Cinque difetti di One Piece – Memorie di One Piece (100)

In molto mi hanno chiesto se avrei scritto qualcosa di speciale per il mio centesimo articolo di questa rubrica che ormai va avanti da più di due anni. Mi dispiace forse deludervi ma ho finito gli argomenti “hot” o, meglio, al momento attuale non mi viene in mente nulla di abbastanza adatto per essere trattato.

Prima di continuare, una comunicazione di servizio: non solo per la attuale mancanza di idee (spero, con l’aiuto di Oda, di guarire presto!) ma anche per il sempre minor tempo disponibile e per altri fattori, devo annunciare che non posso più garantire un articolo settimanale di questa rubrica. Questo vuol dire che scriverò non solo quando gli impegni me lo permetteranno ma, soprattutto, quando avrò argomenti validi da proporvi, questo per evitare di ripetermi e annoiarvi. Non preoccupatevi, comunque, perché cercherò di saltare meno appuntamenti possibili, quindi continuate a tener d’occhio le uscite del martedì sera!

Cosa fare quindi per questo centesimo articolo? Che argomento, di grande interesse, scegliere per questa occasione speciale? Alla fine ho optato per un argomento spinoso, che salta sempre fuori anche nei commenti ai capitoli settimanali: i difetti di One Piece. In particolar modo quei difetti che sempre vengono citati quando si vuole esporre una critica a questo manga. Lo scopo di questo articolo non è dimostrare che One Piece è il manga perfetto, senza difetti, ma piuttosto analizzare il più obiettivamente possibile queste imperfezioni cercando di smorzare i toni estremi con cui, a volte, questi difetti vengono “gridati” nei commenti.

#1 Le “non morti” in One Piece

Quando si vuole esporre un punto debole di One Piece, sempre viene citato la spinosa questione delle “non morti” ossia la mancanza assoluta di mortalità tra i personaggi del mondo di One Piece. In realtà qualcuno (non molti)  tra i personaggi secondari e di sfondo è morto nel corso di questi anni ma le morti importanti, se si escludono ovviamente quelle dei flashback, nell’arco temporale in cui seguiamo le vicende di Rufy sono state solo due: Ace e Barbabianca. Non c’è da stupirsi che Rufy ( e in generale i personaggi “buoni”) non uccidano i loro avversari; l’umiliazione di una sconfitta, ci spiega Oda, può essere ben peggiore, come punizione, della morte stessa. Il problema sorge quando sono i personaggi da includere nella cerchia dei “cattivi” a non mietere vittime; esternazioni come “ora ti ammazzo”, perdono significato se tale azione non riesce ad essere portata a termine. Lo stesso si può di dire di attacchi e di armi ritenuti mortali ma cha alla fine non riescono a fare più di qualche ferita. La bomba che avrebbe dovuto ridurre in polvere e sabbia la città di Alubarna non riesce ad uccidere Pell, che sopravvive riportando solo una vistosa cicatrice (vanificando in parte il significato del suo sacrificio). Nessun attacco di Ener ha poi l’effetto mortale che ci si aspetterebbe e tutto ciò mina un po’ il realismo delle situazioni (ma che essendo uno shonen non è essenziale).

Ciò che non capisco è la superficialità con cui questo aspetto del manga di Eiichiro Oda, spesso, viene trattato. Vi siete mai chiesti perché Oda ha compiuto questa scelta? Di certo, se iniziasse a far morire i suoi personaggi sarebbe tutto più semplice per lui: avrebbe meno personaggi da gestire una volta finito il loro ruolo nella storia principale, con la possibilità di sbarazzarsi di quelli inutili con la cui morte però potrebbe creare suspense in momenti risollevando momenti piatti della trama, oltre ad evitarsi tutte le critiche che riceve per questo. Oda ha scelto la via più difficile: ha affermato di non voler sminuire l’effetto che la morte ha sulle persone utilizzandola  “ a casaccio” nel suo manga ma di riservarla solo per quelle situazioni in cui è essenziale per la crescita del personaggio (flashback e la morte di Ace) o quando è essenziale alla preparazione degli eventi futuri (morte di Gol D. Roger e Barbabianca). Questa scelta stilistica e filosofica può essere condivisibile o meno, ha dei risvolti non sempre positivi ma è da rispettare. Io sono il primo che vorrebbe un tocco di realismo in più in un manga che ha questo spessore, ma prima si accetta questa scelta stilistica di Oda, più a lungo si può godere del manga.

2# Disegni

Se il primo punto può essere considerato un fatto obiettivo, questo invece è del tutto soggettivo. I gusti sono gusti, quindi ognuno è libero di non apprezzare questo stile di disegno che alterna personaggi “normali” ad altri evidentemente caricaturali, dalle proporzioni sballate e dalle facce deformi. Non dobbiamo dimenticare che uno dei pilastri di One Piece  è la comicità e questo si riflette anche sullo stile di disegno. Un giudizio superficiale, però, sarebbe quello di dire che Oda non sa disegnare solo per questa sua scelta di stile …

NB: li sfondi sono dell’autore solo concettualmente, perché vengono disegnati quasi sempre dagli assistenti. Oda, invece, disegna ogni singola cosa dotata di vita e movimento nel suo manga: da ogni faccia di una gruppo di persone ad ogni gabbiano presente in cielo.

3# Ripetitività della trama

Spesso viene fatto notare come lo schema di ogni saga di One Piece si ripeta ad oltranza: sbarco su una nuova isola, nuovi amici, comparsa dei nemici dei nuovi amici, sconfitta dei nemici, partenza verso una nuova isola. Da un lato è vero, la scaletta è sempre quella, ma c’è una serie di contenuti sopra che variano da saga a saga e che le rendono una diversa dall’altra. Voi direste che la saga dell’isola degli uomini pesce è uguale a quella di Alabasta solo perché I Mugiwara salvano, in entrambi i casi, il regno della loro nuova amica principessa? Io direi di no …

La ragione di una tale rigidità di scaletta è poi da imputare al genere del manga stesso: One Piece è una storia d’avventura che si sviluppa attraverso un viaggio per mare, viaggio che è giocoforza composto da tappe, tappe che consistono nelle varie isole su cui i Mugiwara sbarcano. A meno che non volessimo leggere solo un resoconto di viaggio, è logico che in ogni isola si sviluppino situazioni in cui i Mugiwara si fanno nuovi amici/nemici, è inevitabile.

#4 La maturazione dei personaggi

Mi limiterò a parlare dei Mugiwara. Partiamo da un presupposto: non c’è crescita nei Mugiwara perché essi partano maturi già di loro. Fin dalla loro prima apparizione, ognuno dei Mugiwara presenta già quella sfera di valori ritenuti importanti e che, pertanto, non devono acquisire maturando. L’unico valore che acquisiscono o accrescono, incontrando Rufy, è il saper dar fiducia agli amici e impegnarsi ancor di più al raggiungimento del loro sogno ( in questo senso la “crescita” graduale di Robin, che piano piano si apre verso i suoi nuovi amici, è il miglior esempio).

Dopo i due anni di stacco, qualcuno ha fatto notare che Rufy non ha subito nessun processo di maturazione: è sempre avventato e disinteressato e sembra non prendere sul serio nessuna situazione. Maturare però non significa cambiare radicalmente carattere; un Rufy del tutto serio e compassato non lo vedremo mai. Rufy è maturato solo su un aspetto: la comprensione piena del suo ruolo di capitano. Se questo è abbastanza e vi basta, sta ai gusti di ognuno deciderlo …

#5 La lentezza dello sviluppo

Anche qui la questione è molto soggettiva. In un capitolo di molti dialoghi può risultare noioso ed “allunga brodo”per molti, interessante per altri. Leggo molto spesso commenti del tipo “questo capitolo è solo di transizione” o “allunga solo il brodo”. Io andrei cauto su questi aspetti; non possiamo sapere cosa sia di transizione o meno almeno finché la saga non finisce poiché non ne conosciamo lo sviluppo che Oda ha in progetto. Solo a saga conclusa possiamo permetterci di selezionare quelle parti che, a conti fatti, sono state inutile, riempitivi che potevano essere tagliati, cosa che ho fatto, per esempio, nei commenti finali della saga dell’isola degli Uomini Pesce dove, in effetti, Oda si è dilungato più del dovuto su aspetti che, alla fine, non meritavano tutto quello spazio.

Nella saga attuale di Punk Hazard, comunque, non mi è sembrato di notare particolare punti morti ed ogni capitolo ha un certo equilibrio di parte dialogate, d’azione e di rivelazioni. Alla fine della saga (ancora lontana all’orizzonte) faremo tutte le considerazioni del caso.

Bene per oggi ho concluso, fatemi sapere cosa ne pensate 😉