20 aprile: è notte fonda e dopo aver finito una serie che andrà ne Gli Inguardabili e essermi consolato con alcuni episodi dalla seconda serie di Nanoha ho infine avuto quella folgorazione che da tre settimane aspettavo, dall’uscita del primo episodio di Aku no Hana. Come coloro che seguono la nostra pagina di Facebook sanno, mi espressi con un commento a caldo il venerdì sera in cui il primo episodio comparve nelle liste di download, dopo essere stato informato sulla peculiarità di questa serie, che oramai in tanti conoscete. E diamine se quella sera ebbi ragione quando, senza troppo sbilanciarmi, affermai che quest’anime avrebbe diviso in due il pubblico! Una parte che lo difende e ama, una parte che lo odia e lo attacca, critica aspramente e disprezza. Godo di questa mia intuizione poichè è la prova che le mie capacità di analisi sono affidabili, ma in questo caso essa è tremendamente triste perchè se il terreno su cui il dibattito più si accende è quello grafico stiamo messi veramente male.
Non vi parlerò troppo di animazioni, di fondali, quelli potete giudicarli per conto vostro dando un’occhiata al primo episodio, ma tenete presente che il lavoro della Zexcs è curato e studiato più di quanto possa sembrare; non vi parlerò della trama e della psicologia dei personaggi perchè lo sta già facendo settimanalmente Kirisuto con una passione e una competenza davvero lodevoli; vi parlerò del fenomeno “Aku no Hana”, perchè abbiate una chiara idea di quanto sta accadendo in questa primavera del 2013. Devo inoltre confessarvi che la serie non è tra le mie priorità sebbene la stia seguendo, non posso neppure dirvi se mi piace o meno, perchè la sensazione più frequente che provo durante la visione è un irrequieto disagio: per questo mi sento di fare i complimenti allo studio di produzione, poichè riuscire a comunicare così bene una sensazione vitale alla trama, anche a uno spettatore non pienamente appassionato, vuol dire aver colto nel segno. Ed è per questo che posso affermare che dopotutto la mia valutazione alla serie è positiva, ma prendete con le pinze quest’affermazione e proseguite nella lettura, perchè una critica come quella di oggi non la troverete mai in nessun mercoledì.
Un libro non si giudica dalla copertina, questo è un assoluto spero condiviso, anche se è vero che la presentazione ha una certa importanza: posso capire che molti siano rimasti spiazzati da alcune scelte stilistiche ma siamo davvero sicuri che i disegni siano brutti? Diciamocelo chiaramente, i personaggi sono disegnati in modo realistico, anche il doppiaggio è studiato per essere il meno cinematografico possibile e più vicino a quello che può essere il suono della voce nella vita quotidiana; brutti, quindi, quando la parola chiave è “realismo“? Quelli sono i giapponesi per come appaiono nella realtà, non vorrete dirmi che ve li immaginavate uguali a certi personaggi di anime “disegnati bene”? (Non posso fare a meno di farlo suonare in modo sarcastico, me ne scuso). Il tutto è appesantito all’occhio dello spettatore per l’uso di uno strumento chiamato rotoscopio creato quasi un secolo fa da Max Fleischer (famoso per aver animato Mickey Mouse e Braccio di Ferro nella prima metà del novecento), a cui è dovuto il continuo tremore che le figure hanno, e che proprio come questa serie è uno strumento che negli anni ha diviso le opinioni degli esperti di animazione (guarda un pò…) fino a diventare quasi obsoleto con l’introduzione del Bluescreen. Comuque, il punto è che trovare gradevole qualcosa a cui non si è abituati non è comune come cosa (anzi, rarissima), quindi non mi preoccuperei troppo dei primi impatti e lascerei al nervo ottico il tempo di fare il suo lavoro. State pur certi che il vostro occhio si abituerà, sia che vi piaccia o meno l’anime in questione.
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Perchè qui nessuno vuole mettere in dubbio che il prodotto possa non piacere, ma certe volte bisognerebbe fermarsi, e argomentare, o come preferisco dire io provare a “lasciarsi scivolare addosso le opinioni altrui e costruire le proprie dopo l’esperienza personale“. Invece il pubblico si è sentito tradito al primo fotogramma e la rete è stata invasa da immagini denigratorie ancor prima che la messa in onda del primo episodio fosse terminata: da una parte c’erano gli appassionati del manga, che non hanno gradito le differenze stilistiche tra anime e manga, dall’altra c’erano i denigratori generici, quelli a cui per puro principio non va bene niente. Poi c’era un terzo gruppo di persone che si è accorto, stranamente, che c’era tanto clamore, tanto rumore, tante lamentele per un anime nel cui primo episodio non accade niente (realismo, dicevo). Laddove i secondi non meritano nessuna attenzione i primi possono avere le loro ragioni, poichè vedersi un prodotto apprezzato alterato a tal punto non è certamente una bella sensazione per un appassionato (mi è capitato, negli anni, di non aver digerito differenze tra manga e anime) e appoggio l’idea che per prodotti tanto rivoluzionari a volte sarebbe meglio creare una sceneggiatura originale.
Tuttavia rinnovo i miei complimenti e mi unisco alla gioia che in questo momento deve fare da padrone la Zexcs, perchè il loro prodotto ha avuto successo. Su tutta la linea, soprattutto, grazie proprio a coloro che criticano ma che guardano, divorano e compreranno. Perchè per avere successo quello che devi fare è sconvolgere il pubblico, fare qualcosa che qualcuno non aveva mai fatto o proporre modi nuovi di intendere vecchi messaggi: quando così tante persone hanno paura vuol dire che il gesto è epocale. Perchè è di paura che si tratta, paura del diverso, paura della novità, paura che in fondo questa cosa così “brutta” possa piacere ed è un rischio che non è possibile in nessun modo rischiare di correre, quindi, bisogna allontanare tutto, abbandonarlo ai confini del mondo e marchiarlo come “errato”. Poi quando si sarà allontanato l’elemento diverso, rivoluzionario, al sicuro con tutte le proprie abitudine e esperienze ben conosciute e facilmente ripetibili, si tornerà a lamentarsi del fatto che di stagione in stagione le serie anime sono tutte uguali. Ed è per questo che gioisco, perchè quelli della Zexcs sono stati geniali, hanno fatto qualcosa di epocale, ma soprattutto di nuovo: hanno sperimentato, hanno provato e aperto un nuovo corso che per carità, potrebbe rivelarsi un vicolo cieco, ma perlomeno un tentativo è stato fatto. Aku no Hana funziona, tutte quelle sensazioni negative che andavano trasmesse con la trama, con i dialoghi, ora lo sono anche con le immagini, i suoni e certi agghiaccianti commenti di confusi spettatori.
Perchè in fondo, fortunatamente, la frase “niente di nuovo sotto il sole” non è sempre vera.


