Quando mi posi l’idea di questo progetto pensavo a molte cose. Agli effetti che mi avrebbe “causato”, a quale sarebbe stata l’effettiva qualità delle pellicole e al fatto che alcuni di questi titoli si presentavano come inattaccabili.
Più di una volta ho dovuto “vergognarmi” per non aver visto Una tomba per le lucciole e sentirmi redarguire con parole a volte anche troppo sdegnate. “Un capolavoro che colpisce direttamente al cuore con immagini forti e drammatiche sullo scenario bellico e post bellico del Giappone“. Ho deciso di non crearmi troppe aspettative e pormi umilmente nei confronti della pellicola; mi sarebbe stato sufficiente essere colpito più in basso del cuore: allo stomaco. Purtroppo sono rimasto deluso, e sono stato colpito ancora più in basso.
Mi dispiace fortemente dover parlare in questo modo di una pellicola che trovo così ben considerata, ma spero che alla fine di questo articolo sarò riuscito a far capire il mio punto di vista.
Avviso: questa recensione non è spoiler free!
Come discutevo con una vecchia conoscenza di questo blog, questo film comincia con un’impostazione “errata”. Già dal principio si parte sapendo che questo ragazzo morto di stenti conservava i resti di sua sorella in una scatola di latta e trattandosi, il film, di un lungo flashback l’unica cosa che lo spettatore è curioso di scoprire (il motore narrativo) è capire per quale motivo la sorella minore sia morta. Il dramma dl lutto viene “indorato” all’inizio dell’opera tramite quel re-incontro spirituale che serve a smorzare la realtà dei fatti. E’ vero, le condizioni belliche vengono ben narrate ma edulcorate. Come a dire: “Guarda com’è brutto, guarda cos’hanno dovuto passare! Ma tranquillo, alla fine le cose si sistemano.”
A mio avviso non ci sono immagini forti capaci veramente di strappare l’osservatore dal suo quotidiano torpore e mantello di insofferenza. Tranne una. Molti di voi ora staranno pensando alle polpette di fango, ma mi spiace deludere tutti quelli che così presumevano. Quello che mi ha colpito più di tutta l’opera non è l’indifferenza con cui un ragazzino possa morire nel centro di Tokyo sotto gli occhi di tutti e non essere notato di proposito, non è l’indifferenza di una zia che lascia i due nipoti andarsene dalla sua “custodia” senza preoccuparsi di come sopravviveranno nei mesi futuri ma è quel flash che passa per la mente di Seta mentre vede la sorella seppellire le lucciole. In guerra, e più in particolare durante la Seconda Guerra Mondiale, gli uomini vengono degradati ad insetti perdendo il loro status e diritto a godere dei valori di una vita “umana”. Dopo che qualcuno ha “giocato” con loro, il loro unico destino è terminare la loro breve vita in una volgare buca nel terreno, come le lucciole di Seta.
Un’immagine forte, ma metaforica. Non che mi aspettassi il gore spiattellato ai quattro venti, ma è pieno di film di guerra capaci di emozionarti senza per forza dover usare scene gore. Rimaniamo in Giappone: Letters from Iwo Jima. Anche qui le scene gore sono edulcorate, ma le due scene che veramente ti prendono il cuore e te lo strizzano come uno straccio usato sono “apparentemente” innocenti. Mi riferisco in primis alla canzone mandata via radio dalla madre patria ai soldati e in minor luogo al flashback del Kenpeitai. “Una tomba per le lucciole” non riesce a procurare gli stessi effetti, un po’ perché si auto spoilera il culmine narrativo all’inizio e un po’ perché non puoi fare a meno (almeno io non ho potuto fare a meno) di provare irritazione per Seta. E’ vero, si tratta di un bambino incapace di poter prendere scelte “importanti” per i fatti suoi ma ciò non gli condona alcune scelte prese che, generalmente, il semplice buon senso dovrebbe aiutarti a dirimere. Non biasimo il rubare nei campi, non biasimo il rubare oggetti durante i bombardamenti per poi barattarli per cibo, quello che biasimo è il decidere di andarsene da casa di tua zia per il comportamento poco equo/scorretto che essa tiene nei tuoi confronti. Il che è comunque discutibile visto che le critiche che muove a Seta sono del tutto legittime in tempo di guerra.
Seta si ritrova nell’età peggiore per essere un’orfano in tempo di guerra. Ma si comporta in modo contraddittorio. E’ in quella via di mezzo tra il bambino e l’adulto, ancora incapace di identificarsi con l’uno o con l’altro in maniera definitiva. Il comportamento di Seta è infatti camaleontico: attorno agli adulti si comporta da bambino (dalla zia) e quando si isola con la sorella cerca di comportarsi da adulto. Se la maturità vista nel vivere con la sorella l’avesse mostrata nella convivenza con la zia, questa non avrebbe avuto così da ridire nel comportamento del ragazzo.

In definitiva: Una tomba per le lucciole l’ho guardato senza aspettative, ma anche il quel modo sono rimasto deluso. Non è coinvolgente, non ha un’ottima resa del dramma e narrativamente è spesso prevedibile.
Mi interrogo sulla validità della classifica che mi trovo in mano…
Per fare ammenda nei vostri confronti vi propongo una serie di cortometraggi in un’unica raccolta dalle storie contorte (o a volte inesistenti) ma visivamente d’impatto. Genius Party. Che non rientra nella classifica, ma di cui vi consiglio la visione se Una tomba per le lucciole già lo conoscevate.
Io vi rimando a tra due settimane e il titolo in questione sarà: When the wind blows, Quando soffia il vento.
