Idol A – Edito Star Comics

di Regola Commenta

 

Salve a tutti, riprendono le analisi “da vicino” di alcuni dei titoli che potete trovare nella vostra fumetteria di fiducia, e quest’oggi mi prendo cinque minuti del vostro tempo per presentarvi questo manga prodotto quasi per scherzo: Idol A di Mitsuru Adachi. Probabilmente alcuni di voi conosceranno già il titolo di questo manga, infatti, i primi tre capitoli sono già stati pubblicati nella raccolta Short Program, dedicata ai corti di quest’autore (la prima stampa di Short Program è del 2001, quindi non li contiene, essi si trovano nel terzo volume dell’edizione da fumetteria stampata nel 2008). Un manga che, come già avrete intuito, gli appassionati di quest’autore (come il sottoscritto) non possono assolutamente farsi mancare, ma anche adatto a quel lettore che vorrebbe avvicinarsi alle opere di Adachi senza dover per questo recuperare serie composte da svariate decine di volumi. In origine non erano stati progettati così tanti capitoli, ma il successo inaspettato presso i fan ha spinto poi l’autore a farne una vera e propria serie, producendola soprattutto nei ritagli di tempo: e quei capitoli fin’ora pubblicati sono stati riuniti in un singolo volume che potete già acquistare.

Questo manga sfrutta uno dei temi tanto cari che hanno reso famoso Mitsuru Adachi: il baseball. Tuttavia questa volta la storia ha una piega diversa, non tratta infatti la lunga strada che un gruppo di giovani devono percorrere per arrivare al prestigioso Koshien, il torneo per le superiori a cui tutte le scuole aspirano di partecipare. Infatti la storia è ambientata nel mondo del baseball professionistico, e al centro della storia vi è il segreto che lega due amici di infanzia, Keita Hirayana e Azusa Satomi. Apparentemente il primo sarebbe un prodigioso lanciatore al primo anno di professionismo, e la seconda l’idol di maggior successo… tuttavia a scendere in campo è Azusa stessa, una campionessa allenata dal padre che sin da piccola sogna di calcare il diamante come professionista, ma la federazione giapponese non accetta giocatrici donna nella lega di baseball. E così, ogni volta che Azusa deve scendere in campo il povero Keita deve travestirsi e fingersi una ragazza, tutto per il bene della sua amica d’infanzia! Ma per quanto i due si somiglino, non è comunque facile mantenere questa copertura.

Quando mi ritrovo a dover presentare, o commentare un lavoro di un autore così noto, mi sento sempre in difficoltà: il rischio di scrivere banalità è sempre in agguato, soprattutto perchè, come vi ho già detto si tratta da sempre di uno dei miei preferiti. Lo stile di Adachi è uno di quelli che, forse perchè privo di un’effettiva variabilità nella creazione dei personaggi e nel taglio delle storie, riesce perfettamente a creare una sensazione di “famigliarità” in tutte le sue opere, che si rivelano essere manga molto semplici, arricchiti di momenti di vita quotidiana, situazioni a volte allegre, altre tristi (come ben sapranno i suoi fan, il lutto è una delle sue tematiche classiche); non mancano momenti di fanservice, spesso serviti insieme a commenti e battute che hanno un retrogusto di metapensiero. Come attori reali spesso i personaggi di Adachi si permettono di giudicare l’operato del loro regista, riuscendo a presentarsi in pochissime vignette. Credo che la più grande capacità di Adachi, come avranno sicuramente potuto notare coloro che hanno letto più di una sua opera, sia quella di riuscire a far capire al lettore cose e situazioni che questi probabilmente non ha mai vissuto.

 

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