Spiderman: Il Regno

 Recentemente la Panini ha finalmente ristampato il volume che veniva definito come l’equivalente de Il Ritorno del Cavaliere Oscuro per il ragno, ma l’opera ha altesì avuto anche critiche feroci da parte di moltissimi fan. Dopo un attenta lettura sicuramente è innegabile che Kaare Andrews sia stato fortemente influenzato dallo scritto di Frank Miller ,sia nella narrazione sia nello stile che utilizza per il disegno, ma sembra mancare qualcosa di veramente originale. Sicuramente chi si accosta a quest’albo dopo la lettura della ben più nota controparte del Dc Universe non potrà che rimanerne fortemente deluso, infatti se la sceneggiatura dedicata a Batman si regge saldamente su un profilo psicologico molto contorto, lo stesso non si può dire per Spiderman. Tutti abbiamo avuto modo di vedere come il carattere di Peter Parker abbia malamente assorbito la notizia della imminente morte della Zia May, ma risulta veramente difficile poter immaginare l’eroe che tutti conosciamo ridotto nello stato patetico che ci racconta l’autore, sebbene sia attanagliato dai sensi di colpa per la morte di Mary Jane causata dai suoi fluidi corporei radiottivi(?). Credo che ogni lettore dell Uomoragno sia consapevole del fatto che il caposaldo del personaggio sia il motto lasciatogli in eredità da Zio Ben e vedere che Peter si è allontanato così tanto dalla sua caratterizzazione appare un azzardo poco riuscito. Se abbiamo visto Peter prendersi sulle spalle le sue responsabilità persino dopo aver aderito alla registrazione per poi rinnegarla, proprio in vista di quelle responsabilità che aveva imparato sin dai suoi primi giorni coi poteri, mettendo a rischio la vita delle persone che ama cosa può aver ridotto il nostro amichevole Spiderman nell’ombra di sè stesso? In buona sostanza ci troviamo davanti ad un opera poco originale e poco coerente col personaggio che, se non si merita una stroncatura piena, sicuramente non può arrivare nemmeno alla sufficenza, se proprio la Marvel avesse voluto regalarci una pietra miliare equivalente a quella che è stata regalata da Miller a Batman avrebbe dovuto affidarsi ad una sceneggiatura diversa che facesse vivere un dissidio più profondo al personaggio e lo rimettesse in pista non grazie allo sprono di J.J. Jameson, sebbene sia forse la trovata meglio sviluppata, ma più nel ricordo delle parole dell’amato zio.

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