Il 24 Febbraio scorso si è tenuta l’85° edizione della notte degli Oscar. Tutti abbiamo visto o sentito qualcosa a riguardo: dalla terza statuetta a Daniel Day-Lewis a quella per Argo di Ben Affleck, dal premio alla Lawrence fino al riconoscimento a Ang Lee. E’ ovvio che le notizie che fanno più rumore sono sempre quelle riguardanti le categorie, cosiddette, di serie A, ma non vanno dimenticati i riconoscimenti assegnati agli altri vincitori, tra questi in particolare vorrei puntare la vostra attenzione sulla categoria “miglior corto d’animazione”; il premio è andato ad una produzione Disney: “Paperman”.
Paperman è un cortometraggio ambientato negli anni ’40, in una New York già caratterizzata dalla vita frenetica che la contraddistingue tutt’oggi. I protagonisti sono un uomo ed una donna , entrambi pendolari, che ogni mattina si sottopongono all’estenuante routine del viaggio da casa al lavoro con i mezzi pubblici. Per caso, o perché era già scritto (siete liberi di pensarla come volete), una mattina le loro vite si incontrano per qualche istante e la vita sembra sganciarsi dai binari della routine per intraprendere un viaggio nuovo. Istanti, attimi, a volte tanto basta a farci viaggiare con la fantasia, a rivivere la nostra vita o a immaginare il nostro futuro; dicevamo: “qualche istante”, perché poi le vite dei due giovani si separano di nuovo, dando il via alla vera avventura di Paperman.
Realizzato dal regista John Kahrs, già supervisore dell’animazione per Rapunzel, Paperman segna uno storico traguardo: é il primo corto d’animazione Disney a vincere un Oscar dal 1969, anno di It’s Tough to Be a Bird. Un digiuno bello lungo che la favola metropolitana ha saputo, meritatamente, rompere.
Innovazione a parte (che comunque gioca un ruolo fondamentale nella scelta dell’Academy), il corto regala agli spettatori una bella storia, una di quelle che ti lasciano soddisfatti. In casa Disney non sono nuovi a storie di questo tipo, un esempio su tutti sono i primi minuti di Up che (sento di esprimere convinzione comune) potevano bastare da soli a giustificare il prezzo del biglietto; di certo la scelta della storia”romantica” è andare sul sicuro, però va riconosciuto il valore del lavoro fatto e, come potrete vedere anche voi, il lavoro è davvero ben fatto.
Non voglio svelarvi di più perché si tratta di un corto, se continuo a scrivere vi ci vorrebbe più tempo a leggere che a vederlo!
Ma ora basta parlare, vi posto qui sotto il video sperando che possiate apprezzarlo così come ho fatto io, qualche settimana prima della notte degli Oscar, quando la mia migliore amica mi ha mandato il link del video.
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