
Benvenuti al primo articolo della rubrica “Sulle tracce di Naruto“. Oggi, in particolare, mi soffermerò su Pro e Contro del Manga in generale e farò delle osservazioni su alcuni aspetto dell’opera di Masashi Kishimoto.
Cominciamo subito da uno dei punti che ritengo essere tra i più curati in “Naruto”, ovvero la sceneggiatura. Personalmente lo ritengo un manga molto lineare (alcune volte forse un po’ troppo) in tutto e per tutto: la storia ha un nervo principale molto ben definito, cioè la ricerca di Sasuke da parte di Naruto, e tutte le sotto trame si sviluppano per causa più o meno diretta con il protagonista o col suo amico/nemesi. Questa linearità viene a formarsi una volta che Kishimoto ha definito precisamente quale sarà l’impostazione del manga, ovvero l’inevitabile dicotomia Sasuke/Naruto, una semplice rivalità che degenera in un incontro/scontro destinato a cambiare le loro vite. Il primo passo per questo progetto viene fatto, se vogliamo, durante la saga del Paese delle Onde: contro Haku e Zabuza Sasuke dimostrerà a Naruto la sua grande amicizia, cementando finalmente il loro legame. Questa è certamente la base su cui Kishimoto ha poggiato l’intera sceneggiatura manga. Il passo successivo lo vediamo al primo incontro del Team 7 con Orochimaru, che attacca i nostri giovani Ninja con lo scopo di irretire Sasuke e successivamente conquistarne l’arte oculare: lo stesso attacco alla Foglia è, se vogliamo, collegato a questo scopo.
L’atto si conclude con la sofferta fuga di Sasuke da Konoha ed un passaggio al lato oscuro della sua “volontà”, come i Konohani amano chiamare il Nindou o Credo Ninja. Fino a questo punto i protagonisti sono molto ben definiti e le trame sono essenzialmente due: l’ascesa e l’integrazione del biondo Uzumaki dall’emarginazione più cupa, la discesa del moro Uchiha da uno status di eletto ed amato da tutti a quello di Nukenin, criminale del Villaggio della Foglia. Tutto ciò che fa Naruto d’ora in avanti è in funzione della ricerca di Sasuke: il cerchio si chiude ed in qualche modo il vero disegno del Manga prende forma, i due avversari imboccano due strade nettamente divergenti. Nonostante l’attenzione si catalizzi quasi interamente sui due amici/nemici, abbiamo comunque potuto assaporare tante altre situazioni interessanti: l’infanzia sofferta e travagliata di Gaara e la sua redenzione; il sacrificio di Hiruzen ed il rapporto col suo sadico ex allievo Orochimaru; l’inseguimento di Sasuke da parte dei Genin della foglia, ciascuno al centro di scontri molto intensi. In questi primi 238 capitoli e 26 volumi si delinea un altro quadro preciso che porterà ai successivi sviluppi: Naruto custodisce un potere smisurato che sembra quasi impossibile da controllare (del quale Sasuke sembra essere piuttosto invidioso), Sasuke è alla ricerca di un potere altrettanto sconfinato per concludere il proprio disegno di vendetta (e nella sua superiorità continua a domandarsi come abbia fatto Naruto a diventare tanto forte).
La seconda parte comincia col volume 28 ed il ritorno di Naruto: da questo momento in poi, ancora più che in passato, assisteremo a moltissimi scontri dei comprimari del Manga, i quali saranno comunque collegati direttamente al biondo Uzumaki ed al moro Uchiha. Si parte con Gaara VS Deidara, scontro però legato a doppio filo con le vicende del protagonista, in quanto entrambi Jinchuuriki. Lo scontro Chiyo-Sakura-Sasori, che sarà funzionale alla Reunion del Team 7 (Kakashi escluso), in cui Naruto prenderà coscienza di sé e della propria inadeguatezza, nonostante i due anni di allenamento con Jiraya. La battaglia tra Hidan e Kakuzu ed il team 10 (più Kakashi), palcoscenico perfetto su cui Naruto potrà affermare una ritrovata fiducia grazie ad una nuovissima, potentissima tecnica; ma soprattutto grazie a delle rinnovate motivazioni (che vediamo durante l’allenamento) le quali sono direttamente legate ai suoi sentimenti per Sakura (la promessa verso di lei) e Sasuke (promessa verso se stesso). Lo scontro tra Sasuke e Deidara, in cui l’Uchiha può saggiare i nuovi poteri acquisiti da Orochimaru, ma in cui, soprattutto, ribadisce il proprio odio profondo verso il fratello.
Arriviamo ora ad uno dei momenti più importanti del manga in cui assistiamo a due scontri importantissimi quasi contemporaneamente: Jiraya affronta il salvatore/distruttore del mondo (situazione che poi darà il “la” allo scontro con Pain ed alla definitiva consacrazione di Naruto ad Eroe); Sasuke che affronta il proprio fratello ed il proprio odio (scontro che porterà poi al definitivo passaggio di Sasuke sulla via della vendetta indiscriminata). Avvengono contemporaneamente proprio per ribadire l’idea di “destino” tipica di Kishimoto e per evidenziare la crescente estremizzazione del protagonista e della sua nemesi.
Assistiamo qui ad un altro scambio di ruolo tra Sasuke e Naruto, scambio che verrà sempre più ribadito durante il manga: Naruto diventa l’eletto, il salvatore della Foglia e del mondo, il pacificatore e l’erede dei Senju; Sasuke si trasforma definitivamente nel reietto, il vendicatore, il distruttore di Konoha e del mondo dei ninja, Sasuke il portatore d’odio degli Uchiha. Il definitivo scambio viene evidenziato in un capitolo recentemente, il 573: Sasuke cammina da solo sempre più accecato da una vendetta inarrivabile, Naruto viene seguito dai propri compagni in cerca di una pace che sembra per chiunque altro inconquistabile. Quello che viene evidenziato è un concetto molto caro a Kishimoto: l’odio porta altro odio e conduce alla solitudine ed alla guerra, la compassione attrae le persone e conduce alla pace. Questa estrema, fittizia linearità è invece molto più complessa: il ramo principale si biforca, si divide ulteriormente più volte (Asuma VS Hidan) per poi riunirsi in seguito, tutto è progettato e tutto il disegno (nel limite del possibile) alla fine ha una parvenza di estrema unità.
Se da un lato ritengo la sceneggiatura molto ben fatta, coerente e soprattutto chiara e semplice, supportata da una caratterizzazione dei personaggi precisa e da un’impostazione grafica pulita ed elegante, dall’altro ci sono delle critiche doverose che bisogna muovere a Kishimoto.

Innanzitutto un commento sulle ambientazioni. In Naruto non esistono luoghi peculiari, non veniamo catapultati in paesi particolari o in luoghi mistici, tutto è sempre molto neutro. Questo aspetto l’ho sempre molto “disprezzato” in quanto gli scenari di scontro sono tutti molto simili: foreste, deserti o montagne, l’ambiente in Naruto non fornisce mai spunti emozionali degni di nota. Ad esempio vediamo Sunagakure, Iwagakure, Kirigakure, Kumogakure e Kirigakure solo di sfuggita ma sono già percepibili i tratti distintivi tipici di Kishimoto, ovvero un realismo estremo ed una pochezza di particolarità (non di particolari) esagerata. Personalmente preferirei una maggiore fantasia dell’autore in questo frangente, contribuirebbe sicuramente a vivacizzare l’opera e a dare un tocco in più alle popolazioni narutiane (su questo devo dire che se prendesse spunto da Oda non mi dispiacerebbe).
Un altro aspetto molto negativo legato a questa caratteristica è la globalità della storia in contrapposizione alla provincialità dei luoghi stessi. Infatti se da un lato vediamo il Juubi minacciare l’intero mondo dei Ninja ed il Rikudou salvarlo, oltre al piano “Tsuki no me” che prevede l’utilizzo della Luna per assoggettare l’intero pianeta, dall’altro possiamo tranquillamente affermare che i paesi Ninja siano una piccola parte del mondo con alcuni altrettanto piccoli arcipelaghi. Questo è un evidente ossimoro che molto stona con la storia che viene narrata (e serve una certa sospensione d’incredulità alcune volte perché tutto fili). Tutto ciò è abbastanza paradossale. Anche in questo frangente mi sarebbe piaciuta un’attenzione maggiore per la geografia del mondo di “Naruto”, Kishimoto avrebbe senz’altro dovuto fornire uno scorcio molto più ampio del suo mondo, anche se in tutta sincerità credo che nemmeno lui sappia com’è tutto il resto. Insomma, questo è un manga in cui si presta troppo poca attenzione al “dove”.
Concludo con un piccolo appunto: non so e non saprei immaginare se il manga sia alla sua conclusione e se terminerà con la fine della guerra, mi auguro solo che prima o poi, in un Databook ufficiale o anche proseguendo il manga, Kishi ci renda nota l’estensione del suo mondo e le popolazioni che lo abitano. Chi vive al di la del mare? Ci sono altri continenti o è davvero un’unica (piccolissima) Pangea? Esistono solo Ninja, civili e Samurai in questo mondo oppure c’è dell’altro? Se la guerra finisse con un Naruto demotivato e disilluso, potrebbe cominciare a vivere da vero eremita ed a mostrarci ciò che non abbiamo ancora visto?
