Naruto 633, One PIece 710, Bleach 540 – Recensione

Salve a tutti. Per prima cosa chiedo scusa per il ritardo nella pubblicazione di questo articolo di recensioni, ma ci sono 3 buoni motivi per cui non sono riuscito a prepararlo per giovedì: 1) per prima cosa, i capitoli di Naruto e Bleach, a causa del loro contenuto, mi hanno convinto che una semplice recensione, priva di una discussione da parte del sottoscritto che portasse ad analizzare attentamente ciò che ci viene mostrato, non sarebbe stata sufficiente ad esplorare i possibili futuri sviluppi di questi due manga; 2) ho scoperto che era stato pubblicato One Piece giovedì sera alle 19.30, per cui ho dovuto rinviare la pubblicazione; 3) sono stato impegnato con 23 pestiferi bambini di Terza elementare (alunni di mia madre) per uno spettacolo teatrale che si è svolto solo sabato sera e che mi ha sottratto quasi tutto il tempo libero e tutte (ma proprio tutte) le forze! A questo punto andiamo ad incominciare con il ritorno della ciurma di Oda.

One Piece 710 – Verso Green Bit. Dopo la pausa dovuta a malattia, Oda cambia scenario e ci mostra il procedere del “piano” elaborato da Law, concentrandosi proprio sullo sparuto gruppo guidato dal membro della Flotta dei Sette. Tralasciando le vicissitudini sul Ponte di Ferro che portano Law a decidere di liberare Crown per fermare i pesci combattenti, ci sono tre punti fondamentali su cui credo sia doveroso soffermarsi. Per prima cosa, il motivo per cui Law si sta “risparmiando”: certo, ha senso che voglia usare tutta la sua forza per affrontare (eventualmente?) DoFlamingo, ma questa sua eccessiva rilassatezza, devo dirlo, un po’ mi puzza. Il potere del Dottore della Morte è sicuramente temibile, ma è credibile che abbia una qualche possibilità di sconfiggere l’ex Shichibukai vestito di rosa? Non che mi aspetti di vedere apparire Rufy a scontrarsi con l’infido personaggio (anzi, credo che il capitano della ciurma di Cappello di Paglia rimarrà impegnato nel torneo fino alla fine della saga…. che ad un certo punto potrebbe trovare il suo scontro decisivo proprio nel Colosseo!), eppure c’è qualcosa che non mi convince nel modo di fare di Trafalgar Law. La seconda cosa che vorrei sottolineare è la reazione di Usopp all’isola: è sembrato solo a me, o anche voi avete pensato che il cecchino infallibile si senta un po’ “a casa” su Green Bit e, a causa di questo, chieda agli altri di usare molta cautela? Non mi stupirebbe scoprire che questa misteriosa isola, in qualche modo, possa essere collegata all’arcipelago/piante carnivore che il nostro “eroe” ha visitato nei due anni di allontanamento dalla ciurma. Infine, come ovvio, l’attenzione dovrebbe spostarsi sui “nani” che rubano, in un lampo, i vestiti e le armi ai Marines: probabilmente si tratta delle stesse fate di cui si discuteva nella locanda e che hanno sottratto la spada a Zoro, e a questo punto credo che sia fondamentale capire chi essi siano, in quanto ritengo che la loro presenza possa diventare fondamentale per il proseguimento della saga. Azzardo una ipotesi: possibile che tali esseri abbiano qualcosa a che fare con i giocattoli animati che popolano l’isola? Chiudo infine con una osservazione: secondo voi la reazione di Bartolomeo nello scoprire che Rufy è tra i partecipanti è più di spavento o di ansia? Del tipo: “ma questo non dovrebbe stare da un’altra parte?”.

Naruto 633 – Avanti. Potete pensare che sia scontato, lineare stupido o quello che volete: non si può negare, tuttavia, che l’evocazione dei tre “spiriti” legati ai Ninja Leggendari non sia d’effetto (anche se un po’ tutti se lo aspettavano). Ma non è tanto su questo che vorrei soffermare la mia discussione, né sul resto della storia narrata in questo capitolo, che comunque ha un certo rilievo. Quello di cui vorrei discutere è invece un qualcosa che si cela più in profondità nelle ragioni e nelle scelte di questo manga, un qualcosa di cui già in passato avevo accennato e di cui non ho mai potuto parlare in modo concreto ed esaustivo a causa del poco tempo a disposizione e dell’impossibilità di poter scrivere un qualcosa di decente. Sin dalla prima lettura di Naruto, mi sono convinto che tutto il manga si basa su un unico, forte e potente concetto che, sebbene spesso presente in molte altre opere e  causa scatenante di molti degli avvenimenti principali, nell’elaborazione della storia di Kishimoto riveste non solo un ruolo fondamentale ma risulta, anche, il filo conduttore, il motore che dà il via ad ogni singolo evento, la ragione che spinge ogni singolo personaggio a compiere le proprie azioni: sto parlando del concetto di “eredità” o, se volete, di “proseguimento”. Spesso e volentieri Kishimoto, attraverso disegni e anche dialoghi, ci ha fatto intendere come il “ricorso storico”, il fatto che certe situazioni si ripetano più o meno identiche nel corso degli eventi, è un fattore determinante nello svolgimento delle saghe e delle piccole storie che compongono questo manga. Credo che l’immagine più rappresentativa sia quella delle tre foto che presentano, più o meno immortalati in modo identico, tre gruppi ninja che sono stati un cardine nella storia di Konoha: parlo delle foto che ritraggono, nell’ordine, Sarutobi e i tre ninja Leggendari suoi allievi, Minato e i suoi discepoli Kakashi, Rin e Obito e, infine, il Maestro Kakashi con il suo Team 7 ora riunito. Queste tre immagini, messe insieme, mi hanno fatto sempre pensare che Kishimoto avesse, sin dall’inizio, voluto affermare un fatto fondamentale che qui, dopo il ritorno di Sasuke, la rivelazione delle intenzioni di Obito, la resurrezione degli Hokage, il “ravvedimento” di Orochimaru e la “storia mai narrata” di Madara e della sua relazione di amore/odio con Konoha, trova la sua totale conferma: il mondo di Naruto è un piccolo microcosmo in cui i fatti si ripetono, sempre uguali, sempre con la stessa portata, in cui le gioie e i dolori si alternano con regolarità, tra un periodo di guerra e uno di pace, senza trovare mai un epilogo in una o nell’altra direzione. Questo perché, volenti o nolenti, i personaggi che popolano questo “Mondo” sono costretti a seguire leggi, voleri, desideri, scelte che provengono dal loro passato, che perdurano nel loro presente, che li spingono a fare passi incerti verso un futuro in cui solo l’avvento di un “Messia” potrebbe portare ad un effettivo cambiamento, luminoso o tenebroso che sia. Proprio a causa di questa “ripetitività storica” che permea i cinque Paesi Ninja e i vari “Stati” ad essi collegati, in queste ultime fasi il manga di Kishimoto ha iniziato ad assumere toni “scontati” e prevedibili, iniziando a ripresentare situazioni che sembrano trite e ritrite e a fornire “spiegazioni” che paiono senza capo né coda. Alla luce di questa osservazione, tuttavia, e anche grazie al “ritorno” degli altri gruppi che abbiamo imparato ad apprezzare nella prima parte del manga, ai tempi in cui i protagonisti erano ancora dei “bambini” inesperti, mi sento di dire che la scelta di Kishimoto di riportare determinate situazioni ad uno “status quo” che si era perduto è stata molto saggia (anche se determinate sequenze narrative se le sarebbe potute risparmiare!). Sono convinto, oggi più che mai, che l’attacco della Volpe a Konoha, ai tempi della nascita di Naruto, avrebbe dovuto essere solo l’ennesimo passo di ripetizione di un ciclo luce/buio che, come dicevo prima, si trascina da sé, in questa vicenda a causa del retaggio culturale e sociale del mondo in cui è ambientata la vicenda: tuttavia, la sconfitta di Kurama, il sigillo imposto a Naruto dal padre e dalla madre, la salvezza di Konoha hanno contribuito, tutte, ad innescare un processo per cui le cose non si sono più mosse nel verso giusto, spezzando il ciclo, creando uno “strappo” che l’inedia con cui il ripetersi delle vicende aveva sempre proceduto non ha saputo ricucire. Ed ecco allora che la presenza di naruto, in qualche modo, è servita a cambiare il pensiero di molti, a modificare una serie di eventi che erano già scritti e che, invece, non sono andati a termine, come una pietra che gettata in uno specchio d’acqua crea onde che si vanno propagando con sempre maggiore intensità (e questa è un’immagine che Kishimoto ha usato spesso nel suo manga). E se questo è vero per Naruto, forse lo è anche per Sasuke, unico sopravvissuto ad uno sterminio programmato, unico portatore di una eredità distruttiva contro Konoha che, tuttavia, grazie alla forza d’animo di Itachi (vero grande artefice della rinascita degli Uchiha) e al suo sacrificio, si è “redento” è ha accettato di buon grado un ruolo che, per quanto possa farvi storcere il naso, forse doveva spettare alla sua famiglia sin dagli albori: quello di guidare il Paese del Fuoco e il Villaggio della Foglia. E forse, e qui chiudo con questa lunga discussione, anche l’inutile e sprovveduta Sakura, allieva e compagna di ninja molto più abili e potenti di lei, ha rivestito un ruolo di “frattura” in questo ripetersi degli eventi, rimanendo ferma al suo posto, senza auto esiliarsi come fece, da giovane, Tsunade,  e senza morire come accaduto a Rin.

Bleach 540 – The Sword Five. Molti lo avevano notato, molti avevano già avanzato ipotesi al riguardo (e anche io, sinceramente, ci rimuginavo su da un bel po’ di tempo), ma vedere Kubo che conferma, in modo così candido e d’effetto un “dubbio” che molti avevano da tempo porta una conclusione, per questo capitolo, che apre definitivamente le porte ad una idea che, almeno per quanto mi riguarda, continuo a ripetere da un bel po’: le “creature” presenti in questo manga devono essere connesse tra loro ad un livello “superiore” rispetto a quello di essere, semplicemente, degli antagonisti e che, in qualche modo, tutte le vicende narrate fino ad ora erano già state scritte. Andiamo con ordine: tralasciando la parte iniziale in cui vengono presentate le cinque “forze” che servono al “riccioluto” shinigami per forgiare la asauchi/hollow scelta da Ichigo in Zanpakuto (a proposito: ma la bambina con gli occhi sbarluccicanti cos’è che fa che non l’ho mica capito? O forse verrà usata alla fine?) ci viene rivelato qualcosa che, secondo me, è ancora più forte dell’immagine che chiude il capitolo. La Asauchi scelta da Ichigo, il suo Hollow interiore, è effettivamente la sua Zanpakuto: certo, considerando la particolare natura del protagonista, la presenza dentro di lui di varie forme spirituali, le vicissitudini che lo hanno portato a diventare shinigami e fullbringer, questo sembra del tutto normale… ma se invece ci fosse dell’altro? Se per caso questa asauchi non fosse, effettivamente, una sorta di hollow che nel caso specifico di Ichigo, assume le sembianze del mostro cornuto e dentuto con cui abbiamo avuto spesso modo di avere a che fare? Se tutte le asauchi, alla fin fine, non fossero altro che una sorta di amalgama primigenio di forza spirituale, di questo reiatsu di cui pare ogni singola creatura sovrannaturale pare necessitare? E’ possibile che, nel profondo, ogni singola Zanpakuto non sia, in realtà, un Hollow “addomesticato” e reso un tutt’uno con il suo Shinigami? E’ possibile che gli esperimenti di Aizen, in realtà, fossero un modo di portare agli estremi questo legame che esiste da sempre (o da quando qualcuno – magari il Re degli Shinigami – lo ha istituito)? E’ possibile, infine, che gli Hollow stessi non siano una qualche forma di esperimento andato male o, magari, una deviazione naturale dal “corso delle cose relative al reiatsu” e che la loro nascita, in qualche modo, abbia a che fare con l’origine dei Quincy, sorti come una sorta di deterrente naturale, tra la razza umana, a questo proliferare di energia spirituale fuori controllo? Ma veniamo alla rivelazione finale di questo capitolo: la reale identità di Zangetsu. Anche qui, lo scoprire che quella che si era sempre creduto essere la “materializzazione”  della Zanpakuto di Ichigo altri non era se non una “materializzazione” dei poteri Quincy di Ichigo attraverso la forma e nell’aspetto dello Juha Bach di mille anni prima, porta interessanti domande. In primis: se effettivamente la “spada” di Ichigo, fino ad ora, era una manifestazione del potere quincy del protagonista, in realtà noi la sua reale forza da shinigami non l’abbiamo mai veduta (o magari essa è stata mostrata, per un attimo, dal suo fullbring?) e quindi ci possiamo aspettare di tutto dalla zanpakuto che sta per essere forgiata. Inoltre, questo spiega il perché le tecniche di Ichigo, insegnateli tra l’altro da Urahara, siano note a Isshin: in realtà è molto probabile che i poteri shinigami mostrati da “fragolino” sino ad ora siano una semplice imitazione di quelli posseduti dal padre mentre la vera manifestazione del potere del protagonista avveniva quando l’Ichigo bianco dentro di lui prendeva il sopravvento, e in ogni caso la natura Vizard era una manifestazione in cui aveva predominanza la natura hollow del nostro. La seconda cosa da domandarsi è, invece, quanto il potere quincy sia radicato all’interno di Ichigo: Zangetsu/Juha Bach dentro il corpo del nostro protagonista è cosciente di essere una manifestazione dell’Imperatore dei Quincy? Se sì, quale tipo di influenza può avere su “fragolino” e in che modo egli potrebbe liberarsene? E’ possibile che il “badge” fornito ad Ichigo da Ukitake servisse non solo a far “trascendere” il nostro eroe nella forma shinigami ma anche a mettere a freno, in qualche modo, la forma quincy dei suoi poteri, imprimendo ad essi una maggiore forma “shinigami” e rendendoli più simili alla manifestazione shikai/bankai di una vera Zanpakuto? E in ogni caso, come ha fatto a finire dentro Ichigo proprio un “pezzetto” di Juha Bach? Certo, egli è il capostipite di tutti i Quincy e quindi è lecito pensare che una parte della sua anima sia passata in Ichigo attraverso Masaki, ma il fatto che egli si sia spacciato per il suo potere fino ad ora presuppone il fatto che sia talmente radicato e forte dentro di lui da non poter essere un semplice “lascito” passeggero, quanto più una vera e propria eredità di cui, prima della morte, la mamma di Ichigo era l’unica depositaria. Forse è per questo che la famiglia di Ishida era tanto preoccupata che Masaki non mischiasse il suo sangue e non disperdesse le sue origini pure di Quincy: forse perché, come sempre accade, per quanto tutti si discenda da un unico Adamo ed un’unica Eva, ci saranno sempre delle famiglie che, vuoi per mescolanza, vuoi per scelte socio-politiche, potranno essere definite le vere ed uniche “discendenti” del ramo principale di una eredità genetica. E se così fosse, è probabile che presto Ichigo si potrebbe trovare a combattere la sua stessa natura… o magari a scoprire che essa è ancora più “misteriosa” di quanto non sia stato spiegato fino ad ora.