Naruto 692 – Recensione Komixjam – Dove siamo arrivati

Naruto sta finendo (e 15 anni se ne vanno! Cantavano i Righeira… o no?).

Ben ritrovati a tutti: a distanza di quasi dieci capitoli dall’ultima recensione, eccoci di nuovo a parlare del manga di Kishimoto, ormai obbiettivamente giunto agli sgoccioli (io continuo a pensare che l’ultimo capitolo sarà il 700, per cui tra otto settimane, secondo me, diremo addio al nostro ninja). In questi dieci capitoli, ne sono accadute tante: gente che è morta,gente che ha acquisito superpoteri che manco Superman quando è precipitato in Arkansas (che si legge “Arkanso”… ah no, mi confondo, quella era Dorothy che tornava dal Regno di Oz!); esseri inutili improvvisamente (ma solo per una paginetta) diventati fondamentali; gag senza senso messe a casaccio (qualcuna buona, per la verità) a spezzare il ritmo di una narrazione che, se mi permettete, è passata da momenti di grande aulicità (l’addio di Obito, il saluto tra Naruto e Minato) a situazioni davvero ridicole (il discorsetto di “ringraziamento” dell’eremita dei sei sentieri, tanto per citarne uno). Insomma, in questi dieci capitoli, fino all’ultimo pubblicato, ci sono state, come ormai accade da circa un anno e mezzo in questo manga, talmente tante situazioni da far osannare o insultare Kishimoto, che quasi si era perso il filo riguardante il fatto fondamentale, diciamo il filone narrativo unico e solo che il buon Kishi, lo vogliate o no, ha sempre piazzato un po’ dappertutto, a volte fornendo degli spunti di riflessione, altre degli indizi su come tale “sottotrama” potesse svilupparsi: l’eterno “duello” tra Naruto e Sasuke. E oggi…

Naruto 683 – Rivoluzione. …oggi ci troviamo a leggere la conclusione di un capitolo che, finalmente, mette in gioco il “fil rouge” di tutta questa narrazione, con un Sasuke che, dopo essersi prodigato al fianco del suo eterno rivale, dichiarando la sua volontà “rivoluzionaria” lo sfida, implicitamente, a scontrarsi per vedere chi fra i due ce l’ha più grosso (l’ammontare di chakra, che avete capito?). Devo dire che, sin dallo scontro alla Valle della Fine, ho sempre pensato che il finale di Naruto sarebbe stato decretato dallo scontro tra questi due personaggi, ma ultimamente il buon Kishi, con questo guazzabuglio di situazioni che aveva tirato fuori, e con il “buonismo” con cui aveva fatto rientrare Sasuke, mi aveva quasi preoccupato, facendomi credere che si sarebbe potuta avere una soluzione finale totalmente diversa. Per fortuna che, alla fine, lo stesso Kishimoto si è ricordato di aver creato l’amico/antagonista tipico, quello che, sebbene voglia fare il bravo bambino, non riesce a resistere al “lato oscuro” della stupidità mista a malvagità da due lire (che è pure uscita fuori corso!), e, sebbene possa essere considerato completamente “redento” (e spesso anche redentore), inevitabilmente ripiomba nel suo essere totalmente “st…upido” e commette l’atroce sbaglio di pensare che la “ramazza” sia l’unica soluzione per migliorare il mondo che lo ha fatto diventare “st…upido” (perdonate la ripetizione, ma è difficile trovare su due piedi degli aggettivi adatti a definire uno “st…upido”!).

Ed eccoci qua, a leggere questa “ultima” battuta del nostro eroe: “No, ho intenzione di finirla qui!” che, sebbene rivolta all’eredità atavica che i due “fratelli” (e le loro reincarnazioni, di conseguenza) devono portarsi sul groppone, risulta quasi una cosa personale, distaccata da questo concetto di ritorno, seguito, lascito, tanto caro a Kishimoto e che permea in ogni singolo evento questo manga. Le parole di Naruto suonano un po’ come a dire che questa è la rivincita, senza possibilità di uno spareggio nel caso sia lui a vincere: chi perde questa volta, perde tutto e non ci saranno possibilità di “redenzione” né di rifarsi, nel futuro, neanche se lo stesso Dio supremo di tutto il creato (che, per la cronaca, pare aver appena tirato le cuoia proprio a causa di questi due contendenti) volesse intervenire e dire “rifacciamo tutto da capo”! Un Naruto, insomma, che sebbene si sia mostrato molte volte quasi “schizofrenico” nella narrazione dell’ultimo anno, passando da momenti di grande e assoluta maturità, a situazioni di totale demenza infantile, in questo frangente risulta forse, per una volta, totalmente vero: cazzaro, sì, ma convinto non tanto di essere il salvatore del Mondo, quanto più il predestinato a suonarle a quello “st…upido” del suo migliore amico. E sinceramente, a prescindere di quanto possa piacere o far storcere il naso questa scelta per la fase conclusiva di un manga, che, volenti o nolenti, ha segnato un’epoca, credo davvero fosse l’unica soluzione possibile.

Pausa una settimana: e poi finalmente sapremo sia come si concluderà questa lunga saga, sia quanto ci vorrà prima di poter porre definitivamente la parola fine al manga di Kishimoto. Sperando che, a conclusione dell’opera, non ci siano decessi di massa.