Tokyo approva il decreto censorio di anime e manga

Mi sono interessato alla vicenda del cosiddetto decreto anti-lolicon (anche se come definizione non è proprio calzante) e così anche voi avete seguito con me tutta la vicenda fino alla protesta delle case editrici di cui vi avevo parlato qualche giorno fa, ma a quanto pare ogni protesta è stata vana visto che siamo giunti alla fine di questa epopea: l’Assemblea metropolitana di Tokyo ha infatti approvato definitivamente questa disegno di riforma.

Editori giapponesi boicottano il Tokyo International Anime Fair per protesta

L’immagine centrerà ben poco ma è la prima che mi è venuta in mente per rappresentare quello di cui andremo a parlare. Ricordate la faccenda della riforma dell’Ordinanza sul sano sviluppo dei minori? Alla fine dell’articolo vi avevo accennato di come questo tentativo di riforma trovasse larga opposizione un po’ fra tutti i soggetti coinvolti. Se i mangaka, attraverso le loro associazioni, erano riusciti ad ottenere un incontro con i rappresentanti del governo di Tokyo le case editrici giapponesi hanno annunciato forme di protesta più incisive a testimonianza appunto di quanto questo decreto possa essere “pericoloso” per l’editoria stessa.

Tokyo discute l’Ordinanza sul sano sviluppo dei minori

Spesso ci si lamenta di come in Italia manga e anime vengano visti in un’ottica negativa, quasi come prodotti deviati di una società considerata lontana dalla nostra non solo culturalmente ma addirittura moralmente. Alieni con un sistema di valori troppo degenere per i falsi puritani con cui purtroppo dobbiamo convivere. Un atteggiamento, che sia chiaro, non è tipico del nostro Paese ma è comune un po’ a tutto il mondo occidentale  e che ha portato spesso a ingiustificate censure basate spesso più sul pregiudizio che su effettivi contenuti “inappropriati”. Oggi però vorrei parlarvi ci una vicenda che dimostra come nemmeno il Sol levante sia  il luogo ideale che molti immaginano.