Naruto Shippuuden 141 – La verità

L’episodio 140 ci aveva lasciati con un suggestivo scorcio sull’autobiografia di Madara ed incredibili rivelazioni sulla storia di Itachi. Chi è questo personaggio che nasconde il suo volto dietro ad una maschera…? Ma soprattutto, chi era veramente Itachi…?

Un incredulo Sasuke, reduce da un combattimento all’ultimo sangue che ha visto la morte dell’odiato fratello Itachi ed il coronamento del sogno di vendetta che aveva guidato l’esistenza del giovane Uchiha fino al covo di Orochimaru, si ritrova gravemente ferito e stremato affidato alle cure di un personaggio che di crocerossino ha ben poco. L’episodio 141 riparte da dove si era interrotto il precedente… Madara si è presentato a Sasuke come suo consanguineo e ha ripercorso le tappe fondamentali della sua vita, i motivi che lo hanno portato ad essere allontanato dal suo stesso clan e, infine, a ritrovarsi ribelle vendicatore. La storia di Madara, secondo l’opinione comune, doveva essersi conclusa nella Valle della Fine, dove lo Shodai Hokage lo aveva definitivamente sconfitto ed eliminato, sedando così ogni pulsione di vendetta contro Konoha. In realtà Madara, in qualche modo, è rimasto in vita ed ha continuato ad esistere sino ai tempi presenti. E arriviamo ai tempi dell’attacco del Kyuubi: qui Madara sostiene di non esserne stato l’autore, e a Sasuke che insiste sul fatto che Itachi lo avesse indicato come colpevole Madara risponde dicendo che quella, probabilmente, era una menzogna studiata per dargli del leggendario Uchiha un’immagine negativa.

Parte quindi il racconto della vera storia di Itachi, un ragazzo pacifico, cresciuto con gli orrori della guerra negli occhi, devoto al suo villaggio e alla causa della Pace. Proprio questa sua caratteristica, secondo Madara, lo aveva reso una pedina manovrabile dagli anziani del villaggio. All’interno del clan Uchiha, infatti, Uchiha Fugaku (padre di Sasuke e Itachi) stava ordendo un colpo di Stato che doveva riportare gli Uchiha – ormai guardati con sospetto da tutta Konoha, soprattutto dopo l’incidente del Kyuubi, da sempre ritenuto loro opera – ai vertici di Konoha. Danzou e gli anziani decisero allora di utilizzare Itachi come spia all’interno del clan: fu così che il ragazzo iniziò a portare avanti un insostenibile doppio gioco che culminò nella sua missione finale: sterminare il clan. Solo il Sandaime si pronunciò contrario, ma a nulla valsero le sue obiezioni. Itachi si trovava in un vicolo cieco, ma il suo spirito pacifista e lungimirante lo convinse alla fine ad accettare la missione, che avrebbe comportato l’omicidio dei suoi stessi genitori, dei suoi consanguinei. L’unica clausola che Itachi impose fu proprio la vita di Sasuke: niente infatti era per Itachi più importante e prezioso. Sasuke era per lui più importante della salvezza del villaggio. Ironicamente, questo atto d’amore avrebbe comportato l’odio eterno del fratello nei suoi confronti: e allora Itachi decise in cuor suo che alla fine della sua storia avrebbe lasciato nelle mani del fratellino le sorti del clan ed il suo onore, accettando di perire per mano sua, così da regalargli un ultima prova tangibile del suo amore: un nuovo potere, il Mangekyou Sharingan attivato dalla perdita della persona più cara… E così Itachi, già malato, visse imbottendosi di medicinali pur di arrivare vivo alla sfida con il fratello, forte abbastanza da constringerlo a consumare ogni briciola di chakra, ottenendo così la manifestazione di Orochimaru e, grazie a Susanoo, la liberazione definitiva di Sasuke dal sigillo.

Mentre Madara parla, Sasuke ascolta sempre più incredulo, mentre la sua visione dell’Itachi spietato e malvagio, lo sterminatore, si sovrappone a quella del fratello affettuoso e amorevole che in realtà era sempre stato. Infine, Sasuke ricorda le ultime parole di Itachi, che probabilmente aveva rimosso dopo il combattimento a causa del forte shock emotivo: “Perdonami Sasuke, non ci sarà una prossima volta”… Un riferimento alla frase con cui Itachi lo liquidava sempre quando non aveva tempo per giocare con lui o aiutarlo negli allenamenti. Alla fine Sasuke capisce. Capisce che Madara sta dicendo il vero: le versioni dei fatti combaciano con le immagini, tutta la storia assume un senso nuovo che sfuggiva necessariamente ai suoi occhi. Sì, Itachi lo amava più della sua stessa vita, e ha continuato a farsi odiare fino all’ultimo pur di proteggerlo e di farlo restare in vita.

L’episodio si chiude con una sequenza molto suggestiva, resa molto bene dal manga. Una scogliera, al tramonto. Sasuke ripensa ad Itachi e il suo volto si riga di lacrime, mentre Juugo, Karin e Suigetsu assistono dietro di lui. Sullo sfondo, un Madara luciferino osserva gli sviluppi della storia. Quindi Sasuke prende la parola e annuncia che il Team Hebi ha cambiato nome: ora la squadra prenderà il nome dal Falco, il fiero uccello predatore. L’obiettivo è, nuovamente, uno solo: la distruzione di Konoha. Queste sono le parole di Sasuke, mentre nei suoi occhi compare per la prima volta l’eredità di Itachi, la prova tangibile del suo legame con lui: un Mangekyou Sharingan nuovo di zecca… E destinato a far danni.

Dal punto di vista della regia e dell’animazione, l’episodio continua sull’ottimo esempio dei precedenti. La tensione si avverte pulsante, la musica, le sequenze, i piani di inquadratura sono tutti elementi ben calcolati e combinati. Unica pecca: ho come avuto l’impressione che l’intero discorso di Madara (doppiato, peraltro, divinamente) sia durato troppo poco. Ma questo, credo, dipende dal fatto che l’anime scorre necessariamente più veloce del manga, dove i capitoli determinano una distribuzione più larga degli eventi nel tempo. Il mio giudizio è comunque molto positivo: Naruto Shippuuden è entrato da qualche episodio in una fase molto felice, caratterizzata da una realizzazione ben curata e all’altezza del manga.

Eccovi l’episodio subbato dai nostri amici BKT: DirectDownLoad