Naruto 538, One Piece 624, Bleach 447: Recensione

Se mi permettete, riassumerei i tre capitoli di questa settimana al modo seguente: “Un dialogo e uno sguardo”! Non so voi, ma io ho visto una identica costruzione della struttura narrativa di tutti e tre i manga più seguiti: in tutti a predominare è il dialogo tra due (o più) individui, che porta piccole rivelazioni e evoluzioni; allo stesso modo tutti terminano con un espressione ben definita e determinata di un personaggio più o meno fondamentale, che fanno presagire nuovi e spettacolari sviluppi per quanto riguarda i capitoli della prossima settimana. Partirei, questa volta, da Naruto, poiché il suo dialogo “interiore” mi ha toccato molto, sia per il significato sia per la “costruzione” scenica che ha avuto.

Naruto 534, One Piece 620, Bleach 443: Recensione

Prende il via, da questa settimana, una nuova rubrica che fa il paio con quella che, la domenica, apre una finestra sulle storie dei tre Big del manga: Naruto, One Piece, Bleach. Mentre in quella parleremo, in maniera generale, di tutti gli argomenti legati alle storie, qui passeremo in rassegna, settimana dopo settimana, i singoli capitoli, analizzando ogni volta le novità, i colpi di scena, i dialoghi introdotti. Prima di andare avanti, una precisazione doverosa, prima di vedere i commenti subissati da un’unica domanda: qui non verranno postati link per scaricare i capitoli. Per cui se cercate le scan, questo non è l’articolo che vi interessa. Se invece vi va di discutere delle storie che, ogni sette giorni, Kishimoto, Oda e Kubo ci propongono, allora questo è il posto giusto per voi! Certo, vi starete chiedendo se questi articoli saranno dei riassunti dei capitoli o altro: la risposta sta nella domanda. Riassumere 20 pagine di disegni non è proprio la cosa più stuzzicante del mondo, per cui in questi articoli mi premurerò più che altro di sottolineare o evidenziare particolari scelte stilistiche, analogie, citazioni, eventuali errori o quanto altro che vengono presentati sul Weekly Shonen Jump di volta in volta, nello spazio dedicato ai tre manga. Bene, detto questo non mi resta che cominciare e passare, per primo a discutere delle vicende del “Ninja Biondo della Foglia”!

 Naruto 534 – Addio, Ino-Shika-Chou! Devo confessare che, sin dal titolo, questo capitolo mi aveva fatto preoccupare: a primo impatto avevo pensato al sacrificio di uno dei tre per sconfiggere Asuma. Tuttavia così non è e sono molto contento della cosa. Al di là della battaglia tra i vecchi membri del team 10, con i tre “allievi da un lato” e il maestro Asuma dall’altro, e del suo esito finale (scontato? Forse un po’, eppure non così tanto come si sarebbe potuto credere) mi interessa focalizzare l’attenzione sui due fatti salienti del capitolo, entrambi riguardanti Chouji (e non solo lui, a dir la verità). Per prima cosa, sono stato felice di rivedere il ritorno della tecnica “Brucia Calorie” del clan Akimichi, con il dimagrimento repentino del giovane rampollo della famiglia e lo spuntare di quelle simpatiche alucce di chakra (per la serie: brucio i grassi e si vede!). Ricordo che, ai tempi dello scontro Jirobo, avevo trovato questa tecnica davvero una bella pensata: il grassone senza arte né parte che si fa valere e mostra una forza e una dote che nessuno si aspettava saranno anche cliché stereotipati, eppure a suo tempo diedero alla storia una spinta in avanti (come del resto tutti gli scontri avvenuti durante la missione di salvataggio di Sasuke!). La cosa che però mi è piaciuta di più (e in questo, bisogna riconoscerlo, Kishimoto è proprio bravo) è stato il flashback legato al rito di “passaggio” all’età adulta con la consegna degli “orecchini”, rito che tiene legate tra loro, ormai da generazioni, non sono le famiglie dei tre “giovani allievi” del team 10, ma anche quella del clan Sarutobi (quello del terzo Hokage e del maestro Asuma): devo dire che questo modo di fornire, in maniera elegante e veloce, senza fronzoli, la spiegazione del perché questi tre clan risultano così indissolubilmente legati tra loro e devoti al villaggio a cui appartengono mi ha fatto pensare tanto alla storia del Giappone, fatta di onore e gloria, di un rispetto molto più forte (a volte esagerato) in confronto a quello dell’Occidente, di uomini legati per sempre, per dovere o per costrizione, a certi schemi, a certe usanze, a certi obblighi che facevano (e a volte fanno ancora) di loro la società che, con tanta forza, ha affrontato e affronta tutt’oggi l’immane disastro dell’11 marzo.