cover dei numeri uno di entrambe le serie, un unico disegno di Mark Bagley

Perchè recensire due numeri uno in una volta? La risposta è presto detta: Fantastici Quattro e Fondazione Futuro sono due facce della stessa medaglia, dato che raccontano due lati della stessa storia. Non a caso entrambe le serie sono scritte dallo stesso autore, vale a dire Matt Fraction(Thor, Iron Man, Fear Itself). Ai disegni invece troviamo Mark Bagley(Ultimate Spider-Man) per le storie degli F4 e Mike Aldred(X-Statix) per la Fondazione.

Prima di iniziare la recensione vera e propria vi riassumo brevemente lo stato dell’arte della testata, per farvi capire il punto di partenza.

Okay, chi sono i Fantastici Quattro lo sapete, bene o male.

Loro, per la cronaca. Reed Richards alias Mister Fantastic, Sue Storm-Richards alias la Donna Invisibile, Johnny Storm alias la Torcia Umana e Ben Grimm alias La Cosa: uno dei primi gruppi Marvel, più una famiglia che un supergruppo in senso stretto

Recentemente nella loro storia fumettistica Johnny Storm, alias la Torcia Umana, si è spento(grasse risate in questo punto). Aspettando l’inevitabile resurrezione(sul fumetto si dice elaborando il lutto), i rimanenti membri del Quartetto hanno sciolto i Fantastici Quattro, inserito l’Uomo Ragno in squadra per tenere caldo il posto di Johnny (risate ancora più grasse in questo punto) ed attirare sulla testata i lettori abituali di Spider-Man. La testata (e quindi il gruppo) Fantastici Quattro è diventata quindi Fondazione Futuro (con cui ha collaborato anche il Dottor Destino), che si prospettava appunto di portare le giovani generazioni nel mondo del domani.

Questa la prima Fondazione Futuro. Il Dottor Destino vestito di bianco è davvero fuorviante.

Con l’inevitabile ritorno di fiamma in scena della Torcia, i Fantastci Quattro tornano di nuovo insieme, mantenendo però i loro impegni con la Fondazione Futuro, e con l’Uomo Ragno che va verso nuove testate avventure. Ed è proprio da qui che partono gli eventi che vedono la ‘rivoluzione’ per quanto riguarda i Fab Four ad opera di Matt Fraction.

Rimangono i costumi bianchi e neri della Fondazione Futuro. Preferisco i costumi classici, ma sono stati vestiti molto peggio nel corso degli anni

Sarò sincero: non amo questo scrittore. E’ bravo, su questo non c’è dubbio. Ha ottime idee e porta a casa la storia, ma da un lato tende a riciclare la struttura narrativa (non le idee, che rimangono differenti ed originali, ma il modo in cui si sviluppano), e dall’altro ha qualche difficoltà a rendere le scene serie e tragiche, riuscendo invece molto bene in quelle ironiche.

Ripeto, ha scritto storie di ottimo livello come il suo lungo ciclo su Iron Man: un Tony Stark davvero detestabile, che ha molto influenzato il personaggio cinematografico a mio avviso; dall’altro lato, ha scritto cose che non mi sono piaciute come X-Men a cui ha dato un’impronta gigionesca, quasi glamour, con Emma Frost nel ruolo di pin-up…sarà che c’erano i disegni di Greg Land a dargli corda, ma almeno personalmente ho detestato quella gestione(pur se con qualche buona idea).

Per i Fantastici Quattro Fraction attua una sorta di ‘ritorno alle origini’: i membri del gruppo (con i figli di Reed e Sue come aggiunta) partono per un viaggio negli universi sconosciuti, nello spazio e nel tempo. Durerà un anno e grazie alle meraviglie dei viaggi temporali, per il mondo normale passeranno solo quattro minuti.
L’idea di base è buona: dopotutto i Fantastici Quattro nascono come una serie di fantascienza anni 60 nella gestione di Stan Lee e Jack Kirby, ed è con loro che hanno avuto le storie migliori (pensate solo alla prima comparsa di Silver Surfer: oro puro.), e a differenza di altri supereroi che hanno avuto altri autori che li hanno gestiti allo stesso modo dei loro creatori(ed in alcuni casi anche meglio), i Fab Four non hanno avuto nessuno che li facesse arrivare all’altezza dei loro creatori.

Anche l’idea della ‘famiglia unita’ è molto azzeccata…fa molto telefilm vecchio stile

Dicevo, quindi:ottima idea di partenza. Il problema è che Fraction si brucia il colpo di scena da novanta già nel primo numero (non vi anticipo niente, ma l’idea l’aveva già avuta il più grande autore Marvel vivente), con il risultato netto di etichettare il tutto come ‘prevedibile’. In fondo, il compito di un primo numero è incuriosire, spingendo il lettore a chiedersi dove l’autore andrà a parare. Ma qui lo sappiamo fin dall’inizio e di interrogativo non rimane nulla, se non i mondi strani che Fraction e Bagley(il cui tratto molto classico si sposa perfettamente con la storia in questione) potranno inventarsi. Di sicuro, un numero uno (che non spinge a leggere il due) non dei migliori.


Discorso completamente diverso per la Fondazione Futuro. Partendo da un presupposto semplice, cioè che qualcuno dovrà sostituire i Fantastici Quattro nella loro odissea, e prendersi cura dei ragazzi della Fondazione, Fraction mette su un team strampalato, formato da due ex membri di riserva dei Fantastici Quattro, She-Hulk ed Ant-Man, una vecchia conoscenza del gruppo, l’Inumana Medusa, ed una new entry, la nuova fiamma(ok, basta con ste battute penose) di Johnny Storm Darla(una cantante famosa,entrata nel gruppo solo perchè la Torica Umana si ricorda all’ultimo momento di trovare un sostituto),

E lei ea l’unica…disponibile al momento.

a cui viene affidata un’armatura (evocata da degli anelli) in grado di replicare i poteri della Cosa.

A loro si affiancano i vecchi allievi della Fondazione, che ci vengono presentati in maniera ottima nel primo numero.

La struttura di vignette-tipo del primo numero, con i personaggi che parlano e si presentano ad Ant-Man…davvero esilaranti

Il taglio della serie è molto più congeniale al suo autore, qui aiutato dai disegni pop di Mike Aldred: comico ed ironico, con molte situazioni che mi hanno fatto ridere (ed in un fumetto di supereroi mi era capitato pochissime volte), e con giochi di parole che per una volta sono tradotti decentemente.
Di sicuro un fumetto atipico e frizzante, che mette voglia di leggere il seguito, anche solo per vedere le situazioni comiche che ne usciranno.

Appuntamento alla prossima! (e vi giuro che terrò a freno le mie battute idiote)