Un saluto a tutti i lettori di Komixjam! Quest’oggi vi parlerò di un ciclo di storie sul mio personaggio Marvel preferito:

Wolverine: il mutante con gli artigli, un gran brutto carattere, un lieve problema di ipertricosi e il potere dell’ubiquità, visto che compare su praticamente la metà delle pubblicazioni Marvel.
Il ciclo si chiama ‘La Vendetta di Wolverine’, con Jason Aaron ai testi e Renato Guedes ai disegni. Negli Stati Uniti è stata pubblicata su Wolverine (Vol.4) da luglio ad ottobre 2011(numeri9-14), mentre in Italia è stato possibile leggerla su Wolverine (il mensile italiano), da gennaio ad aprile 2012 (numeri 265-269). Prima di parlarvi della storia vera e propria, però, è necessaria una premessa.
Ci sono storie che emozionano. Che toccano le corde giuste dei nostri sentimenti, che ci fanno pensare, riflettere, esaltarci, ridere o piangere. Poi ci sono storie che pur non essendo meravigliose o prive di difetti ci intrattengono piacevolmente, e valgono il tempo speso a leggerle (o vederle, o giocarle:è un discorso che si può applicare a svariati media). E poi, putroppo, ci sono quelle storie che fanno cadere le braccia, urlare di rabbia e scagliare via il fumetto(o il DVD, o il gioco) nel dimenticatoio…detto in breve, le “boiate senza appello”.
Al di là del metro di giudizio personale, che porta ad inserire una storia in una di queste categorie, c’è un dato di fatto: quando c’è un utilizzo massiccio di un personaggio o una situazione, è molto probabile che si vada incontro ad una storia che appartiene alla terza categoria(la suddetta “boiata senz’appello”); e purtroppo il fumetto di supereroi è pieno di tristi esempi del genere.

Tutto questo dicorso è per dire che quando leggo un fumetto di supereroi, specie di un personaggio blasonato e molto usato come Wolverine, parto da aspettative molto basse, perchè dato l’elevato numero di storie in cui compare la probabilità di beccarne una brutta è elevata(e ne ho beccate alcune brutte davvero, credetemi).
E quando ho cominciato a leggere il ciclo ‘La Vendetta di Wolverine’ ero scettico, convinto di trovarmi davanti ad una di queste storie brutte. Per mia fortuna mi sbagliavo di grosso.
‘La Vendetta di Wolverine’ è la seconda parte di una trama piuttosto semplice: negli episodi precedenti una misteriosa organizzazione, La Rossa Mano Destra, ordisce un complotto contro Logan, riuscendo a confinarlo niente meno che all’Inferno e a far possedere da un demone il suo corpo (don’t ask). Dopo varie peripezie e grazie all’aiuto dei suoi alleati Wolverine riprende il controllo di se stesso, e si lancia alla ricerca della Rossa Mano Destra per vendicarsi.
Fino a qui, niente di nuovo: in situazioni del genere Wolverine ci si è trovato svariate volte. Ma da qui la trama decolla: capitolo dopo capitolo, mentre Logan riesce a trovare il covo dell’organizzazione e si fa largo uccidendo brutalmente uno dopo l’altro gli sgherri che gli vengono mandati contro, il gruppo noto come i Bastardi, ci vengono mostrati i singoli membri dell’organizzazione, le loro storie e sopratutto il motivo per cui odiano così tanto il nostro eroe.

Ed è il primo colpo di scena, che mi ha colto completamente di sorpresa: non lo rivelo per non rovinarvi la lettura, ma mette i ‘cattivi’ in una luce completamente diversa.

Uccisione dopo uccisione, un Bastardo dopo l’altro, Wolverine arriva finalmente nella stanza dove si trovano i membri dell’organizzazione. E qui la storia assesta un vero e proprio pugno allo stomaco, che non ci si sarebbe mai aspettati (anche se a rileggere tutto col senno di poi qualche indizio c’era) e che lascia il mutante artigliato, e sopratutto noi lettori, increduli ed abbattuti.
Personalmente la ritengo una delle migliori storie sul personaggio degli ultimi anni (solo ‘Old Man Logan’, di cui prima o poi vi parlerò, mi aveva emozionato cosi): scritta magistralmente e molto ben disegnata. Un suo valore aggiunto sta nel fatto che un taglio narrativo ed una risoluzione del genere sono totalmente inaspettati, considerando che si partiva da eventi che non sono banali(li classificherei nella seconda categoria di cui parlavo all’inizio), ma di sicuro non rappresentano il massimo dell’originalità: questa è la dimostrazione che le belle storie sono sempre dietro l’angolo. Anche quelle brutte, per carità, ma guardiamo il bicchiere mezzo pieno.
Consiglio quindi fortemente ‘La Vendetta di Wolverine’, anche se purtroppo non è prevista una sua stampa in monografico in Italia.


