Questa settimana, a quanto pare, siamo orfani della ciurma pirata (ma qualcuno ha idea cosa diavolo sia preso ad Oda negli ultimi mesi? Ogni 2 per tre si prende una pausa!). Sul versante dei “presenti” ci addentriamo sempre più nella narrazione del passato di Obito mentre Kubo ci regala un capitolo di Bleach potente e con finale ricco di suspense!
Naruto 603 – Riabilitazione. Una delle cose che ho apprezzato maggiormente del capitolo è stata la definitiva spiegazione di cosa siano gli Zetsu (e il fatto che essi si presentino, a quanto pare, in più forme, nella loro versione originale). Ribadisco il concetto che, quando si tratta di Gag, Kishimoto lasci un po’ a desiderare: la faccenda della pupù fa ridere nella prima vignetta, ma alla quinta volta suona come la battuta della “Mosca che entra in un café: Splash!” ripetuta da una bionda americana che ride alla parola “entra”! Al di là di mostrarci le fasi della riabilitazione, la capacità di controllare la metà “androide” (come gli stessi zetsu si definiscono) del suo corpo maciullato e la ferma convinzione di lasciare il suo “luogo di prigionia”, di Obito Kishimoto, anche in questo capitolo, non svela poi molto: l’unica cosa certa è che la molla che ha fatto scattare il suo cambiamento non si è ancora neanche compressa, siamo ancora lontani dal comprendere i profondi motivi che hanno portato il giovane Uchiha a seguire, con tanta devozione, il suo più illustre (e pericoloso) antenato. In ogni caso, Kishimoto ci regala una scena di chiusura davvero esaltante: lo Zetsu “vorticoso” che si pone, come armatura, attorno al corpo di Obito, conferendoli il suo aspetto da “Tobi” ricoprendo il volto del giovane con quella che, fino ad ora, abbiamo sempre pensato fosse una maschera! Chi diceva che, in fondo, Tobi fosse una sorta di Zetsu non sbagliava poi molto!
Bleach 509 – Tenchi Kaijin. Est, Ovest, Sud: era chiaro che ci fosse anche un Nord. Ma la potenza straordinaria che Yamamoto mette in campo sferrando l’attacco decisivo all’Imperatore dei Quincy Juha Bach, il colpo che trasforma “Cielo e Paradiso in cenere e nient’altro”, l’immane potere che riporta in vita gli ex sottoposti dello stesso Bach, tornati da una morte a cui, probabilmente, Yamaji li aveva condannati nella precedente battaglia di Mille anni prima (o di pochi minuti antecedenti), viene messo in secondo piano dalle parole dello stesso Yamamoto, prima, e del morente Bach, alla fine. “Ti penti di non aver rubato il mio Bankai? No, la verità è che non avresti potuto farlo!”: il trucco del “furto” funziona solo quando si hanno dati certi e definitivi sul Bankai dell’avversario, dati per la raccolta dei quali, probabilmente, è occorso un lungo tempo. Il Bankai di Ichigo, relativamente recente, quello di Yamamoto di cui non si conosce il vero potere (a quanto pare, l’unica forma mai mostrata è sempre stata la Est, quella che brucia tutto con un tocco… e forse neanche quella completamente!) risultano, per Bach, un’incognita e il vero “pericolo” nel protrarsi di questa guerra. Viene da chiedersi cosa sarebbe accaduto se Kenpachi avesse imparato a gestire un Bankai prima di affrontare questi nemici: avrebbe sterminato tutti in un attimo? Probabile. Tuttavia il vero colpo di scena, ciò che lascia davvero sconvolti, al di là della sconfitta (certa, oserei dire) dell’Imperatore Quincy, sono le sue ultime parole: “Non sono abbastanza forte. Mi spiace, Juha Bach-sama!”. Che quello che fino ad ora si è battuto sia solo un fantoccio? Il suo sottoposto? Quello rimasto in disparte ad osservare lo scontro del suo “capo” contro Yamamoto? Che succederà adesso?
Vi ricordo che per commentare è necessaria la registrazione al blog, la quale vi permetterà di effettuare d’ora in avanti tale procedura senza dover, ogni volta, reinserire i vostri dati, ma semplicemente loggandosi al nostro blog. Per effettuare la registrazione seguite la procedura descritta la termine di questo articolo. Nel caso riscontriate problemi in tale procedura, contattateci attraverso il modulo contatti fornendoci il vostro nick per i commenti e la mail di registrazione.
