Recensione Anime – Psycho-Pass

Come già avrete intuito dal titolo vi sto per parlare di Psycho-Pass, una delle serie attualmente in corso del paese del sol levante; un anime intricato, complesso, di cui nei mesi precedenti si era anche parlato non senza aspettative. La sceneggiatura è stata scritta da Gen Urobuchi: quel “Gen” che ha scritto anche la sceneggiatura di Puella Magi Madoka Magica. Eppure stavolta presenta qualcosa che non ha niente a che vedere con il pluripremiato anime che ha rilanciato il fenomeno delle maghette. Anzi, si tratta di un lavoro diretto a un pubblico con interessi e gusti direi quasi diametralmente opposti.

 

Psycho-Pass è un anime fantascientifico, thriller, dai toni prettamente cyberpunk, eppure con un gusto e un’attenzione per i dettagli tipicamente moderno. A primo impatto si potrebbe dire che Urobuchi sia rimasto profondamente colpito dai lavori di Dick, in particolare Rapporto di Minoranza: non penso che come impressione sia sbagliata, anche per la somiglianza delle tematiche trattate. Dal primo episodio di Psycho-Pass apprendiamo che lo studio e lo sviluppo scientifico umano è arrivato a definire un preciso Coefficiente di Criminalità che da una immediata quantificazione delle possibilità di un individuo di commettere un crimine; continuamente misurato da sistemi informatici che invadono la città, appena il sistema rileva valori sopra una soglia di tollerenza, vengono chiamati ad intervenire i membri del reparto anticrimine. Lombroso è tra noi, signori.

 

Le squadre del reparto anticrimine sono composte da Ispettori e Agenti: il rapporto lavorativo e non tra i due ruoli è fondamentalmente il tema principale dell’anime. Gli Ispettori sono veri e propri capisquadra che hanno il compito di controllare sia lo svolgersi delle operazioni dell’anticrimine che di coordinare gli Agenti: i secondi sono infatti criminali latenti o precedentemente catturati. Definiscono se stessi “cani da guardia” posti sotto il controllo della polizia, e vengono utilizzati soprattutto per il lavoro sporco che potrebbe rendersi necessario: inoltre, essendo a loro volta dei criminali, possono “intuire” il modo di ragionare dei loro bersagli. L’equipaggiamento in dotazione ad Ispettori e Agenti è un’arma chiamata “dominator“, che in connessione continua con il sistema informatico che regola la città, fornisce informazioni in tempo reale sul bersaglio e il suo Coefficiente di Criminalità, impostandosi automaticamente sul tipo di fuoco più appropriato, letale o non: all’essere umano non resta che premere il grilletto. Già con questi pochi elementi mi sono appassionato alla serie.

 

Ambienti scuri e tetri (bellissimi), persone dalla dubbia morale, un tocco splatter e un’attenzione particolare per le tecnologie informatiche sono altri elementi della serie: al centro della storia vi è il personaggio di Akane Tsunemori, un’Ispettrice, e della sua squadra di Agenti. Akane oggigiorno è considerata una rarità, aveva infatti la possibilità di scegliere qualunque strada avendole il super computer (che tutti governa) dato un punteggio massimo a tutte le possibili carriere lavorative (avete capito bene, il sistema informatico Sybil indica anche quale strada le persone devono percorrere nella loro vita per “essere felici e onesti”), eppure ha scelto l’anticrimine. Tuttavia, invece di premere il grilleto quando lo speaker del dominator darà il via, ed eseguire gli ordini dei superiori, inizierà ad interrogarsi se sia realmente giusto il sistema, se in virtù di parametri “oggettivi” è possibile definire caratteristiche “soggettive” come “giuste” o “sbagliate”. Tanta denuncia sociale quindi, proprio in stile cyberpunk, in Psycho-Pass.

 

Magistrale il lavoro della Production I.G, l’uso di computer grafica nell’anime potrebbe risultare un tantino eccessivo per i gusti di determinate persone (i miei, per esempio, ndRegola) ma ben si armonizzano con gli ambienti e i personaggi: d’altronde nell’anime fanno un uso massiccio di ologrammi, schermi digitali e tutto quello che fa parte dell’immaginario fantascientifico (come una cosa che tutti vorremmo: i touchscreen virtuali di Minority Report). L’atmosfera costruita dagli sfondi metropolitani e gli ambienti sub-urbani, dalle inquadrature inusuali e le luci al neon contribuisce, insieme agli spaccati di vita quotidiana dei vari personaggi, a ricostruire un’immagine molto precisa di come potrebbe essere la nostra società in un futuro prossimo, perchè aldilà degli elementi fantascientifici, quanto accade in Psycho-Pass è tutto così dannatamente plausibile…