Prophecy [Edito J-Pop] – Recensione Anteprima

di Kirisuto Commenta

 E’ passato un bel po’ dall’ultima mia anteprima per la J-Pop, ma la pausa estiva s’è fatta sentire un po’ per tutti quindi ecco che KJ vi porterà ben tre opere prime di futura pubblicazione della suddetta casa. Io e Regola ci occuperemo di: Prophecy, K-On Highschool e Rosario+Vampire 2° Stagione.

Io mi sono gettato su Prophecy. Manga iniziato nel 2011, completo di tre volumi, scritto e disegnato dalla mano di Tetsuya Tsutsui (Manhole, Reset). E come al solito sono andato a impelagarmi in una faccenda grossa e complicata. Lo premetto subito, potrebbe scapparmi qualche piccolo spoiler sulla parte più interessante del volume. Quindi se volete rimanere candidi e puri magari saltate a fine articolo, leggetevi il paragrafo sullo Stile, quello sull’Edizione e basta. Ma se qualche piccolo appunto non vi infastidisce troppo ed anzi potrebbe essere il La per decidere di comprarsi questa brevissima serie, ben venga.

 

Trama e tematiche:  c’è da dire che l’autore non s’è di certo risparmiato. Prophecy non è di certo un seinen con il “freno a mano tirato” ma anzi ha tutta l’intenzione di investirti, più volte. Inizia tutto con un tizio, dal volto coperto da un foglio di giornale (da qui il nick Paperboy), che posta su YouTube o NicoNicoDouga video in cui formula le sue profezie sul giorno dopo. Queste, senza che ve lo deva dire io, si avverano. Converrete con me e con la sezione di polizia legata alla cybercriminalità che qui chi commette il crimine citato nella profezia dev’essere per forza Paperboy. Il problema è che le testimonianze dirette e indirette non coincidono per quanto riguarda la descrizione fisica dell’individuo. Alto o basso? Magro o in carne? Over 30 o appena over 20? Tutto ciò rende più sfuggevole il sospettato. Nonostante queste incertezze sulla descrizione, la polizia mantiene aperta la possibilità che queste discrepanze siano dovute alla distorsione dovuta all’interpretazione visiva dei testimoni (per una persona magrissima, una persona di media corporatura potrebbe sembrare sovrappeso ecc). Sostanzialmente possiamo riassumere Prophecy come la caccia all’uomo della polizia nei confronti di questo cybercriminale.

 Si ha modo però, in questo excursus, di affrontare questioni sempre più spinose della società d’oggi. La prima metà abbondante, tramite i crimini di Paperboy, ci permette di metterci faccia a faccia con quelli che sono nuovi tipi di criminalità sempre più imperanti: i cybercrimini. Dal cyberbullismo all’hacking passando per il p2p di prodotti sotto copyright. Al giorno d’oggi non sono termini sconosciuti, soprattutto a coloro che ormai passano buona parte della loro vita davanti a un pc (vuoi per lavoro o per svago). Il cyberbullismo può essere vista come un’estensione IRL del flame e/o del trolling. E’ successo, più volte, che tramite la pubblicazione di indirizzi e numeri telefonici alcune persone subissero vessazioni da parte di ignoti per via di post, commenti o altro postato, dai primi, sul web. Ci sono alcuni report di suicidi, per tali motivi. Questo perché, a mio parere, tra le tante categorie di persone che navigano il vasto web ne esistono due che bisognerebbe tenere più d’occhio: quelli che non hanno nulla da fare e passano il tempo a rompere le balle da una parte, dall’altra coloro che non hanno ben chiare le potenzialità del web, dei social network e di tutto il pacchetto. Queste seconde, permettetemi di generalizzare, agiranno senza essere coscienti di rischi e “pericoli” del mondo virtuale; prede perfette per la prima categoria pronta ad attendere un passo falso che permetta loro di dare il via a una “condanna” su vasta scala. E ho solo grattato la superficie di una delle tematiche di Prophecy, in quanto la seconda metà ci propone altri begli argomenti di discussione.

La seconda metà è quella che mi darebbe più fastidio se me l’avessero spoilerata, quindi se siete allergici agli spoiler consiglio di skippare a Stile. Trattasi infatti di un flashback che racconta la nascita di Paperboy. Decisamente un mattone nello stomaco. Paperboy è uno, nessuno e centomila (pirandellianamente parlando). De facto è un ristretto gruppo di ragazzi, tra i 25 e i 35, che offre una sorta di riscatto alle categorie più vessata di tutte:  lavoratori precari, lavoratori a giornata, lavoratori a stagione, lavoratori in nero, lavoratori che ci lasciano la pelle e non si viene a sapere, lavoratori che per emigrare e lavorare in un altro paese vendono un rene (per poi morire di insufficienza renale a 20 anni), lavoratori schiacciati da un sistema creato apposta per emarginarli. Ci sono tutti in Prophecy, e i Paperboys sono loro. Tra di loro c’è, fortunatamente, Okuda (la cosiddetta mente) che propone  loro una via di fuga e la possibilità di riscatto tramite il web. Da criminali ispirati dalla vendetta si ergono a vendicatori che sfruttano il crimine come mezzo.

 A tutti piace l’idea del giustiziere solitario che porta la giustizia tramite una pallottola in piena fronte a un tizio perché “lui è il cattivo” (cito Death Note solo per rimanere in campo manga e non spostarmi nell’universo occidentale dove ne siamo pieni fino al collo). Personalmente, invece, mi oppongo. Quando lo Stato funziona, la Legge viene fatta rispettare e l’equilibrio tra le parti esiste (in uno Stato di diritto insomma) una figura punitrice come quella citata risulta fuori luogo. Cosa succede però quando lo Stato diventa parziale, o è corrotto dall’interno? Cosa succede quando la Legge non è più “uguale per tutti”? Viene a giustificarsi la presenza del vendicatore mascherato alla Zorro? La questione è delicata e non sarò io a dirvi qual è la risposta “giusta” (anche perché non ce l’ho), ma di sicuro non vi sto invitando ad imbracciare lo schioppo ed andare a schioppettare il benzinaio perché vi ha alzato la benzina di 30 centesimi. Sono però dell’idea che in periodi difficili, come quelli rappresentati in Prophecy, siano necessari gesti eclatanti, gesti grandi e importanti che portino a una riflessione un po’ più vasta che all’evento in sé.

Mi è uscito un articolo un po’ politicizzato…

 

Stile: Lasciatemi dire: “Che sorpresa!” Lessi a suo tempo il volume unico Reset (edito sempre J-Pop) e l’avevo trovato legnoso, ma ecco che Prophecy risolve tutti quei dettagli che in Reset mi urtavano risultando in uno stile di disegno maturo, serio, realistico ma al contempo leggero e fluido. L’autore nei sei anni che intercorrono tra Reset e Prophecy ha perfezionato il suo modo di disegnare in un modo egregio, almeno dal mio punto di vista.

 

Edizione: il tono dell’articolo deve aver già fatto trasparire la mia opinione in merito al titolo. Prophecy deve rientrare tra i vostri manga posseduti. Fidatevi, il primo volume “ne sa”. A maggior ragione se siete lettori che puntano sugli slice of life, ai thriller o alle opere un pochettino più “corpose”. Come dicevo all’inizio saranno solo 3 volumi a 6,00 Euro l’uno e il primo volume lo potrete trovare in fumetteria il 10 Ottobre. Classico stile J-Pop con annessa qualità nel prodotto (sovraccoperta e un paio di pagine a colori).

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