Spero che tutti abbiate letto o sentito parlare del dramma accaduto alcuni giorni fa all’Isola del Giglio. Il naufragio di una nave da crociera, che ha sconvolto le vite di quasi 6000 persone tra passeggeri ed equipaggio, ha visto coinvolti anche alcuni passeggeri giapponesi.
Questo incidente mi ha colpito molto, perché quando ero piccolo, assieme a tutta la famiglia, trascorrevano ogni estate due splendide settimane nella ancor più splendida Isola del Giglio. Appena ho saputo dell’incidente ho pensato ai fondali meravigliosi che circondano l’isola e al problema del carburante che si sarebbe riversato in mare, provocando enormi problemi alla flora e alla fauna marina. La zona in cui è affondata la nave si trova immediatamente fuori la cittadina di Giglio Porto e su quegli scogli molto spesso, ho visto gente farsi il bagno e pescare. Ora, purtroppo, quel tratto di mare rimarrà per sempre occupato dal cadavere della Costa Concordia.
Alcuni dei turisti giapponesi presenti a bordo, che ricordo a tutti essere 41, hanno voluto raccontare la loro storia. In particolare, due coppie che stavano festeggiando la loro luna di miele e che si sono conosciute all’imbarco, hanno voluto parlare di cosa hanno vissuto quella notte. Ecco il racconto di Taku e Maiko, coppia sposata da due anni e che era molto felice di trascorrere questa luna di miele in Italia: “Venerdì sera siamo andati a dormire alle 21, perché eravamo molto stanchi a causa del fuso orario. Ma l’impatto ci ha svegliati di soprassalto e abbiamo sentito subito gli annunci, anche in giapponese, di quello che era successo. L’unica cosa che avevamo capito quasi subito era che la situazione era più grave di quanto fosse stato dichiarato all’inizio. Io e Maiko ci siamo accorti che le scialuppe non erano sufficienti per tutti e fino all’ultimo abbiamo valutato la possibilità di buttarci in mare. Tutti volevano salire su una scialuppa e le famiglie non si volevano separare. C’era tanta agitazione, paura, ma l’equipaggio si è dimostrato molto cooperativo, a differenza delle autorità presenti a bordo”.
La coppia giapponese si stupisce inoltre del comportamento del comandante, che ha abbandonato la nave prima che tutti i passeggeri fossero stati messi in salvo, e dichiara: “In Giappone il comandante è l’ultimo ad abbandonare la nave, in Italia non funziona così?”. Con questa domanda ironica, spero che queste persone non cambino parere nei confronti del nostro paese, ma la vedo dura. Azioni simili fanno pensare male di tutto un popolo, anche se l’errore lo ha commesso un singolo individuo.
La coppia, dopo aver raggiunto la terra ferma su una scialuppa di salvataggio e dopo essersi registrata presso i soccorritori, ha deciso di andare a Roma, al Viminale, per ottenere i documenti, persi nel naufragio, che gli avrebbero permesso di affittare una stanza in hotel. Purtroppo la coppia nell’incidente ha perso tutto, persino due kimoni da cerimonia del valore di 5 milioni di yen(circa 51 mila euro) e anche l’anello di fidanzamento di Maiko.
Tragedie simili, provocate dall’imprudenza, sono costate la vita a 6 persone, ma i dispersi sono ancora 29 e si teme che nella nave non ci sia nessun sopravvissuto. Ora il comandante rischia 15 anni di galera, ma il peso di aver provocato la morte di 6 persone non lo abbandonerà mai, spero. Fortunatamente, da questo incidente, si sono salvate più di 5600 persone e grazie alla bontà degli abitanti dell’Isola del Giglio, i naufraghi hanno trovato un immediato ricovero dove alloggiare.
[fonte – Nippolandia]
