Era il lontano 1983, un anno prima che Alan Moore iniziasse a lavorare sull’idea di “Watchmen”, quando nel panorama dei manga fece la sua comparsa l’ormai celeberrimo “Hokuto no Ken”, divenuto poi famoso in Italia con il nome di “Ken il guerriero”. Inizialmente pubblicato proprio sulle pagine dello Shonen Jump, rivista di fumetti che ancora oggi si distingue per manga eccezionali del calibro di Naruto, One Piece o Bakuman, e successivamente raccolto in 27 volumi, “Hokuto no Ken” raggiunse subito il successo dovuto in parte anche alla maturità dei contenuti affrontati.
La storia ideata da Tetsuo Hara e Buronson (pseudonimo di Yoshiyuki Okamara), infatti, si colloca in una data imprecisata, sul finire del ventesimo secolo, dove un ennesimo conflitto mondiale ha portato la civiltà umana sull’orlo dell’autodistruzione; l’olocausto nucleare ha devastato l’ecosistema del pianeta azzurro e sterminato gran parte della popolazione mondiale, costringendo i pochi superstiti a vivere in piccoli insediamenti urbani, facili vittime di eventuali bande di predoni e criminali della peggior razza.