White Album 2 – Recensione anime

di Regola Commenta

 

Eccoci di nuovo qui con le recensioni delle serie autunnali, più o meno ancora in corso, sebbene oramai agli sgoccioli: a giorni cominceremo a parlare di serie invernali, e lo faremo con la solita lista, che dovrebbe uscire nei prossimi giorni. Ma prima di allora lasciate che, in modo molto breve, vi illustri una delle serie autunnali che nel suo piccolo è riuscita inaspettatamente ad intrattenermi. Oggi voglio parlarvi di White Album 2.

Innanzitutto vorrei tranquillizzarvi, non è necessario aver visto la prima serie poichè gli eventi di questa seconda sono del tutto indipendenti, anche i personaggi non hanno praticamente nulla in comune con la prima stagione (sebbene in un episodio due idol della prima serie vengano nominate). Anzi, la prima serie di White Album è un prodotto abbastanza mediocre e inconcludente, che ho trovato poco interessante, quindi non mi sento di consigliarne la visione. Entrambe le serie sono ispirate da due visual novel prodotte dalla Leaf, ma ad occuparsi delle versioni animate ci sono stati due studi diversi: il Seven Arcs (Sekirei, Dog Days) nel 2009 per la prima e lo studio Satelight (Aquarion Evol, Log Horizon) per la seconda.

White Album 2 prende alcuni aspetti della visual novel, estromettendo qualche personaggio per questioni di tempo e spazio, e descrive in modo interessante e particolare il triangolo sentimentale che Haruki Kitahara, Setsuna Ogiso e Kazusa Touma mettono in scena. La serie presenta all’inizio una situazione di arrivo, per poi immergersi nel passato gestendo il tutto come un lungo e articolato flashback: lo scopo è quello di mostrare allo spettatore come si è arrivati a una situazione di stallo come quella del triangolo, in cui minimo una persona dovrà soffrire. Il racconto di questa vicenda inizia nel momento in cui questi tre ragazzi si conoscono, stringono amicizia e decidono di esibirsi sul palco del festival studentesco: dopotutto Setsuna è portata al canto e Kazusa è figlia d’arte, capace di suonare svariati strumenti (Haruki, come il sottoscritto, è un pessimo chitarrista). Elemento, quello musicale, che non può mancare nel marchio White Album, poichè da sempre i suoi personaggi sono legati in qualche modo a questo mondo, siano essi professionisti o amatori… da questo la scelta di omaggiare uno degli album storici dei The Beatles. Altro motivo potrebbe essere la ridondante presenza e l’uso fatto degli sceneggiatori della neve in entrambe le serie.

Come serie a sfondo romantico White Album 2 si concentra sulla descrizione dei sentimenti e delle motivazioni dei vari personaggi, senza restare intrappolato nelle classiche dinamiche harem di altri titoli di questo genere, che spesso non hanno altro ruolo oltre quello di procrastinare la scelta finale. Dei tredici episodi totali ne sono stati trasmessi dodici, e sebbene il corso preso dalla vicenda sia stato abbastanza prevedibile, così come chiaro e lampante sembra sarà il finale, il vero punto di forza sono proprio i personaggi e la vicenda, non drammatica ma comunque sofferta, vuoi per l’incapacità di questo trio di anticipare l’amaro esito verso cui si sono diretti, vuoi per la decisione dei singoli di soffrire in prima persona pur di non arrecare tristezza alle altre parti in gioco. Non resta (al sottoscritto, e a quanti stanno seguendo questa serie) che guardare l’ultimo atto di questa vicenda, nella speranza che gli sceneggiatori non abbiano commesso qualche errore fatale proprio alla fine, dopo tutta la cura con cui è stato realizzato il tutto.

Domani uscirà l’ultima recensione riguardante le serie autunnali (la serie scelta è abbastanza ovvia) che chiuderà definitivamente questa stagione. Per ora, tuttavia, vi saluto e vi auguro un buon fine settimana.

Perchè l’episodio alle terme (o quello al mare), non può mai mancare.

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