Collegamento in Corso… Creatori di Mondi (conclusione)

di Regola Commenta

Salve a tutti e benvenuti all’appuntamento settimanale con Collegamento in Corso, e come avete potuto leggere qui sopra in quest’analisi approfondita potreste trovare svariati elementi spoiler quindi siete avvertiti, se non avete visto ancora le serie di .hack, Accel World o Sword Art Online procedete a vostro rischio e pericolo!

In .hack, Accel e SAO i personaggi fanno uso di una realtà virtuale (alcune più evolute altre meno) che consentono un’immersione quasi totale del videogiocatore in un mondo alternativo attraverso esperienze sensoriali guidate dal sistema. Tuttavia, se fossero stati dei semplici videogiochi le storie non sarebbero risultate così interessanti: la genesi di una realtà alternativa prende luogo nella mente di una specifica persona per la realizzazione di uno specifico obiettivo. Volente o nolente è poi questa ragion d’essere a permeare la storia, a dare una direzione alla trama e un senso a quanto accade; un senso, non una morale, tengo a sottolineare, poichè per quanto si sa al giorno d’oggi, per come appaiono i appaiono le cose nelle varie serie, le intenzioni dei vari programmatori che si avvicendano sono perlopiù personali, idealistiche, e narcisistiche direi. Ciò non toglie che le ragioni e le intenzioni di queste persone saranno poi causa e motore della storia, con cui i personaggi protagonisti dovranno necessariamente confrontarsi: questa ragion d’essere è un pò, quindi,  il senso intrinseco della storia stessa.

Harald Hoerwick.

The World viene creato da Harald Hoerwick, il quale era mosso da intenzioni che non necessariamente potevano comportare la creazione di un videogioco. Il testo di base utilizzato da Harald, l’Epitaffio del Crepuscolo, era un poema epico scritto da Emma Wielant, donna di cui il programmatore era innamorato, scomparsa prematuramente qualche anno prima dei fatti narrati in SIGN. Fu così che Harald decise di consacrare quest’opera all’eternità, creando The World, che doveva poi fungere come “culla” per l’intelligenza artificiale più sofisticata mai prodotta: Aura. Essa sarebbe dovuta essere la figlia che Harald e Emma non erano riusciti ad avere, ma Morganna, il programma adibito ad essere la “madre” di Aura, andò fuori controllo e iniziò a boicottare lo stesso progetto per cui era stato creato, impedendo il risveglio di Aura (in SIGN, vincolando il sonno dell’intelligenza artificiale alla cattività di Tsukasa) e poi liberando i virus la cui forma e natura è ispirata dall’Epitaffio stesso. Harald stesso viene intrappolato in The World da Morganna, per evitare che gli possa nuocere. La creazione di Aura al risveglio di Tsukasa apre le ostilità: i tentativi di distruggere la figlia virtuale di Harald coinvolgono molte persone le quali cadono in coma, ed è per quello che la Chiave del Crepuscolo viene affidata a Kite, che oltre a distruggere i virus, liberare le persone vittime di Morganna, deve anche difendere il frutto del lavoro del creatore di The World. Verrebbe quasi da dire “tutto qui?”, che non vi sia dietro tante battaglie e tanta sofferenza qualche motivo altisonante può destabilizzare lo spettatore, ma quando parliamo di .hack non ci stiamo riferendo a una saga che è stata strutturata e condotta in modo superficiale, il messaggio che arriva da questi elementi è chiarissimo: un mondo considerato sterile e virtuale, tappa di persone noncuranti dei motivi che si celano dietro al sua apparente realtà di videogioco, è riuscito in un atto considerabile “reale”, si è spontaneamente ribellato al suo creatore ed è riuscito nella creazione di una forma di intelligenza indipendente (Aura). E questo rende The World qualcosa in più che un semplice insieme di codici.

L’Accel World, nella sua maestosità, lo sfondo di lotte, amicizie, gioie e tristezze.

Del creatore del Burst System e dell’Accel World, invece non sappiamo assolutamente niente, a parte il fatto che, stando a quanto Kuroyukihime afferma, la prima persona a raggiungere il livello 10 potrà incontrarlo e chiedergli qualunque cosa: anche il perchè dell’esistenza di tale realtà virtuale. Il furbacchione in questione, però, ha imposto che un personaggio di livello 9 per ascendere al massimo livello debba sconfiggere altri 5 suoi pari, e che la sconfitta per costoro costi anche la disinstallazione del Brain Burst: per questo i vari Re che hanno raggiunto quel livello hanno stipulato un trattato di non aggressione; in modo da non perdere i privilegi nell’utilizzo di questo avanzatissimo programma, creando quella situazione di stallo che Kuroyukihime e Arita sono intenzionati a rompere. La mia opinione, riguardo alle possibili ragioni del programmatore in questione, è che sono necessariamente legate alla progettazione e l’uso massificato dei Neuro-Linker: come è risaputo il Brain Burst è accessibile solo a coloro ai quali è stato installato alla nascita il supporto per la realtà virtuale. Non credo ci sia da aspettarsi qualche rivelazione sconvolgente alla fine della serie (se torneranno ad animarla), ho come la sensazione che il senso intrinseco che si vuole comunicare sia proprio il valore della strada percorsa fino a quel momento e delle amicizie strette (non so voi ma mi ricorda qualcosa ndRegola); e poi, in fondo, per quanto seriamente alcuni personaggi lo prendano l’Accel World resta pur sempre un gioco.

Kirito contro Gleam Eyes.

E arriviamo a SAO, su cui come molti di voi già immagino, ho parecchio da dire.

Se dovessi indicare una pecca nella storia di SAO (che per quanto mi riguarda è il miglior anime del 2012) sono proprio le ragioni del creatore di Aincraid, Kayaba Akihiko. Come da lui affermato nell’ultimo episodio della serie di Aincraid, da parecchio tempo ormai aveva perso di vista il reale obiettivo per cui aveva iniziato a lavorare al NerveGear e al sistema di immersione totale nella realtà virtuale. Le sue ragioni appaiono povere e poco convincenti, ci si aspettava forse qualche ragionamento contorto, oppure che avrebbe potuto in qualche modo dare un motivo al crimine che ha causato la morte di quattromila persone. Non vi è niente di tutto ciò, neppure il tentativo di dare una giustificazione al proprio operato. Eppure…potrebbero essere solo mie vuote parole, scritte forse senza troppo analizzare a mente fredda la storia di SAO (e forse guidate dal mio apprezzamento per la serie), ma voglio presentare quella che è la mia personale tesi, la mia visione della storia che ci è stata presentata dalla fantasia di Reki Kawahara.

Quali sono gli elementi che compongono una storia? Per prima cosa dei personaggi, che in base al genere possono essere attivi, cambiando gli eventi con il loro operato, oppure limitarsi a subirlo ed essere quindi, passivi; una storia ha bisogno anche di una localizzazione nel tempo e nello spazio, per dare un inizio e poi presentare uno sviluppo degli eventi il più verosimilmente possibile. Tante altre cose, ma soprattutto, una bella storia ha anche bisogno di un ritmo narrativo che sappia catturare lo spettatore, e saper gestire i tempi narrativi risulta essere pertanto una capacità fondamentale per ogni buon narratore. Per questo, riferendomi alla serie animata di SAO, sostengo da diverso tempo che si tratti di una storia molto semplice, ma narrata in maniera magistrale: un inizio lento, i primi episodi sono di presentazione dei personaggi e del mondo in cui si ritrovano costretti a vivere, per poi condurre lo spettatore in maniera quasi inaspettata in una situazione in cui l’adrenalina e la suspence scorrono a fiumi (Kirito contro Gleam Eyes, scontro che ho trovato al dir poco epico). Kawahara probabilmente sapeva che dopo uno scontro del genere difficilmente sarebbe riuscito a dare ai suoi lettori qualcosa di meglio (rispetto sempre alla suspence e al climax), decide pertanto di rallentare la narrazione, e focalizzarsi sul rapporto tra i due protagonisti rendendo ancora più disperata la lotta per la sopravvivenza, dando ai suoi personaggi la paura di perdere qualcosa di speciale, l’amore. Perchè l’amore è quell’elemento che può trasformare una storia banale in una bellissima storia, quando ben utilizzato. Indubbiamente il tipo di storia che preferisco, in cui i personaggi vengono trascinati in un scuro tunnel di disperazione senza uscita, eppure per coloro che riusciranno a superare il più buio dei momenti apparirà la luce della salvezza. Kirito e Asuna si amano, e allo stesso tempo non possono provare odio per quella cattività, senza la quale non si sarebbero mai trovati: la paura viene sconfitta dal coraggio, l’amore sconfigge l’odio, e sebbene vincitore dell’ultimo duello Kayaba Akihiko si lascia uccidere, sorridendo, perchè mai ci sarebbe potuto essere un finale migliore di questo.

Il sorriso di Kayaba, che “conclude” Aincraid.

Ringrazio quanti mi hanno seguito in questi due mesi, il sipario, tuttavia, questa volta cala definitivamente. Collegamento in Corso è stata una rubrica che ho personalmente proposto e voluto condurre, un pò per cavalcare l’onda del successo di alcune serie, un pò per affrontare e presentare spunti di discussione e approfondimento. Personalmente sono molto soddisfatto della trattazione effettuata, avrei potuto affrontare altri temi, o approfondirne alcuni, ma credo vivamente di aver perfettamente reso l’idea alla base del discorso presentato. Restate collegati su Komixjam, perchè presto ci saranno delle novità firmate “by Regola”.

 

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