Le nuove terapie VR studiate dalla ricerca

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La VR (Realtà Virtuale) per la cura della salute mentale esiste dalla metà degli anni ’90, ma recentemente è diventata più fattibile grazie allo sviluppo degli speciali apparati headset.

Se già era conosciuta ovviamente per il mondo del gaming o dei giochi di fortuna come la slot gratis Book of Ra, l’uso più consolidato in terapia della VR si trova nelle sperimentazioni per i disturbi d’ansia. Nel caso di semplice fobia, in cui qualcuno ha una paura predominante, la VR può essere utilizzata per esporre la persona a quella paura gradualmente e in modo individuale.

Ad esempio, la paura delle altitudini può essere affrontata mediante ambienti sicuri tenuti sotto controllo, dove tramite un ascensore su può scegliere a che altezza esporsi e percepire così le proprie reazioni.

Spesso, pur avendo la consapevolezza che non si tratta di esperienze reali, si hanno emozioni molto forti tipiche di quelle situazioni.

È questo il vero punto di forza delle terapie con VR, per il nostro cervello si tratta di una simulazione molto aderente alla realtà, anche se c’è una parte della coscienza che sa che non si corrono alcuni rischi. Diventa così una grande occasione di imparare a conoscersi e a gestire la propri psiche.

Noi tutti nelle nostre giornate passiamo dei momenti negativi, e qualche volta queste diventano dei periodi. Con la VR potremo migliorare il modo in cui gestiamo questi lati più spiacevoli.

In ricerca si stanno anche studiando cicli di cura per malattie più gravi, come la depressione. Si cerca in questo caso di aumentare la forza empatica dei pazienti verso loro stessi, facendoli avere esperienze di compassione. In questo modo si spera di educare le persone a smetterla di ricercare solo i brutti lati di loro stessi, e a spezzare questo circolo mediante l’accettazione e il conforto.

Una sfida chiave che riguarderà la Realtà Virtuale sarà quella di uniformare diversi tipi di terapie e garantirne l’accesso a tutte le persone. Ci sono grandi occasioni di migliorare la salute pubblica, ma logisticamente e tecnicamente si deve organizzare una giusta strategia di diffusione.

Sono molti gli istituti di ricerca internazionali che stanno puntando su questa nuova possibilità, con vari team che vedono positivamente l’ingresso della VR nelle terapie. Il campo di studio è ampio e abbraccia anche i disturbi da stress post-traumatico e l’ansia, come anche altre condizioni importanti, quali la paranoia e la paura della socialità.

Si auspica perciò che le cliniche si riescano ad attrezzare quanto prima per la disponibilità degli headset in modo da non rallentare la promulgazione di questa nuova forma di trattamento.

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