Devo dire la verità: questa settimana sia Naruto che One Piece sono un po’ “ostici” da leggere, a causa della mole di “parole” usate nei vari discorsi. E mentre Bleach entra nel dettaglio dello scontro che, finalmente, porterà a comprendere la reale motivazione della relazione Masaki/Isshin, Kishimoto e Oda si soffermano a spiegarci alcune cose non direttamente collegate alla storia (apparentemente) e maggiormente incentrate sulla “filosofia” del loro manga.
Naruto 626 – Hashirama e Madara 2. Già nel titolo, questo capitolo suggerisce una sorta di stasi: Kishimoto non è tipo da intitolare i capitoli con numeri in progressione, e questo “2” segna la conclusione al racconto di Hashirama. Tiriamone le somme: in sostanza Kishimoto non ci ha rivelato segreti eclatanti né trame nascoste, ma ci ha indirizzato lungo un cammino che, se ci fossero altri “racconti” (cosa che mi auguro), sposterebbero l’attenzione su una verità scomoda ma realistica. Hashirama è un idealista, Madara è un individuo che, nel bene e nel male, tiene molto più i piedi per terra: le azioni del capostipite degli Uchiha, sebbene non completamente comprese (e lui stesso non ne da una spiegazione definitiva al compagno) spingono il leader di Konoha a compiere una scelta difficile e dolorosa, aprendogli gli occhi sul fatto che per giungere al futuro radioso che ha sempre sognato bisogna sporcarsi le mani e scendere a compromessi a volte orribili. Più procede la narrazione, più tra i due sembra Madara quello nel “giusto”: la sua visione “concreta” della realtà, la sua disillusione, il suo rendersi conto di qualcosa (non ben spiegato) che “non torna” all’interno di questa utopica realizzazione che è Konoha, pone il possessore dello sharigan in una condizione “difficile” che lo stesso riesce ad accettare solo divenendo la “nemesi” di questo sogno. Le parole pronunciate da Madara alla fine dello scorso capitolo e all’inizio di questo sembrano un po’ “false”: il suo “vero sogno” è differente da quello di Hashirama, forse addirittura più “forte”, ma le sue reali intenzioni non vengono spiegate né accennate. Madara sembra essere, semplicemente, maggiormente cosciente di Hashirama della “non fattibilità della idea comune” che avevano da bambini, cosa che Hashirama stesso comprende solo nel momento in cui si trova costretto a sopprimere (che poi non è proprio così!) il vecchio amico. “Ho fatto tutto per il bene del villaggio”: parole belle e dettate da un sincero desiderio di protezione e di rendere reale un sogno luminoso, che nascondono la realtà di dover essere, in un certo senso, maggiormente spietati e pronti a insozzarsi l’anima di quanto non lo fossero tutti gli appartenenti ai Clan che si facevano guerra, prima di allora, senza avere, in realtà, un fine “puro” da raggiungere al termine delle proprie battaglie. Vedremo ora, con i prossimi racconti (ripeto: spero ce ne siano) cosa si scoprirà dietro la “bellezza” del sogno chiamato Konoha.
One Piece 704 – Lucy e la statua di Kyros. Bene, diciamocelo: visto il precipitare degli eventi, l’inserimento di tutti questi nuovi personaggi, l’assoluto caos che Oda sta sparpagliando nella storia (i capitoli di One Piece dovrebbero essere di 50 pagine, secondo me!) credo che sarebbe il caso fermarsi per un po’, vedere cosa accade e poi ricominciare a recensire questo manga! Oda riesce, in un solo capitolo, a darci un assaggio anche abbastanza consistente di questo “Nuovo Mondo”: combattenti di ogni genere e provenienti da ogni dove vengono presentati con “naturalezza” ma ci forniscono vari indizi sulla natura della seconda parte della Rotta Maggiore. Vediamo un gruppo di “cinesi” (i nomi non lasciano dubbi), assassini e “regnanti” dall’aspetto ben poco reale (ed il nome “Elizabello” è tutto un programma!), addirittura dei “terroristi” (niente a che vedere con i “rivoluzionari” suppongo!), ritorni dall’oltretomba (scusate, ma Hyena Bellamy non era morto? Se DoFlamingo ammazza così la gente, da un momento all’altro rispunterà fuori anche Moria!) e addirittura una “supernova” non menzionata a suo tempo (almeno, a detta dello stesso Cavendish che si è visto soffiare il “primato” da Rufy e compagni!). Un torneo che si preannuncia sempre più simile al Tenkai-chi di “Dragonball” ma che si dovrebbe protrarre anche per meno tempo: con solo 4 concorrenti nello scontro finale, probabilmente Oda si soffermerà per un po’ sulla “Battle Royale” del gruppo “C” in cui si trova Rufy/Lucy (e magari lo metterà contro un po’ dei vari personaggi che ci ha mostrato in questo capitolo, magari contro lo stesso Bellamy che quando capirà chi è se la darà a gambe!). La statua di questo fantomatico Kyros mi da’ da pensare: un personaggio quasi leggendario ed avvolto nel mistero, forse un individuo scomodo per DoFlamingo o magari un personaggio che cela un segreto ancora più oscuro. E in tutto ciò, Rufy fa un’altra “conquista”: la gladiatrice Rebecca non solo sembra lieta che “Lucy” abbia messo fuori gioco Spartana ma (almeno questa è l’impressione che ne ho avuto) sappia benissimo chi sia l’individuo a cui narra le gesta del fantomatico Kyros! Il finale di capitolo lascia alquanto spiazzati: termina la prima Battle Royale e il vincitore è, nientedimeno, che Burgess, il “lottatore” della ciurma di Barbanera. Ci si poteva aspettare che il nuovo “Imperatore” potesse avere mire sul frutto di Ace, ma vedere apparire Burgess dal nulla (con un travestimento peggiore di quello di Rufy, aggiungerei!) mette tutta questa faccenda del torneo sotto una luce completamente diversa.
Bleach 532 – Everything but the Rain Op.5-The White Noise. Kubo continua a fornirci, a piccoli pezzi, nuove “rivelazioni” su questo atipico Hollow: scopriamo, dal discorso tra Aizen e Kaname che il mostro con cui si sta battendo Isshin è un Hollow creato a partire da una base Shinigami (gli esperimenti precedenti erano intesi, invece, a vedere cosa sarebbe accaduto “nell’infettare” uno Shinigami con un’entità Hollow) e il risultato, a quanto pare, è questo “colore nero esteriore” che richiama il nero delle toghe degli dei della morte a discapito del bianco/beige e dei vari colori chiari di cui sono caratterizzati gli abitanti dello Hueco Mundo. Ho trovato inusuale questo “attaccamento” di Kaname stesso alla creatura di cui sopra: forse la “base” da cui sono partiti è qualcuno a noi noto e vicino al cieco ex-capitano? Non mi stupirebbe scoprire che, in qualche modo, dentro il mostro cornuto non ci siano tracce del reiatsu dei Vizard e, magari, anche del defunto vice della tredicesima compagnia. D’altra parte la sicurezza di Aizen (il cattivo più antipatico della storia, a mio parere!) è sconcertante: conosce tanto bene la potenza del Bankai di Isshin da non preoccuparsi del fatto che possa affrontare la creatura con il solo shikai, tuttavia ha trovato utile spingersi nel mondo reale per dare “una mano” al mostro ferendo Isshin stesso e portandolo nella condizione di non poter usare il suo pieno potere. Il fatto che il capitano della decima compagnia si rivolga ad Aizen (di cui non conosce l’identità) chiamandolo codardo non è poi uno sbaglio, ma risulta ancor più interessante il fatto che, almeno da quello che possiamo vedere a seguito della conclusione del capitolo, il terzetto di traditori della Soul Society è stato testimone dell’incontro tra Isshin e Masaki e, forse, anche delle origini di Ichigo: e questo mi fa pensare che, forse, tutte le azioni intraprese da Aizen in seguito, forse anche la sua sconfitta, siano state premeditate e studiate attentamente! Voglio chiudere con una osservazione: Kubo non ci mostra direttamente il Bankai di Isshin, ma si capisce nettamente che esso possa essere di tipo “fuoco” e che, quindi, sia ben diverso dallo Zangetsu di Ichigo: come mai allora Isshin conosce così bene il potere del figlio, tanto da insegnarli il Getsuga tenshou finale? Possibile che la Zanpakuto di Ichigo non sia altro che questo miscuglio di Shinigami, Hollow e, forse, anche Quincy (visto l’attacco diretto che fa Masaki al mostro) contro il quale si stanno battendo i futuri genitori del nostro protagonista?
