Giappone: si conclude in anticipo la caccia alle balene

 

Anche quest’anno, la flotta giapponese si è dovuta ritirare in anticipo dai mari antartici rispetto al suo programma iniziale. Come al solito, c’è lo zampino di Sea Shepherd, l’organizzazione di volontari che ogni anno scende in campo contro le navi arpionatrici giapponesi. La loro è una vera e propria guerra, fatta di manovre brusche, lanci di bombe puzzolenti, inondazioni con gli idranti e accecamenti con i laser.

Da alcuni anni ormai, la flotta di Sea Shepherd riesce ad evitare l’uccisione di molte balene. E grazie al loro aiuto, questi splendidi animali vivono più a lungo. A dispetto della nave giapponese Nisshin Maru, la nave della flotta incaricata di prelevare e lavorare le balene pescate, anche quest’anno, quei pazzi di Sea Shepherd, sono riusciti a mandarli a casa prima del tempo e con un bottino meno cospicuo.

L’operazione di quest’anno si chiamava “Divine Wind”, vento divino, e ha visto impegnate nelle azioni di sabotaggio due navi volontarie, la Bob Barker, capitanata dallo svedese Peter Hammarstedt e la Steve Irwin, che però non ha potuto partecipare alla “battaglia finale” perché aveva quasi esaurito il carburante, così è dovuta rientrare in porto. Ma a quanto pare, non c’è stato bisogno di lei, perché Peter Hammarstedt e la sua Bob Barker, sono riusciti a far desistere dopo giorni di attacchi, le navi giapponesi. In un vero e proprio scontro navale, come vedrete dal video che vi metterò più in basso, le navi hanno compiuto manovre pericolose, ai limiti dello speronamento e si sono affrontate con lancio di fumogeni e luci accecanti.

 Per questa stagione sono state fatte ben 17000 miglia di inseguimento che hanno lasciato alle navi giapponesi poco tempo materiale per uccidere le balene. Difatti quest’anno, Sea Shepherd con le sue azioni, è riuscita a salvare 768 balene sulle 1045 che erano nelle previsioni di cattura giapponesi.

Con solo il 30% di prede catturate, la flotta giapponese ha deciso di ritirarsi perché ormai i costi erano diventati troppo elevati a causa delle azioni di Sea Shepherd. E questa organizzazione punta proprio su questo: con i loro disturbi, fanno sì che il business legato alla caccia ai cetacei antartici, fallisca. Oltre ad essere la vittoria di pochi uomini contro una ben fornita flotta, quella di quest’anno è anche l’ennesima vittoria di chi vive con budget ben più ridotti rispetto alle sovvenzioni governative giapponesi. Una specie di rivincita del bene contro il male in tutti i sensi. Sono contento per questo e aspetto con ansia la prossima stagione di pesca, che inizierà il dicembre prossimo, e dove la Sea Shepherd ha già annunciato che sarà presente con 4 navi, 2 elicotteri, 4 droni e 120 volontari, nell’operazione “Cetacean Justice”.

Ovviamente, il mio desiderio sarebbe di non vedere più navi giapponesi nell’antartico, ma credo che questa tradizione sarà dura da estirpare alla cultura giapponese. Voi che ne pensate?

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[fonte – Geapress]