Marvel Now! – Capitan America

Un saluto a tutti i lettori di KomixJam! Altro giovedì, altra recensione di una serie Marvel che si lancia a pesce nel calderone di Marvel Now!

Questa volta tocca a Capitan America, che viene diretto da un team creativo con i controfiocchi: ai disegni nientemeno che John Romita Jr.(che non ha bisogno di presentazioni), ed ai testi il già citato in diverse occasioni Rick Remender(tranquilli, non rimetterò per l’ennesima volta l’immagine di Daken che uccide il Punitore…forse.)

Qui in Italia possiamo leggere le avventure del Capitano sul menisle omonimo, che conterrà anche le storie di Capitan Marvel.


Ora, prima di parlare in dettaglio della storia di Cap (di cui ci viene presentato il primo capitolo), una precisazione è doverosa: è estremamente difficile parlare di Capitan America come personaggio stand-alone.
Questo perchè il buon capitano ha sempre dato il meglio di sè all’interno di un gruppo, siano essi i Vendicatori, gli Invasori(il superteam della Seconda Guerra Mondiale) o qualsiasi altra formazione in cui abbia militato. E questo non solo per le sue qualità di leader, che gli permettono di far fronte a qualsiasi situazione(e che sono il vero superpotere di Steve Rogers, prima di tutte le altre capacità); il motivo principale è che Cap si trova ad assumere in qualsiasi gruppo il ruolo dell’allenatore. Di quell’uomo che fa risaltare le persone attorno a lui, che le spinge ad affrontare i propri difetti e debolezze, ed a tirare fuori il meglio. E può farlo dando fiducia ed amicizia (come con Iron Man oppure Thor), affidando resposabilità ed aiutando a sopportarle (quello che sta facendo con Havok in Uncanny Avengers, scritto dallo stesso Remender), o lasciando alla persona in questione la possibilità di esprimere le sue potenzialità (come ad esempio è stato con  Luke Cage nei Nuovi Vendicatori)… o in alcuni casi, insultando e ponendosi come ‘avversario’ nei confronti del suo interlocutore, per spingerlo ad impegnarsi mosso da un senso di rivalità (il caso più emblematico è Occhio di Falco).

Si, lo so, hanno cambiato il costume per renderlo simile a quello del film…sinceramente mi importa davvero poco e credo anche agli autori, tant’è che nemmeno dicono che lo ha cambiato

In definitiva, Steve Rogers è un’uomo di squadra, e quando non ha nessuno intorno non dà il meglio di se; non a caso Ed Bruebaker, cioè l’autore che aveva in gestione le storie di Cap prima di Marvel Now! e che è rimasto sul personaggio per svariati anni, ha utilizzato nelle sue storie un buon numero di personaggi secondari proprio per ottenere quell’ effetto squadra: su tutti spicca il Soldato d’Inverno/Bucky, che ha portato lo scudo per un bel periodo, ed il cui confronto con il Cap ‘originale’ è stato il tema portante di gran parte della gestione di Bruebaker: le altre storie in solitaria del Capitano  non brillano particolarmente: o la si butta in politica (dove paradossalmente Cap si rivela essere molto più antiamericano di quanto si possa pensare, come ad esempio nella gestione di Robert Morales, scomparso poco tempo fa) oppure abbiamo di fronte un prodotto che alla fine non è niente di che.

Una tavola della storia…dall’ambientazione fantascientifica, direi che stavolta non l’hanno buttata in politica.

E dalle premesse di questo numero 1 di Capitan America ho paura che ci sia il rischio di trovarci in una situazione del genere. Remender opta infatti per una storia di stampo fantascientifico (molto anni Settanta) con un cattivo molto classico, il dottor Arnim Zola. La storia è ricca di scene d’azione(molto ben rese, ma del resto il disegnatore ha moltissima esperienza), che sono anche autoironiche come il Teschio Verde che compare all’inizio; e c’è addirittura spazio per le ‘questioni dietro la maschera’, con Sharon Carter, l’eterna fidanzata di Rogers, che vorrebbe che la loro relazione si evolva.

Lui è il cattivo, non la fidanzata.

Insomma, per dirla con voce fantozziana ‘il più classico dei classici’, sia a livello di storia che di disegni…eppure.
Eppure c’è una scena ad inizio albo che vale tutta la lettura. Sono solo due pagine, ma con quelle Remender e Romita ci danno una chiave di lettura del personaggio di Capitan America a cui non avevo mai pensato. In quelle due pagine ci sono più eroismo e coraggio che in un intero scaffale di una fumetteria. Ed è proprio grazie a quelle che possiamo capire quale sia il più grande superpotere di Capitan America: quello di essere solo un uomo. Un uomo che sa apprendere le lezioni di altri grandi uomini, ed in questo caso di una grande, anzi grandissima donna, che ci dà un messaggio inequivocabile: Reagisci sempre. Ed è quello che Cap fa, sempre e comunque.

Anche solo per queste due pagine, sono invogliato a continuare. E poi quello di Remender e Romita è un team affiatato, ed hanno tirato fuori storie molto belle…

Come ad esempio questa. Si, avrei detto che non avrei messo quest’immagine. Ho mentito.

Al prossimo appuntamento!