È con grande piacere che vi do un caloroso “bentornato” al Diario di un Gaijin!
Ciò di cui vi parlerò oggi è uno dei motivi principali per cui, alcuni anni fa, un ragazzo della provincia milanese comprò per la prima volta nella sua vita un biglietto per il Giappone. Dovete sapere che quel gaijin, ancora così sprovveduto ma già traboccante di passione, aveva deciso di vedere con i propri occhi quel Paese che più di ogni altro posto al Mondo lo attraeva nel suo campo magnetico. Voleva vedere la fonte principale da cui proviene quel che sulla Terra viene comunemente etichettato come “strano”. Come non rendere anche voi partecipi allora di ciò che di più assurdo e particolare mi sia capitato di vedere da quando abito in Giappone…questo pianeta capace ogni singolo giorno di strapparmi un sorriso e farmi spalancare gli occhi per ogni sua nuova ed ennesima stranezza.
Ecco a voi dunque l’elenco delle principali follie, mode stravaganti o semplicemente particolarità in cui mi sono imbattuto nella mia vita da gaijin!
(Nota: tutte le foto e i video che compaiono nell’articolo sono state scattate e girati da me in persona, a volte col cellulare. Vogliate quindi scusarmi se la qualità audio-visiva non sia perfetta, ma d’altra parte tutto ciò che vedrete è assolutamente autentico, una copia fedele di ciò che io stesso ho visto in prima persona)
Dormitori da competizione: una delle “doti” più note dei giapponesi è la capacità di addormentarsi pressoché ovunque ed in qualsiasi situazione. Mi rendo conto di non dire nulla di nuovo parlando di ciò, ma quello che vi vorrei trasmettere è la mia esperienza personale, perché sebbene un qualcosa possa essere conosciuto per sentito dire, il vederlo con i propri occhi (nel vostro caso attraverso i miei) è di tutt’altro impatto.
Le due foto che vi ho appena mostrato sono rappresentative di due aspetti molto differenti della “dormita alla giapponese”.
Ricordo perfettamente il momento in cui ho scattato la prima…appena uscito dall’università mi ero diretto verso la stazione ed avevo preso il solito treno. Normalmente a quell’ora non era difficile trovare studenti delle scuole medie o superiori in viaggio verso casa ed in genere la presenza di qualche ragazzina in tuta da ginnastica non mi avrebbe in alcun modo colpito (in effetti i giapponesi praticano molto sport, soprattutto nei club studenteschi), tuttavia la presenza di due intere file di studentesse (nella foto ne compare solo una) in stato di “stand-by” mi ha colpito e divertito parecchio.
Non ho usato la parola “stand-by” a caso, non è raro infatti che i giapponesi schiaccino un “pisolino” anche nei momenti più inconsueti, giusto per ricaricare le batterie. Per farvi un esempio vi accenno di quella volta che mi trovavo in visita da dei miei amici ad Utsunomiya, nella prefettura di Tochigi. Quel pomeriggio ero in macchina con Chihiro, una ragazza giapponese particolarmente carina, diretti verso uno dei tanti ristoranti di okonomiyaki della zona. Chihiro si trovava alla guida, al tempo non avevo ancora il permesso di guida giapponese, quando tutto ad un tratto si voltò verso di me dicendo di volersi fermare in un parcheggio vicino. Ovviamente le chiesi il motivo e come risposta ebbi un sorriso e la frase “Niente, mi va solo di fermarmi un po’ qui”. A questo punto gli ingranaggi della mia mente avevano già iniziato a girare più velocemente e tutto mi sarei aspettato tranne che…parcheggiasse, spegnesse il motore, reclinasse il sedile e crollasse quasi istantaneamente in un sonno profondo.
Ma adesso dimentichiamo il passato e veniamo alla seconda foto! Quello che è stato immortalato è il tipico “esemplare” di salaryman del sabato sera. Bisogna fare una piccola premessa, dovete sapere che i giapponesi e l’alcol hanno un rapporto di amore molto profondo. I giapponesi adorano bere e da una certa ora in poi a Shibuya, come in altre zone della città, è praticamente impossibile trovare una persona sobria. C’è però da dire che nonostante l’altissimo tasso di gente in stato di ebrezza è assolutamente impossibile venire importunati in alcun modo. Ad ogni modo non è di questo che ho intenzione di parlavi, piuttosto quello che forse colpisce più di ogni altro aspetto è la presenza un po’ ovunque di persone, molto spesso salaryman in giacca e cravatta, che dormono in stato praticamente comatoso. Mi è capitato di vedere gente, come l’uomo della foto, dormire nei posti più impensabili: negli angoli delle strade o talvolta in mezzo ai marciapiedi, dentro la stazione o addirittura sul pavimento del treno, completamente noncuranti di ciò che gli accade attorno e viceversa circondati da persone che non si curano minimamente della loro presenza.
Questo bambino: vi chiedo di guardare attentamente questa foto. I treni a Tokyo rappresentano un aspetto fondamentale della vita cittadina e questa scena è stata scattata proprio su un treno. L’immagine è confusionaria, ma vi chiedo di porre l’attenzione sul bambino nel passeggino. Non sono solito fotografare bambini…ma in questo caso non ho potuto davvero farne a meno.
Potreste non aver realizzato il motivo per cui ho scattato questa foto, ma prima di svelarlo vi do un’altra occasione per capirlo facendovi vedere uno zoom della stessa.
Esattamente…questo neonato ha in mano un telefonino. E vi posso garantire che il telefonino non è finto e soprattutto che non si tratta di un caso isolato. Mi è capitato di vedere molte altre situazione del genere, ma in tutta onestà mi sfugge completamente il motivo di ciò. L’impressione è che i giapponesi abbiano un rapporto con la tecnologia talmente stretto da essere talvolta quasi maniacale, almeno guardandolo dal nostro punto di vista, e ciò che più sorprende è che questo tipo di comportamento sia spesso incoraggiato da chi dovrebbe, non reprimerlo (la repressione non serve mai a nulla), ma quantomeno aiutare a tenerlo sotto controllo.
Il santuario del “palpeggiamento”: quello di cui sto parlando non è un eufemismo, non si tratta di un locale dove è permesso “palpeggiare” le cameriere, ciò che ho visto con i miei occhi è un vero è proprio santuario dedicato al dio (Kami-Sama) del “palpeggiamento”.
Mi trovavo nella zona di Nagano, una delle regioni a mio avviso più belle di tutto il Giappone, quando per strada, costeggiando un boschetto, mi sono accorto di un bel torii in legno (portale tipico dei santuari shintoisti). Al che ho fermato la macchina in una vicina piazzola e mi sono incamminato tra gli alberi. Accanto al piccolo, ma suggestivo santuario c’era un cartello che spiegava chiaramente come quel luogo fosse la dimora del dio del “palpeggiamento”. Dovete sapere che nella religione shintoista ci sono innumerevoli divinità, ognuna manifestazione di ciò che esiste sul nostro pianeta, tra cui ovviamente il “palpeggiamento”.
Il display al bagno dell’autogrill: le toilette tecnologiche giapponesi sono ormai note in tutto il Mondo, tuttavia ciò in cui mi sono imbattuto all’ingresso del bagno di un autogrill nei pressi di Tokyo ha nettamente superato le mie aspettative, sebbene non è che ci sia molto di cui aspettarsi da un bagno di un autogrill…
Quel che vedete è un display che mostra la planimetria del bagno con indicate in tempo reale le toilette disponibili ed i servizi presenti all’interno. A voi i commenti.
Le lattine di un distributore unico nel suo genere: mi trovavo sulla strada verso il mio dormitorio, quando mosso dalla calura insopportabile di Luglio decisi di prendere qualcosa da bere ad uno dei tanti distributori automatici disseminati per la strada. Ricordo che avevo già visto quel distributore molte volte prima di allora, ma di non essermici mai fermato…ebbene quel distributore aveva qualcosa di unico, che purtroppo non sono mai più riuscito a ritrovare da nessun altra parte in tutta Tokyo. Non ricordo neppure il gusto quella bevanda, ma le lattine…quelle non le dimenticherò mai.
Il sushi-shinkansen: di posti dove mangiare del buon sushi in Giappone ce ne sono molti, tuttavia per esperienza personale prediligo i piccoli kaitenzushi (tipici ristoranti di sushi col nastro trasportatore) rispetto alle grosse catene di ristorazione, tuttavia non si può negare che anche questo tipo di posti possano avere del fascino. Detto ciò, gustatevi il prossimo video per capire di cosa stia parlando.
(Nota 1: lo shinkansen è il famoso treno proiettile giapponese – Nota 2: mi rendo conto che non sia bello ordinare della patatine fritte in un ristorante di sushi, ma ormai il misfatto è stato commesso)
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Pair-look e non solo: devo ammettere che per la mia raccolta di stranezze quella era stata una giornata particolarmente proficua. Ero comodamente seduto in un vagone della metro di Tokyo quando, arrivando alla fermata di Hiro-o sulla linea Hibiya, le porte del treno si spalancarono per lasciare entrare i passeggeri. Fu allora che di fronte a me si sedettero le persone mostrate nella foto.
Ebbene tre delle cinque persone presenti in quest’immagine sono dei perfetti rappresentati di due tra le più dilaganti mode degli ultimi tempi a Tokyo.
Il numero di donne di una certa età con capelli multicolore e vestiti sgargianti è a dir poco impressionante, anche se devo ammettere che l’aspetto della donna a sinistra sia in effetti abbastanza sobrio. Sebbene sia del tutto relativo parlare di sobrietà o stravaganza in una città dove la moda assume una dimensione praticamente personale ed ognuno si sente, giustamente, libero di esprimere sé stesso nella maniera che più ritiene opportuna…entro certi limiti.
La coppietta in abiti blu è invece il più classico esempio di moda pair-look che tanto sta spopolando a Tokyo. Questo nuovo trend, tipico delle giovani coppie, consiste nel vestirsi allo stesso modo con abiti dai motivi e dai colori particolari. Per portare un altro esempio, proprio un paio di giorni fa mi è capitato di vedere per strada un coppietta camminare felice tenendosi per mano, vestita con pantaloni e magliette gialle fosforescenti con sopra disegnate una moltitudine di facce di Topolino.
Fuochi d’artificio davvero giapponesi: verso l’inizio di Agosto nei pressi della baia di Tokyo viene organizzato un evento molto amato dagli abitanti di questa città. Per circa due ore consecutive vengono accessi e sparati in cielo migliaia di fuochi d’artificio e, nonostante la terribile calura e la durata forse un po’ eccessiva dello spettacolo, sono accompagni quasi senza interruzione da una moltitudine di “kirei” e “sugoi” (che in giapponese significano “bello” e qualcosa di simile a “straordinario”).
Come ogni spettacolo che si rispetti però il meglio è serbato per la fine e nell’esibizione dell’anno scorso, a cui ho avuto la fortuna di assistere, si è concluso con l’esplosione dei fuochi d’artificio ispirati ad una delle icone più note della cultura otaku del Giappone degli ultimi vent’anni…Pikachu!
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Nonostante ci sarebbe molto altro di cui parlare, per il momento è tutto ed è con tutto il cuore che spero abbiate apprezzato l’articolo di oggi. Non mi resta quindi che salutare tutti voi lettori, dandovi appuntamento al prossimo episodio del Diario di un Gaijin!