La settimana scorsa vi ho parlato, inserendolo nella rubrica de Gli Inguardabili (solo su Komixjam. dove vi parlo di serie che personalmente non consiglio), di Saint Seiya Omega, e si potrebbe dire che le tante parole spese da me, e da coloro che hanno commentato, siano sufficienti per farsi un’idea ma ho deciso di completare comunque la mia trattazione, tenendomi alcune delle critiche più feroci alla serie in questa seconda parte. Come disse Catone al Senato romano, “Carthago delenda est”.

Bando alle ciance, e affrontiamo uno degli aspetti secondo me più gravi. Probabilmente non sono l’unico ad aver fatto una riflessione del genere, e penso che molti di quelli che potrebbero averla fatta avranno ben pensato di tacerla: ciò che è stato fatto e detto riguardo a Omega lo rende a mio avviso affine a un’altro anime, Dragon Ball GT. Anzi, non è soltanto una mia opinione, è un dato di fatto che la critica e molti fan non abbiano accolto positivamente la terza serie delle avventure di Goku e soci, che come Omega non è stata curata dall’autore del fumetto da cui ispirata. Sicuramente Dragon Ball GT è qualitativamente superiore a Omega sotto tanti aspetti, ma questo è il secondo brutto scherzo che la Toei ci fa (anche se lo Studio Bird ha collaborato con la produzione di GT)! Ad occhio attento inoltre le due serie sono costruite in modo abbastanza simile, quasi ripercorrono i passi della serie originale, e sono presenti sia in GT che in Omega gli elementi classici con qualche novità per rimescolare il tutto… quello che purtroppo bisogna ammettere è che si tratta a volte di materiale trito e ritrito. Così come Goku dovrà ricominciare a cercare le sfere del drago, affrontare un nemico mutaforma raggiungendo un nuovo livello di super sayan… in Omega abbiamo un torneo, scontri contro Cavalieri d’Argento e la raccolta di un ben preciso numero di amuleti (nella serie originale dovevano recuperare i pezzi dell’armatura di Sagitter) e poi dirigersi verso le Dodici Case. Questo è il classico esempio di una delle più terrificanti tra le leggi di marketing: un marchio rinomato, che vada poi a trasformarsi in un prodotto scadente e dozzinale, sarà comunque seguito anche se criticato…non so se avete mai sentito l’espressione “non importa come, l’importante è che se ne parli“. Tutto questo, come spettatore e appassionato mi appare inconcepibile: è vero che verso un marchio famoso si è più tolleranti, ma il successo non è qualcosa che deve considerarsi garantito da antichi fasti, bensì guadagnato e riconfermato con prodotti almeno degni del loro titolo! Ora, Omega non è piaciuto al sottoscritto, e chi lo ha apprezzato potrebbe considerarlo eccessivo, ma ricordo che per qualunque tipo di prodotto la qualità non deve essere un optional laddove le aspettative sono giustamente elevate.
Solo apprestandomi a parlarvi dei personaggi, vagamente presentati nella prima parte, sento bruciare il mio Cosmo… e vorrei sottolineare l’inutilità di una spiegazione pseudo-scientifica proposta all’inizio della serie: il Cosmo brucia perchè ci credi, non dobbiamo andare a scomodare la fisica. Niente da dire sul protagonista, anzi, per certi versi le poche idee decenti che hanno avuto sono state usate per Koga: non faccio più spoiler di quanti sia necessario, ma ammetto che alcune trovate per il protagonista, comunque molto classico, sono accettabili. Le mie critiche si concentrano soprattutto su Yuna dell’Aquila e Ryuho del Drago:
- Yuna ha destato fin dalla sua prima apparizione il mio più assoluto disappunto, ed è stato per questo il personaggio sul quale ho riflettuto di più. I Cavalieri dello Zodiaco, come molti dei lavori degli anni ’80 (e come molti lavori nipponici) ha un’impostazione decisamente maschilista su quello che dovrebbe essere il ruolo dei personaggi femminili nella serie, mettere tra i protagonisti una donna Cavaliere che per giunta rimuove la sua maschera, senza giurare di amare o uccidere qualcuno, è una mossa legata alla volontà di voler modernizzare e portare allo spettatore del ventunesimo secolo la saga. E ciò mi sta bene fintanto che sia sfruttato anche per la trama, invece la nostra ragazzina (quella cosa lì secondo le schede dei personaggi avrebbe 14 anni) non solo infrange una tradizione millenaria, ma non riceve neppure il minimo rimprovero da parte di coloro che dovrebbero addestrarla. Complimenti alla sceneggiatrice Reiko Yoshida per aver sprecato un bellissimo spunto di storia che avrebbe potuto arricchire la sua femministica visione del Cavaliere dell’Aquila.
- Ryuho mi è apparso essere una figura talmente inutile, stereotipata e quindi prevedibile, da non riuscire francamente a capire per quale motivo sia stato realmente inserito. In questo personaggio si sono cercate di armonizzare tante di quelle caratteristiche che prima di elencarle devo fare mente locale…per cominciare indossa l’Armatura del Dragone quindi ci si aspetterebbe che scontro dopo scontro si privi della vista o di qualche altra capacità come faceva il padre, ma a quanto pare ha imparato molto dalle esperienze del suo genitore (Sirio in persona); non si automutila, ma è malaticcio, e nel simbolismo shonen vuol dire che Ryuho è indubbiamente molto potente; ha la parte dell’effeminato del gruppo, che in Cavalieri dello Zodiaco non può mancare (Yuna, dite? Se Ryuho è l’Andromeda di turno…oh no, Crystal!!); cerca di diventare il miglior amico del protagonista ma non si accorge che quel ruolo è già stato preso da Soma, quindi decide di combatterci per primo per rafforzare il legame come accadde tra suo padre e Pegasus… un “voglio essere tuo amico, ci alleniamo insieme?” mi avrebbe risparmiato un episodio inutile.
- Eden di Orione merita una menzione a parte, non esiste shonen che manchi del tipico personaggio inizialmente ostile che diventa poi alleato, una spanna sopra gli altri già dall’inizio della serie. In questa serie fa le veci di Phoenix, in qualche modo, e ovviamente ci perde nel confronto. Non che abbia molto da dire… non sono mai stato attratto da personaggi del genere.
- Infinite grazie per aver trasformato Aspide dell’Idra in un traditore, notoriamente uno dei Cavalieri più fedeli ad Atena, che la difese mentre i bronzei scalavano le dodici case, ed aveva protetto la sorella di Pegasus mentre questi combatteva contro Ade.

Mi sono rimaste tre cose da dire.
Cambiare una cosmologia non è mai facile, e soprattutto rischioso, quindi era ovvio fosse necessaria una sorta di motivazione alla nuova bruttezza delle armature e ai “Cosmo elementali” (all’inizio pensavo fosse solo mancanza di talento da parte dei produttori), ma a un certo punto viene servita allo spettatore una motivazione plausibile: avrei preferito fosse davvero la mancanza di talento dei produttori, davvero, perchè la plausibilità è una caratteristica che non sempre va a braccetto con l’originalità. Non vi dirò il motivo (sempre perchè cerco di fare il minimo numero di spoiler), vi basti sapere che per il sottoscritto è stato il colpo di grazia, che ha mandato tutto in caciara. La seconda riguarda la sigla, senza ombra di dubbio la versione di Pegasus Fantasy più brutta che abbia mai sentito, non possiede neppure un briciolo della magnificenza della versione originale (in qualunque lingua) e della cover degli Animetal. Tra le sigle originali giapponesi è sicuramente la mia preferita in assoluto, per certi versi anche più di Ai wa Torimodose e Cha-La Head-Cha-La… non era così necessario riproporla, insomma. L’ultimo punto riguarda il finale della serie, mancano infatti una manciata di episodi: io andrò a vederlo almeno per troneggiare sulla serie come Malak sul cadavere di Dagoth. L’unica certezza è che stavolta Saga di Gemini è innocente, ma sinceramente non godo di aspettative positive.

(Una piccola curiosità che potrei aver individuato: la scelta di usare il nome romano Marte per il cattivo e non Ares, il dio della guerra greco, deriverebbe dal fatto che Saga definirebbe se stesso Ares nel manga, da cui la scelta di chiamarlo Arles in Italia. Al momento non ho a disposizione il manga per controllare la validità di questa ipotesi.)
Voglio chiudere questo triste capitolo de Gli Inguardabili con due auguri di speranza: il 2013 è l’anno del ritorno di un’altro grande anime che ha segnato molti, verrà infatti prodotta la sesta serie di Sailor Moon (io mi son fermato alla quarta e non son andato più avanti…ho sempre odiato quel maledetto unicorno); la Toei inoltre ha confermato il film dei Cavalieri dello Zodiaco in computer grafica per luglio e una nuova serie animata targata Saint Seiya, ma non ha specificato di quale filone… speriamo bene, insomma. Ringrazio tutti coloro che hanno avuto la pazienza di seguire questo mio sclero, e annuncio una novità che riguarda questo spazio settimanale: nonostante abbia ancora molto materiale di cui parlarvi voglio dare inizio a una sottorubrica, Gli Inguardabili (en demand): voi lettori di Komixjam potete contattarmi sul nostro forum e consigliarmi un anime da sconsigliare, se la serie rientrerà nei criteri della rubrica (non eccessivamente lunga e non “mainstream”) io la guarderò, la recensirò e me ne pentirò. A mercoledì prossimo!


