Zankyou no Terror – Recensione [05-11]

di Kirisuto 1

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L’ultima volta che vi scrissi di Zankyou no Terror eravamo all’episodio 4, grosso modo, e nel frattempo la serie è giunta al termine. Undici episodi con un finale che predissi ancora nel primo articolo di recensione. Questo non tanto a indice della scontatezza della storia, quanto a dimostrazione della scarsa volontà nel rompere certi canoni narrativi presenti nell’universo anime e non solo. Perché ci sono cose che “non si possono fare”.

 

Un personaggio che compie azioni eticamente sbagliate, come l’assassinio ad esempio, mosso da un fine ultimo di carattere positivo non può considerarsi un personaggio positivo. Per quanto si voglia portare alla luce tale “questione”, che di fatto non esiste, la risposta sarà sempre univoca: azioni negative, atte al bene o atte al male, rimarranno comunque azioni negative. Il motivo per cui certe azioni vengono svolte non influisce sulla valutazione del risultato prodotto.

Questo interrogativo ci fu posto a suo tempo da Death Note col personaggio di Light Yagami ed anche lì il finale coincise con quello presente in Zankyou, con le dovute differenze.

E mi fermo dallo sfociare in esempi più “eclatanti” e/o “controversi”, sempre se possano considerarsi tali. Qui si cammina nel campo dell’etica, non della morale ed è ciò a far la differenza.

Tutti quanti ci facciamo affascinare dalla figura del supereroe, del vendicatore e del giustiziere soprattutto nell’occidente americanizzato; ma a conti fatti figure di questo tipo sono destabilizzanti, non tanto per l’ “ordine comunemente stabilito” quanto per le regole implicite comunemente accettate, l’etica. Il discorso che sto facendo è molto terra terra e semplificato, perché non ho a disposizione 300 pagine di saggio ma solo poco più di un migliaio di battute per parlare di una serie e dei temi che presenta.

 

Tutto questo per dire cosa? Semplicemente che la morte dei due protagonisti non giunge inaspettata. Come dissi in passato, le possibilità per il finale erano molto ristrette: redenzione o espiazione. Certo, mi si potrebbe dire che l’espiazione avrebbe potuto prendere forma di un ergastolo ma io vorrei ricordare che in Giappone ancora vige la pena di morte e che non sono passati troppi anni da quando alcuni membri di una setta religiosa sono stati “eseguiti” per aver organizzato e portato a termine (in parte) un attacco terroristico nella metropolitana di Tokyo tramite gas mortali. Se non fossero stati gli americani e gli effetti collaterali degli esperimenti a uccidere Nine e Twelve, sarebbe stata la “giustizia” giapponese.

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Ma che io ricordi non s’è mai vista l’esecuzione di una pena capitale in un anime o lungometraggio animato giapponese, o semplicemente non ho visto sufficienti anime. E’ inutile dire che tale argomento mi dà la sensazione sia considerato tabù all’interno della popolazione giapponese o che semplicemente si voglia evitare di veicolare un certo tipo di immagine dello Stato nipponico.

Questo perché la pena capitale rientra in quel gruppo di azioni che ho argomentato prima. Sbagliate mosse da un fine ultimo “corretto”. Un paradosso all’interno di qualsiasi legislazione contemporanea.

 

Twelve, Nine e Five muoiono. Lisa sembra maturare da quest’esperienza. Il detective Shibazaki, veterano di vicende peggiori, sembra uscire immutato da questa storia se non per un affetto  sviluppato per gli orfani vittime di una vicenda ignobile che rientra, ancora una volta, nel calderone di azioni ignobili spinte da motivazioni positive.

Non credo sia novità per nessuno la situazione del Giappone moderno post-bellico. Tralasciando le violazioni che ha subito il Giappone nel XIX° secolo, la Storia di quell’arcipelago a est è assimilabile a quella italiana, per certi versi. Sotto la dittatura americana di McArthur, il Giappone ha rimesso insieme i pezzi sparsi ai quattro venti di quello che era una volta l’Impero. Sembrerebbe una cosa positiva se non fosse che il legame di “interdipendenza” tra U.S.A. e Giappone in realtà si sviluppò in un rapporto di subalternità da parte degli orientali nei confronti degli occidentali, a partire da una delle condizioni più note a tutti: la totale assenza di un esercito giapponese. Il Giappone crebbe prosperoso, nel dopoguerra, per poi ritrovarsi al termine degli anni ’80 in una crisi economico-finanziaria e immobiliare capace di annichilire i profitti ammassati negli anni ’50 e ’60. Tra corruzione, mafia, obblighi nei confronti degli americani, minacce territoriali da parte della Cina, crisi demografica e problematica energetica il Giappone si ritrova al giorno d’oggi chiuso in un angolo incapace di reagire veramente a tutte queste pressioni schiaccianti.

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E’ comprensibile, quindi, capire il perché l’”aristocrazia” giapponese abbia cercato scorciatoie per incrementare le capacità della propria popolazione per elevarla al di sopra della massa generale degli altri stati. Uno spirito nazionalistico forte, come lo è sempre stato, che ha prodotto (in Zankyou) un’aberrazione: sperimentazione umana di farmaci. Che di per sé non è niente di strano, multinazionali farmaceutiche lo fanno ogni giorno, ma qui le modalità risultano vergognose. Non riusciamo a modellare il farmaco secondo le nostre necessità? Adattiamoci secondo le necessità del farmaco. Ecco quindi che la sperimentazione viene portata avanti su bambini non più vecchi di 5 anni, causando loro una serie di effetti collaterali che li porterà a una morte prematura entro i vent’anni.

 

E qui si potrebbe aprire un’altra, enorme, parentesi sulla sperimentazione farmaceutica su test animali e umani; ma direi che per quest’oggi ne abbiamo avuto più che a sufficienza di argomenti di difficile digestione. Soprattutto perché qui si tratta l’anime.

 

Tornando all’anime, e concludendo con una valutazione generale dell’opera, vale la pena di una visione? A mio avviso sì. Ha dei punti favorevoli come la breve durata, la storia che non si perde in chiacchiere e qualche bel personaggio. Di sicuro non si tratta di un capolavoro che entrerà negli annali, ma se vi piace il genere d’azione/giallo questa potrebbe essere una serie che vale la pena seguire.

Con la sospensione dell’incredulità si può soprassedere anche ad alcune “forzature” narrative.

 

Io vi rimando alla settimana prossima dove affronteremo Aldonoah.Zero, di cui è stata annunciata di già una seconda stagione.

Commenti (1)

  1. 1) Zankyou no terror � quella zona grigia tra il nero e il bianco. E il grigio ha una scala ampia: in Death Note invece trovo solo bianco e nero (nonostante Kira sia mosso da un sentimento di “Giustizia”) per cui non li comparerei.
    2) Come � stato scritto, ci si trova davanti a personaggi lontani dalle normali definizioni di eroi e cattivi. Ma mi domando se sia una sorta di “realismo”(come contrario di “idealizzazione”) o semplicemente il divario tra cultura orientale e occidentale
    3) Il detective rester� nell’ombra, questo � un peccato.

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